TantopremessoSi può e si deve criticare Greta Thunberg. Denigrarla no

Durante la trasmissione di Radio 1 Rai “Un giorno da pecora”, Maria Giovanna Maglie, scrittrice e opinionista, ha detto che se Greta Thunberg, la sedicenne svedese diventata un simbolo delle protes...

Durante la trasmissione di Radio 1 Rai “Un giorno da pecora”, Maria Giovanna Maglie, scrittrice e opinionista, ha detto che se Greta Thunberg, la sedicenne svedese diventata un simbolo delle proteste per il clima in tutto il mondo, non fosse malata (in quanto affetta da Sindrome di Asperger) la metterebbe sotto con la macchina. In seguito, ha dichiarato su Twitter che la sua era una battuta, pronunciata in una trasmissione di satira e scherzo e che “l’esercito del politically correct è sempre incinta”. Le parole della Maglie seguono di poco quelle della nota cantante Rita Pavone che, sempre su Twitter, aveva scritto che “quella bimba con le treccine” la metteva a disagio, paragonandola ad un personaggio da film horror. La Pavone ha dichiarato, poi, che non sapeva della condizione di Greta e che si dispiaceva di quel che aveva scritto. Una premessa: visto che non pare ci si trovi nel campo dello spirito o dell’arguzia, che dovrebbero suscitare divertimento o riso, qualche considerazione va fatta, foss’anche solo perché non ci si senta legittimati a poter dire tutto e il contrario di tutto senza affrontarne le conseguenze. Si potrà essere o meno d’accordo con la battaglia che Greta sta conducendo e considerarla futile, sciocca, infantile o, persino, sbagliata. Si può concordare o meno sulla esistenza degli impatti della sfrenata antropizzazione sull’ambiente, sebbene appaia difficile ignorare la necessità di assicurare uno sviluppo sostenibile al pianeta e alle generazioni che verranno. È, inoltre, legittimo considerare con sufficienza le ragazze e i ragazzi che hanno sentito l’esigenza di scendere nelle piazze per gridare al mondo di non perdere più tempo nella cura dell’ecosistema. Ci sta: esplicitare dissenso è la base dei nostri sistemi democratici. Sfugge, tuttavia, quale sia l’aspetto di critica nel dichiarare di voler investire una minorenne. Una minorenne con disabilità. Una minorenne con disabilità che lotta per le sue idee, forte di un ambiente circostante che, evidentemente, invece di emarginarla, la supporta e la incoraggia ad affermare con ogni mezzo le sue convinzioni. No, la battuta non fa ridere. E non perché le persone con disabilità non possano essere criticate: l’inclusione passa anche attraverso il poter non essere d’accordo con chi abbia una qualche forma di disabilità e che, anzi, non sia considerato un o una intoccabile per via della sua condizione. Non fa ridere perché la polemica si riduce a una forma di bullismo mediatico di cui i media e la rete, purtroppo, abbondano e che prevede, come regola costante, quella di individuare la condizione di disabilità come peccato originale e come forma di deminutio rispetto alla partecipazione alla vita quotidiana delle nostre comunità. La critica è tale se va di pari passo con il rispetto dell’interlocutore. Da questo punto di vista, è elemento assai rivelatore considerare Greta una malata, una persona non sana, a dimostrazione di come sia ancora fortemente radicata la convinzione che la disabilità si esaurisca nella malattia. Forse la Signora Maglie potrebbe sfogliare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità che, all’articolo 1, dichiara lo scopo di “promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità” e “il rispetto per la loro intrinseca dignità”, precisando che “per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”. Ecco, finché permarranno barriere, fisiche come culturali, che ghettizzeranno le persone con disabilità in una situazione di eterna minorità, tutti noi saremo più poveri. Battute a parte.

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