Dopo SkuolaUn 5 in condotta per combattere la violenza a scuola: può bastare?

Tolleranza zero. È quella che ha promesso la ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, come prima risposta all'escalation di violenza nelle scuole. Non importa che la vittima sia un docente o uno s...

Tolleranza zero. È quella che ha promesso la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, come prima risposta all’escalation di violenza nelle scuole. Non importa che la vittima sia un docente o uno studente. Il bullismo e il cyberbullismo non devono trovare più terreno fertile, soprattutto ora che – complici smartphone e social network – i casi stanno diventando sempre più ‘mediatici’. Anche perché bisogna recuperare il terreno perduto. Forse la situazione negli ultimi tempi è un po’ sfuggita di mano a presidi e docenti. Non hanno approfittato (forse volutamente) di un potente strumento che hanno sempre avuto nelle proprie mani per stroncare sul nascere ogni velleità: il voto di condotta. Il Miur ha infatti recentemente diffuso i dati relativi proprio alla condotta degli iscritti alle scuole superiori, dal primo al quarto anno, nell’anno scolastico 2016/2017. Il voto ‘di comportamento’, infatti, può essere determinante per il futuro scolastico degli studenti. Perché, a parte il rendimento nelle varie materie curricolari, ci si può considerare ammessi all’anno successivo solo con una votazione in condotta pari o superiore al sei. Con l’insufficienza la bocciatura diventa automatica.

E non è neppure così difficile ‘inchiodare’ alle proprie responsabilità chi esagera. La procedura per assegnare il famoso ‘5 in condotta’ la stabilisce il Decreto Ministeriale n.5 del 16 gennaio 2009 il cui articolo 4, comma 2 recita: “La valutazione insufficiente del comportamento deve scaturire da un attento e meditato giudizio del Consiglio di classe, esclusivamente in presenza di comportamenti di particolare gravità riconducibili alle fattispecie per le quali lo Statuto delle studentesse e degli studenti […] nonché i regolamenti di istituto prevedano l’irrogazione di sanzioni disciplinari che comportino l’allontanamento temporaneo dello studente dalla comunità scolastica per periodi superiori a quindici giorni. È tutta questione di volontà. E di capire prima che si troppo tardi quando la situazione sta degenerando.

Il 5 in condotta è quindi la conseguenza diretta delle sospensioni, dai quindici giorni in su . Tra i comportamenti che sfociano in sanzioni disciplinari così gravi, gli atti di violenza nei confronti di altri studenti o dei professori sono tra i motivi principali. Non c’è quindi da sorprendersi se i casi di cronaca come quelli che hanno tenuto banco negli ultimi giorni vengano puniti in maniera esemplare. La vera notizia è che in passato ciò non sia stato fatto quando diventava necessario. Dai dati del Miur emerge proprio come nell’anno scolastico 2016/2017 sui quasi due milioni di iscritti – dal primo al quarto anno di scuola superiore – siano stati automaticamente bocciati per il 5 in condotta solamente 1.835 ragazzi. Appena lo 0,1% degli studenti, dunque, ha ricevuto una punizione esemplare.

Le tre regioni con la più alta percentuale di studenti bocciati per ragioni disciplinari? Si trovano tutte nella fascia centro-meridionale d’Italia e sono Campania, Puglia e Abruzzo. Anche se il concetto di ‘alta’ è abbastanza relativo, visto che in tutti e tre i casi la percentuale oscilla tra lo 0,3% e lo 0,2% del totale degli alunni iscritti. Rispettivamente, 683 alunni col 5 in condotta in Campania (0,3%), 265 in Puglia (0,2%) e 70 in Abruzzo (0,2%). Per tante delle regioni rimaste fuori dal podio la percentuale si ferma allo 0,1%, arrivando in alcuni casi anche sfiorare lo zero assoluto. Nonostante in talune la presenza di casi di 5 in condotta sia superiore alla terza classificata, come in Sicilia 136, in Lombardia 133, in Piemonte e in Emilia Romagna (79) e in Calabria (76). L’Abruzzo ottiene la medaglia di bronzo semplicemente perché, contando meno studenti rispetto alle altre regioni, la percentuale dei bocciati per motivi disciplinari risulta più alta.

Se invece si parla di casi borderline, di quei ragazzi che hanno evitato per un soffio la bocciatura per cattiva condotta – arrivando a malapena al 6 – ma che possono ugualmente essere definiti ‘a rischio’, le percentuali aumentano decisamente in tutte le regioni. In testa troviamo sempre la Campania, coi suoi 24.102 studenti con 6 in condotta, ben il 10,6% del totale dei ragazzi iscritti ai primi quattro anni della scuola secondaria di secondo grado. Segue la Puglia, con 9.085 studenti che hanno rischiato la bocciatura, il 6,1% del totale. Al terzo posto troviamo la Basilicata, che non si era piazzata sul podio dei 5 in condotta (dati i suoi pochi alunni) ma che di 6 in condotta ne registra 1.357, il 5,9% degli studenti della regione. Anche in questo caso, però, si tratta di un terzo posto dato dal minor numero di ragazzi iscritti. Subito dopo la Campania, infatti, troviamo molte regioni con più ragazzi con 6 in condotta rispetto alla Basilicata. Alcuni esempi? La Lombardia ne ha avuti 6.346, il Lazio 5.382, l’Emilia Romagna 4.582. Loro si sono salvati. Ma la comprensione, certe volte, sembra non aver pagato.

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