BabeleI turisti che fanno girare l’economia e quelli che la frenano

Ok, è il caso di dirlo, il turismo alimenta le economie di parecchi paesi nel mondo e per alcuni è addirittura l’unica fonte di guadagno. Luoghi come Cuba vivono in pratica per i turisti: criminali...


Ok, è il caso di dirlo, il turismo alimenta le economie di parecchi paesi nel mondo e per alcuni è addirittura l’unica fonte di guadagno. Luoghi come Cuba vivono in pratica per i turisti: criminalità a ogni angolo ma guai a usarla verso i turisti, le autorità di controllo sono pronte a farle di tutti i colori a chi violi il diritto degli stranieri a girare liberamente per l’isola, pena la perdita d’interesse per la località; altri luoghi sono addirittura ancora più verticali, esempio pratico sono i Caraibi, le Maldive, alcune isole della Polinesia Francese come Bora Bora che, a conti fatti, si sostengono grazie ai fantastici e immensi resort disseminati sul territorio.

Mentre da un lato, però, l’economia che il turismo fa ruotare può contare su miliardi di euro spesi ogni anno, c’è una piccolissima fetta di contraenti (dei servizi turistici si intende) che funge da ingranaggio difettoso: chi prenota le proprie vacanze e poi le annulla, magari last minute, approfittando delle politiche di alcuni portali forse un po’ troppo permissive.

Una delle ricerche che trend topic del momento è stata portata a termine da Holidu (un portale impegnato nel settore dell’hospitality e delle case vacanze).

Tra i paesi che abbandonano le prenotazioni vi sono il Brasile in testa e, attenzione, l’Italia. Pare proprio infatti che le abitudini dei nostri compaesani siano al limite delle policy dei siti booking. Si prenota, talvolta in larghissimo anticipo, come a volersi tutelare dalla lotta per accaparrarsi il prezzo migliore, lo si fa anche per più strutture alla volta, e un attimo prima del viaggio si disdicono le alternative non gradite. Il comportamento, va detto, non è dei migliori, e a tal proposito sono moltissimi i siti che ormai si tutelano da queste bad-practice attraverso l’inserimento dei metodi di pagamento preventivi che prevedano una cancellazione a pagamento.

Il dato diventa ancora più preciso se si prendono in considerazione le variazioni tra le prenotazioni fatte da desktop e quelle da mobile. Nel primo caso si disdice meno che nel secondo.

L’osservazione più immediata che mi sovviene riguarda, prima di tutto, il comportamento scorretto degli utenti: in un’epoca di grande proliferazione digitale è impensabile che vi siano ancora soggetti che decidano liberamente di abbandonare con tanta nonchalance quello che di fatto è un “contratto”. Complici, come già detto, i sistemi di booking fin troppo permissivi.

Di contro, le aziende in questione agiscono e traggono profitto dai grandi numeri, in cui le perdite, le indecisioni, gli abbandoni, fanno parte del gioco e nel complesso offrono un grado di flessibilità notevole e un’esperienza utente sicuramente affine alle necessità dei più.

Ancora una volta, a mio dire, il digital si conferma come il settore economico con la maggiore ampiezza di vedute, da un lato le aziende che remano a favore degli utenti, dall’altro gli utenti che fanno di tutto per andar loro contro. Sono indeciso sul come finirà, per li momento!

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