PromemoriaI due Mattei tra debolezza e forza

Matteo Salvini di lotta o di governo? Ad ascoltarlo (bene) li abbiamo entrambi. E' una tendenza delle ultime generazioni politiche quella di tenere il piede in due scarpe, essere governativi e oppo...

Matteo Salvini di lotta o di governo? Ad ascoltarlo (bene) li abbiamo entrambi. E’ una tendenza delle ultime generazioni politiche quella di tenere il piede in due scarpe, essere governativi e opposizione, indossare felpe e cravatte, giocare con due mazzi. Il leader della Lega – dopo Renzi, Berlusconi, la minoranza del Pd che era maggioranza così come ultimamente Luigi Di Maio – non ha avversari, è il top del bifrontismo e gliene va dato credito senza sarcasmo.

Nell’ultima intervista rilasciata a Bruno Vespa questa sindrome dell’essere uno-e-bino si poteva sentire “ipsissima verba” senza aggiungere nulla, bastava poggiare le orecchie devanti alla televisione.

Vi sono due Mattei, il vicepremier e il leader della lega. Il linguaggio del primo mescola l’imbarazzo di stare al governo con il movimento cinquestelle grazie al famoso “contratto” con l’espediente del periodo ipotetico; ovvero al netto della garbata e inevitabile premessa convenzionale circa la stima nei confronti dell’altro azionista di governo, Salvini con i suoi “se fossi io… o … se dipendesse per me” sulla politica estera (Venezuela), Grandi e piccole opere (Tav, TAP, trip and co.), sta picconando colpo su colpo ogni certezza inizialmente granitica dei cinquestelle i quali vanno a traino, turandosi il naso ad ogni paertura di dossier.

Ne è segno di questa crisi la pressoché chiusura del dibattito della base grillina con lo switch off delle consultazioni, dei click dei simpatizzanti, iscritti, account. Da otto mesi – infatti – la web democrazia pentastellata è sparita dai radar anche perchè se aprissero i server forse arriverebbe qualche sorpresa. In questo spegnimento delle volontà, Salvini offre quattro spiccioli di stima per tenere a galla il movimento cinquestelle ma guadagna la metà dei voti dei suoi compagni di governo. Tutto questo sbrigandosela con quattro periodi ipotetici senza metterci la faccia. Ditemi se questo non è una genialità.

Vi è poi un secondo Matteo, quello assertivo, il leader del centrodestra: e qui il linguaggio non è titubante, le frasi sono assertive, il copyright inedito e il tutto diventa più serio, di sostanza politica, di coerenza di pensiero e radicale. In termini di programma il Salvini puro porta con sè alcune idee sulle quali si può fare più di un ragionamento. Interessante è – ad esempio – il ragionamento che in qualche modo estende la riforma del titolo V – lasciata a metà dal centrosinistra ( accidenti alle mezze riforme aggiungo io ) – parlando di autonomia regionale su settori che da soli riformerebbero un paese lento e indeciso come il nostro. Il Salvini di Lega nazionale che con coraggio propone un regionalismo dei settori cruciali come sanità e scuola incarna un vero centrodestra chiaro, alternativo (ai grillini anzitutto) e che fa a meno dei periodi ipotetici anche per la maturata esperienza dei governatori e sindaci di conio leghista che sui territori hanno continuità di governo locale.

Qunidi entrambi i Mattei – riunite nell’unico leader – sono un misto di contraddizione e forza compensate finora da questa bigamia vincente: di giorno si frequenta un letto (la coalizione di centrodestra) e la notte l’altro (l’esecutivo nazionale) come se questa doppia vita politica fosse possibile alla lunga. Sempre fino a quando una delle due mogli chiami l’avvocato (e non mi riferisco al premier…). Concordo con chi ha detto che nel remake del celebre romanzo di Robert Louis Stevenson, per la parte del protagonista, Matteo Salvini sarebbe da Oscar per interpretare Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde.

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