Può esistere una misura politica che accontenta tutta la popolazione? O meglio, può esistere una misura che assicuri vantaggi a una fascia di popolazione senza tuttavia penalizzarne un’altra?
Porsi questa domanda è quanto mai calzante in un periodo come questo in cui si sta facendo un gran parlare del Reddito di Cittadinanza, la nuova misura voluta dal Governo per contrastare la povertà.
Per poter usufruire del Reddito di Cittadinanza è necessario avere una serie di requisiti economico-patrimoniali che sono esposti in modo dettagliato nel sito Internet ufficiale.
Le obiezioni a quanto disposto sono state tantissime; c’è chi ha affermato di lavorare e di avere uno stipendio inferiore rispetto al sussidio erogato dallo Stato e c’è chi ha risparmiato un’intera vita, magari privandosi di opportunità formative o riducendo al minimo, tutti i giorni, la spesa al supermercato, rinunciando ai viaggi con gli amici o al più concedendosene solo uno ogni 5 o 10 anni facendo rigorosamente riferimento ai viaggi last minute, quelli che consentono di risparmiare se si prenota poco prima della partenza.
Proprio quell’esiguo risparmio faticosamente messo da parte, appunto, può far sforare rispetto ai limiti di ISEE imposti e impedire così alla persona di poter usufruire del sussidio pur avendone una forte necessità.
Ma il Reddito di Cittadinanza, si badi bene, non è solo un sostegno economico: i cittadini coinvolti nel progetto dovrebbero (il condizionale, al momento, è d’obbligo) essere agevolati nella ricerca di un’occupazione, dunque gli dovrebbero essere fornite delle proposte lavorative che i centri per l’impiego, chiamati a questa nuova “sfida, non rivolgeranno certamente a chi è stato escluso dal progetto, anche solo perché aveva un euro di troppo sul suo conto corrente.
Alle stesse aziende, d’altronde, saranno garantiti degli interessanti vantaggi fiscali laddove venga assunto un cittadino che percepisce Reddito di Cittadinanza, ecco perché essere esclusi da questa misura non significa soltanto non avere il sussidio, ma anche avere maggiori difficoltà nel trovare un lavoro rispetto a chi invece ne è titolare.
Qualsiasi azienda ha come obiettivo primario, nonché legittimo, quello di ridurre i costi, di conseguenza è assolutamente naturale il fatto che le imprese vogliano assumere solo persone che consentano di cogliere i vari incentivi fiscali a disposizione.
È vero, probabilmente esisterà ancora qualche azienda disposta a spendere di più pur di assicurarsi un candidato particolarmente interessante nel suo curriculum e nelle sue esperienze professionali pregresse, ma questa è senza dubbio l’eccezione, non certo la regola, come testimoniato dal fatto che determinati limiti di età o altri requisiti vengono posti come condizione indispensabile anche solo per potersi candidare ad una determinata offerta di lavoro.
Incentivi fiscali per le aziende, dicevamo. Nel mentre in Italia si parla sempre più spesso di fuga dei cervelli, del calo della natalità, del fatto che persone di trenta o quarant’anni vivano ancora con i loro genitori, sono spuntate fuori diverse misure di incentivo fiscale dedicate all’assunzione di under 30: Garanzia Giovani è una delle più note, ma non solo, dal momento che anche gli sgravi dedicati alle assunzioni a tempo indeterminato si rivolgono a chi non ha compiuto trent’anni, a prescindere, peraltro, da quale sia il titolo di studio della persona.
Esistono anche altre forme di incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato, come ad esempio quella dedicata ai lavoratori over 50, ma anche in questo caso è verosimile immaginare che a 45 anni non si viva di certo una situazione molto differente.
Non è nostra intenzione, ad ogni modo, passare in rassegna le varie forme di incentivo fiscale oggi disponibili, ma intendiamo semplicemente riflettere: può esistere una norma “giusta”, quella che accontenta tutti e che viene considerata equa dalla popolazione nella sua unanimità?
Il porre dei requisiti per poter accedere a una determinata opportunità, a che punto è conciliabile con i principi di uguaglianza e di non discriminazione su cui la Costituzione è fondata?