#TsurezuregusaLibri sul Giappone: “Appartamento 401” di Yoshida Shūichi, Feltrinelli 2019

Appartamento 401– Bello. Ho iniziato la lettura di Appartamento 401 (titolo originale giapponese Parade) con un po’ di titubanza mista a speranza. Di Yoshida avevo già letto L’uomo che voleva uccid...

Appartamento 401Bello. Ho iniziato la lettura di Appartamento 401 (titolo originale giapponese Parade) con un po’ di titubanza mista a speranza. Di Yoshida avevo già letto L’uomo che voleva uccidermi, che ho amato moltissimo, e avevo paura di rimanere delusa. In quest’opera, che è del 2002, Yoshida delinea già le tematiche che gli sono care: le vite di soggetti comuni, l’indagine sull’identità – propria e quella degli altri -, il segreto di ogni vita. Il romanzosi sviluppa attraverso il racconto di cinque ragazzi che vivono insieme in un appartamento di Tokyo e che, di volta in volta, raccontano la propria versione dei fatti, la propria vita e il proprio segreto. Non so se, come è scritto nella quarta di copertina, si tratti di cinque vite alla deriva. A me non è parso così. Nella mia personale visione del mondo e della letteratura, ho trovato questo romanzo ricco di speranza più di quanto potessi aspettarmi: le vite dei protagonisti forse si sfiorano soltanto, ma comunque s’incontrano e nell’incontro con l’altro si salvano. Si comprendono e soprattutto si accettano nei propri umanissimi limiti anche quando questi sono mostruosi difetti. Nelle strane dinamiche di una convivenza, che va sottolineato non è forzata ma che per tutti coloro che abitano nell’appartamento è una scelta, emerge comunque il messaggio che l’incontro con l’altro abbia un significato. In quest’opera, la vena distopica che caratterizza romanzi di successo come quello di Murata Sayaka non è ancora così evidente, tanto che il pensiero che emerge è che i ragazzi che vivono insieme, alla fine, sono soggetti fortunati, perché si accettano per quello che sono e l’apparente indifferenza è solo una sospensione di giudizio. Una sorta di libertà. Un romanzo da leggere, come tutti quelli di Yoshida Shūichi, uno dei più originali autori del panorama letterario giapponese contemporaneo. Come per L’uomo che voleva uccidermi, è bellissima la traduzione di Gala Maria Follaco. Talmente bella che in alcuni passi, mentre leggevo l’italiano, mi immaginavo le parole in giapponese.

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