La verità è che la Corsica, tra le più belle isole del mondo, senz’altro una perla del Mediterraneo, ha un grande handicap. È sostanzialmente isolata. Pochi i trasferimenti con il continente, da poco rafforzati dall’ingresso sul mercato di una compagnia a partecipazione regionale, «Corsica Linea», che si è aggiunta alla compagnia leader, «Corsica-Sardinia Ferries», e all’altro colosso «Moby».
E così, visto che l’ile de beauté, con buona pace del carismatico e brillante presidente della Regione, Gilles Simeoni, è uno dei pochi paradisi del Mediterraneo non ancora serviti da Ryanair (come anche Ibiza, ad esempio), l’unico modo con cui dall’Italia si arriva in Corsica sono i porti centro settentrionali di Livorno e Savona.
Il primo maggio «Corsica Ferries» ha dato l’ennesima prova di arroganza in un rapporto con il cliente che ignora totalmente qualunque forma di buonsenso e di buona educazione, oltre ai più banali principi di customer care.
Era già accaduto il 23 dicembre che molte maestranze italiane fossero rimaste bloccate in Corsica per un traghetto saltato, poi dirottato da Livorno a Savona e arrivato il giorno seguente nel ponente della Liguria anziché nel nord della Toscana. Ma stavolta «Corsica Ferries» – per motivi mai resi noti (parrebbe un problema tecnico a una delle navi) – ha anticipato la partenza della tratta da Bastia a Livorno, inizialmente prevista per le 10.30, alle 8.00.
L’azienda guidata da Pierre Mattei è totalmente disinteressata a offrire conforto ai suoi clienti, siano turisti, lavoratori o residenti in Corsica.
Il traghetto partito alle otto del mattino, oltre a causare disagio ai passeggeri che avevano acquistato il biglietto, come se non bastasse è arrivato non alle 12 (bastano 4 ore per andare da Bastia a Livorno) ma alle 12.45. Perché? Perché un’altra abitudine di «Corsica Ferries» è impiegare più tempo nella navigazione e sfruttare l’occasione per offrire la possibilità di utilizzare ristoranti, bar e self service. Carissimi. E con alcune “chicche” che la compagnia di Bastia non si fa mancare, come la costosa cotoletta servita fredda, oppure il prezzo ballerino dei caffè: 1.60€ per le tratte in partenza dai porti francesi e 1.10€ per quelle in partenza dai porti italiani.
E perché aggiungere disagio al disagio con una nave che era palesemente insufficiente a garantire una percorrenza piacevole ai passeggeri? Perché, ad esempio, non offrire a prezzo speciale le cuccette? Sono interrogativi che sfortunatamente non trovano risposta ragionevole diversa da quella che – purtroppo – «Corsica Ferries» è una compagnia arrogante, che ha ancora molta strada da fare nella costruzione di un moderno rapporto di fiducia con la clientela. Un’azienda che deve sperare di non dover mai affrontare una crisi, un incidente, qualcosa di più di un traghetto soppresso, perché pagherebbe assai cara la sua impreparazione.
Il nuovo management dell’azienda, giovane e rinnovato dopo la scomparsa del fondatore Pascal Lota, nel 2018, l’anno in cui celebra i 50 anni dalla fondazione, deve agire e reagire. Basterebbe poco, in fondo, per proiettarsi con successo nel terzo millennio.