Dopo SkuolaSmartphone a scuola: la Francia li vieta, l’Italia li accoglie a braccia aperte

La Francia va in controtendenza rispetto a molti altri Paesi del mondo – Italia compresa – e dà seguito a una proposta lanciata dal presidente della Repubblica transalpina, Emmanuel Macron, durante...

La Francia va in controtendenza rispetto a molti altri Paesi del mondo – Italia compresa – e dà seguito a una proposta lanciata dal presidente della Repubblica transalpina, Emmanuel Macron, durante la campagna elettorale: bandire gli smartphone dalle aule scolastiche. Il parlamento francese, infatti, ha dato il primo voto favorevole a una legge che prevede il divieto d’utilizzo dei telefoni cellulari nelle scuole e nelle università. Se l’Assemblea Nazionale dovesse dare il via libera definitivo, dal prossimo anno scolastico (e accademico) i dispositivi mobile degli studenti dovranno dunque rimanere rigorosamente spenti durante la giornata.

La legge francese: rivoluzione o solo propaganda?

In realtà, ci sono delle precisazioni da fare. Innanzitutto si tratta solo di una prima approvazione(l’iter parlamentare deve ancora concludersi) e la legge potrebbe subire delle modifiche in corso d’opera (qualcuno vorrebbe addirittura aggiungervi il divieto per i docenti). Inoltre, secondo gli oppositori, si tratterebbe solo di una ‘operazione commerciale’ della maggioranza di governo, per riacquisire consensi; visto che un divieto del genere già esiste, risale al 2010, ed è contenuto nel ‘Codice dell’istruzione’ (la raccolta delle leggi in materia); quello che cambierebbe sarebbe la ‘forza’ del provvedimento, dettato da una nuova legge dedicata. Infine, anche qualora andasse in porto il progetto, verrebbe garantito l’uso degli smartphone per scopi pedagogici.

Le differenze con l’Italia

Insomma, alla fine la situazione non è troppo difforme da quanto sta avvenendo in Italia. Anche da noi i dispositivi non possono disturbare il corretto andamento della giornata scolastica. L’ormai famosa circolare Fioroni (dal nome dell’allora ministro dell’Istruzione), datata 2007, dà piena facoltà alle scuole di vietare l’accensione dei telefoni durante le ore di lezione (e all’interno dei locali d’istituto), facendo sempre salve le finalità didattiche. Ecco, la principale differenza sta proprio qui: da noi è una possibilità, in Francia sarà obbligatorio. La distanza più grande, però, è di tipo culturale. Di approccio al problema.

Una riforma per impedire l’abuso delle tecnologie a scuola

Proprio mentre oltralpe si avanzava la proposta – attorno alla fine del 2017 – nel nostro Paese, infatti, la ministra dell’Istruzione Fedeli avviava il dibattito sull’opportunità di riformare un provvedimento ormai datato (nel 2007 gli smartphone non c’erano ancora e i cellulari si connettevano a internet molto lentamente). I tempi cambiano e oggi diventa complicato – se non impossibile – impedire ai ragazzi di prendere in mano il telefono anche quando sono in classe. In base ai dati raccolti da Skuola.net all’indomani dell’annuncio del Miur, il 45% degli studenti usa tranquillamente lo smartphone in aula per scopi personali: 16% per chattare con gli amici, il 13% per controllare cosa succede sui social network, il 12% per fare ricerche su Internet(magari per aiutare i compagni durante le interrogazioni), il 4% per svolgere i compiti in classe o direttamente per giocare.

Smartphone in classe: tanti i professori che li fanno usare

Allora perché non tentare di aprire le porte alla tecnologia e provare a imbrigliarla all’interno di regole stringenti? Dando una cornice ufficiale a una situazione già in atto in tantissimi istituti italiani. Sempre secondo i dati di Skuola.net, più della metà degli studenti (in alcune occasioni) ha il permesso di accendere lo smartphone a scuola: circa 1 alunno su 10 sostiene che tutti i suoi professori hanno ‘adottato’ il cellulare per spiegare; nel 47% dei casi, invece, solo alcuni docenti lo fanno. In che modo? A più di 1 ragazzo su 3 – il 36% – viene chiesto di usarlo per approfondire le spiegazioni; nel 13% dei casi per consultare App durante lezioni e compiti in classe; la stessa percentuale (13%) lo sfrutta per prendere appunti e organizzare lo studio.

Il Decalogo del Miur: i punti fondamentali

Nasce da queste basi il ‘Decalogo’ sull’utilizzo della tecnologia a scuola, che ha visto la luce nei primi giorni del 2018. Una serie di linee guida che non solo colmeranno un vuoto giuridico ma che dovranno anche ispirare gli istituti per rendere la didattica davvero innovativa. Poche regole ma chiare, tra cui: sarà il docente a decidere come e quando far accendere i device agli alunni; gli studenti (e i docenti) dovranno disabilitare le notifiche (per evitare distrazioni dovute agli avvisi); la didattica (e solo quella) deve essere la protagonista; ci si potrà connettere esclusivamente in Wi-Fi (controllando maggiormente gli accessi dei ragazzi alla Rete). Solo messa così la distanza con la legge francese appare evidente.

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