La storia è una di quelle materie che spaventa di più gli studenti. Così, quando arriva il momento della verità, molti non se la sentono di cimentarsi con date e avvenimenti. Una questione che balza agli occhi di tutti in occasione dell’evento in cui ogni ragazzo tira le somme di quello che ha imparato a scuola: la maturità. Lo dicono le statistiche: nella prima prova dell’esame di Stato, la traccia storica è da sempre tra le più snobbate se non addirittura la meno svolta (nel 2017, ad esempio, l’ha scelta appena l’1,9% dei maturandi). Eppure è una disciplina con cui ogni ragazzo deve fare i conti sin dal primo giorno delle elementari. Ci convive per oltre dieci anni, quasi tutti i giorni. Molto spesso, però, non è colpa loro se arrivano alla fine del percorso senza strumenti a sufficienza per affrontare le prove d’esame di matrice storica. Sono i programmi ad essere ‘datati’: si parte troppo da lontano col risultato che quasi mai si ha tempo per trattare i fatti più recenti. L’anno scolastico che sta terminando non fa eccezione: alla maturità 2018 si presenterà con le carte in regola poco più della metà dei maturandi. Skuola.net lo ha verificato intervistando 3mila di loro.
Storia, solo 1 maturando su 2 ha studiato tutto il Novecento
Solo il 53%, infatti, sostiene di essere a buon punto con il programma quando mancano poche ore all’ultima campanella: il 39% sta studiando la storia della seconda parte del ‘900, il 14% è persino arrivato ai nostri giorni ed è già in fase di ripasso. E gli altri? La situazione è preoccupante. Soprattutto considerando che le tracce e le domande d’esame sono sempre più votate all’attualità (alla storia dagli anni ’50 in poi). Peccato che il 23% dei maturandi finirà a mala pena la Seconda Guerra Mondiale. E pensare che non sono quelli messi peggio, visto che quasi 1 su 4 è ancora più indietro: il 12% sta affrontando adesso il periodo tra le due guerre, la stessa percentuale (12%) non è arrivata neanche al primo conflitto mondiale.
Chi fa da sé fa per tre: libri, tv e internet gli alleati migliori
Nonostante ciò, la soluzione ci sarebbe: approfondire per conto proprio gli argomenti rimasti fuori dalle lezioni. E i ragazzi, effettivamente, sembrano intenzionati a farsi carico di un ulteriore peso oltre al programma ufficiale pur di avere un quadro completo della storia: il 15% sta studiando da solo le parti mancanti per cultura personale, il 18% sta invece adottando un approccio ‘passivo’ guardando trasmissioni e documentari in tv o su internet, il 21% lo sta facendo solo per essere preparato a svolgere qualsiasi tipo di tema storico. In un altro 21% dei casi ci ha pensato direttamente il professore a consigliare qualche lettura supplementare ai suoi alunni. C’è però da dire che, nuovamente, 1 su 4 – il 25% – non si cimenterà col ‘fuori programma’, ritenendolo inutile ai fini dell’esame.
Italiano, gli autori del secondo dopoguerra restano fuori dalle aule
Leggermente meglio, ma non troppo, con il programma d’italiano. Spinti forse da quello che è successo negli ultimi anni – con autori ultra contemporanei, come Caproni e Magris, proposti nella prima prova – i docenti hanno accelerato di più sulla tabella di marcia per spiegare il maggior numero possibile di scrittori e poeti. Anche se solo il 20% dei maturandi ha completato il programma del Novecento. Un altro 45% ce la sta mettendo tutta per finire gli autori della seconda metà del secolo. Ma il 35% rischia di dover scartare a priori una traccia dell’esame, l’analisi del testo: il 18% deve ancora terminare le opere a cavallo tra le due guerre mondiali, il 9% ha appena iniziato il ‘900, l’8% è fermo all’800. Per loro la Maturità 2018 potrebbe davvero partire col piede sbagliato prima ancora di cominciare ufficialmente.