Il dialogo riportato è una breve anticipazione del libro #VediMaratea (Editrice Universosud, 2018). All’interno del volume, che segue #PotenzaVisibile (Editrice Universosud, 2017), sono raccolte interviste con giornalisti, esperti di comunicazione, scrittori, fotografi, registi, lucani illustri, donne e uomini di Maratea, la città lucana che ha ospitato l’ultima edizione del Capodanno Rai. La prefazione del libro è firmata da Angelo Mellone, giornalista e dirigente Rai.
Roma, stazione Termini.
In attesa del treno che mi riporterà a casa, vado a prendere un gelato e del the freddo. Il caldo che fa in questa giornata di agosto, con il sole accecante ed infuocato, toglie ogni minima forza fisica e mentale. Sono gli ultimi giorni di lavoro, poi arriveranno le tanto attese ferie e mattine lente e leggere. Penso solo a quando con Mario de Pizzo faremo un giro in barca a vela, tra le onde dello Ionio sponda Policoro, ed al gozzo di Francesco Nicodemo che naviga leggero nell’acqua limpida di Maratea. Sono due dei miei momenti preferiti dell’estate, per i quali vale la pane aspettare un anno intero. Il mare è ancora lontano, ma c’è un solo modo per sentirlo più vicino: farselo raccontare. Questo libri di storie di luoghi e persone non può prescindere da un incontro, fondamentale per me e per lo svolgimento delle altre interviste che ho già in mente di fare. Per questo, salito sul treno, mano un messaggio a Gaetano Cappelli chiedendogli un appuntamento per un aperitivo o cena che sia. Inutile dire perché il suo punto di vista e la sua conoscenza di Maratea siano così importanti per questo volume. Gaetano è uno degli scrittori più bravi che ci siano in circolazione in Italia, autore di romanzi bellissimi e molto venduti. Mi risponde subito ed in pochi minuti ci diamo appuntamento a questa sera, da Cibò, per cena. Arrivato a Potenza, raggiungo Gaetano da Cibò. Ci sediamo fuori, ordiniamo dei paccheri e del vino bianco. Io accendo il mio sigaro, premo il tasto rosso per registrare e mi lascio accompagnare dalle sue parole.
La prima domanda che voglio farti riguarda l’appartenenza a Maratea, che credo per te sia stata fonte di ispirazione per molte cose, anche di respiri. Cosa ti appartiene di quel luogo e cosa pensi che quel luogo abbia preso di te?
A Maratea ci sono stato la prima volta da ragazzo con i miei genitori, proprio in paese, ma siccome il mare dal paese risulto poi essere troppo lontano dal mare, ci spostammo poi in una pensione che penso oggi ci sia diventata un piccolo albergo. Già in quell’occasione ebbi modo di sperimentare quella che è la particolarità di Maratea nel suo essere l’unico posto in Basilicata, adesso insieme a Matera, ad aprirsi a un pubblico internazionale. Sulla spiaggia sotto l’albergo, incontrai questa coppia di francesi che avevano un bellissimo motoscafo. Avevo sette o otto anni e mi portarono a fare un giro: per me fu una grande meravigliosa avventura.
Parliamo degli anni ‘60?
Sì, probabilmente era il ‘64. Per molti tempo poi non ci sono più tornato, fino all’età di diciassette anni, quando sentivo parlare sempre di Maratea come di un posto di grande fascino e bellezza. Mi ricordo che quando arrivai mi colpirono queste siepi alte, curatissime, e pensai: “ma qui non stiamo neanche in Italia!”. All’epoca Fiumicello era una delle località più importanti e ben tenute dell’ “isola”, mi viene da dire, perché per me Maratea è come un’isola: ha la stessa orografia e toponomastica di un’isola. Nomi tipo Ogliastro, Castrocucco, Acquafredda, IIlicini potrebbero risuonare all’Eolie! E come un’isola è difficile da raggiungere. Questo fascino cosmopolita e la lontananza, sono le cose che più mi piacciono di Maratea. Negli anni ho imparato a conoscerne la storia, non solo quella del posto, ma anche la storia di chi ci è passato. Chi ha proprio deciso di viverci. E questa è una faccenda che mi ha sempre molto affascinato.
E cosa pensi di averle dato?
Non so in quanti dei miei romanzi entra Maratea, ma sicuramente c’è dentro un intero capitolo nel mio romanzo più noto, probabilmente il più importante, Parenti Lontani, in cui il protagonista viene portato a Maratea da questi parenti che vengono dall’America. Be’, loro giustamente si meravigliano che Carlino, come si chiama, sia stato a Capri e non in questo meraviglioso posto a pochi chilometri da casa sua. E tutto questo mentre sono al Santa Venere che è sempre stato, e continua ad essere, l’hotel più di charme del posto. I parenti americani già lo conoscono di fama, grazie ai racconti di amici newyorchesi. Non dormono però lì ma a Villa del mare, perché il cugino Charles deve partecipare a un convegno. E quell’altro incantevole hotel si affaccia su una romantica perturbante insenatura. Mentre il protagonista l’ammira al chiarore della luna, ascoltando le onde tempestose del mare, gli viene in mente La notte dell’iguana, il film cult con Rita Hayworth, la quale, nemmeno a farlo apposta, è stata tra i visitatori di Maratea. La migliore descrizione di Maratea, però, l’ho sentita da una turista ascoltando una conversazione telefonica in cui diceva: “Guarda sono in un posto stranissimo, un posto di montagna con il mare”. Mi sembra una definizione sublime. La roccia a picco sul mare è tipico della costa tirrenica, però qui è ancora più particolare perché si tratta di un posto pochissimo antropizzato e mantiene il suo carattere selvaggio che poi è quello che ha attratto scrittori e artisti.
Calvino in un documentario dice che è dai luoghi dell’infanzia che si genera il nostro immaginario. Per te Maratea rappresenta un po’ questo?
Forse no, quell’evento lì della mia infanzia non è stato determinante per la scelta del posto. La scelta è stata più mediata dalla bellezza e dal fascino che ho scoperto quando ho avuto la giusta età per farlo; e dal fatto che, per anni, la Perla ha rappresentato la nostra camera con vista su una cultura più cosmopolita.
Molti di questi grandi scrittori, che prima di te l’hanno raccontata, da che cosa si sono lasciati ispirare? Basta solo la bellezza del posto?
In Italia ci sono tantissimi posti belli, ma quelli che diventano iconici, in qualche modo attrattivi di un certo tipo di pubblico, sono i posti della cultura. Maratea è una piccola località isolata, ma ormai la si trova citata un po’ dappertutto.