Gli Stati Uniti non hanno niente da invidiare all’Italia dal punto di vista del turismo e la conferma giunge anche dai numeri e dalle ricerche sul turismo firmato USA. L’organizzazione per la promozione turistica degli Stati Uniti, denominato Brand Usa, tra il 2013 e il 2017 ha speso circa 650 milioni di dollari solo per attività di marketing, e ciò si è tradotto in 17 miliardi e mezzo di entrate in più provenienti dal turismo. Non è un caso che ogni anno un milione di italiani – e io tra di loro – si reca nel Paese a stelle e strisce, per una spesa complessiva che supera i 4 miliardi di dollari. Per altro, dagli Stati Uniti giungono da noi 11 milioni di persone, ma in questo caso la spesa totale non arriva a sfiorare i 5 miliardi di euro.
Grazie anche alle campagne che sono state pianificate e sviluppate da Brand Usa, il numero di turisti in America è in costante aumento, e si calcola che da qui al 2022 esso sia destinato a crescere di più del 20%. Gli Usa sono il Paese più visitato, tra quelli non europei, sia per i viaggi di lavoro che per le vacanze lunghe. In effetti, negli ultimi anni ho potuto constatare in prima persona anche un miglioramento dei collegamenti aerei, non solo dal punto di vista dei servizi offerti ma anche per l’apertura di nuove tratte. Anche sui social network ho notato il lavoro svolto dall’agenzia statunitense, che non ha lesinato gli investimenti sugli influencer a cui è stato assegnato il compito di incentivare i turisti a preparare le valigie.
Per me sarebbe difficile riuscire a racchiudere in poche righe l’elenco dei motivi per i quali gli Usa sono così affascinanti: certo è che, in un territorio così vasto, è inevitabile ritrovarsi ad avere a che fare con un contrasto seducente di paesaggi naturali e di culture differenti, frutto dell’incontro di etnie, religioni e storie. Lo storytelling è fondamentale anche in ambito turistico, infatti Brand Usa ogni anno si basa su un elemento tipico dell’offerta americana: per esempio, un anno è la volta delle città, quello dopo è la volta dei parchi, e così via. Lo scorso anno le attività sono state impostate sul tema della musica, con gli Usa che sono stati raccontati grazie alle canzoni e alle note del soul, del blues, del jazz e del rock. Tutti generi che hanno contribuito a scrivere la storia del Paese, non solo in senso culturale.
C’è da dire, poi, che la trafila burocratica che è necessario seguire per atterrare al di là dell’Oceano Atlantico è molto meno lenta e farraginosa di quel che si potrebbe immaginare. Ovviamente anche io per poter recarmi negli Usa ho dovuto richiedere e ottenere l’ESTA per cittadini italiani. Se non sapete di cosa sto parlando, ve lo spiego subito: si tratta di un sistema elettonico di autorizzazione automatico a cui fa riferimento il governo americano per verificare che i cittadini in transito nel Paese siano idonei e abilitati a farlo, sulla base del cosiddetto Programma Viaggio Senza Visto. Come potete intuire, quindi, se siete in possesso dell’ESTA non avete bisogno di un visto turistico, e ciò vi permette di risparmiare un bel po’ di soldini, ma anche di rendere più veloci tutte le procedure.
Ci è voluta circa mezz’ora per compilare il modulo per l’ESTA, e tutta la procedura si è svolta su Internet: di certo, se avessi dovuto recarmi in un consolato o presso un’ambasciata per ottenere un visto ci avrei messo molto più tempo. La novità dell’ESTA è in vigore da una decina di anni, e più precisamente dal 12 gennaio del 2009: essa si pone l’obiettivo di accertare e di confermare i requisiti di sicurezza garantiti da chi giunge negli Usa per turismo o per un viaggio di affari. In genere il tempo di elaborazione per l’ESTA è di 24 ore, il che vuol dire che non conviene richiederlo poche ore prima di partire: io stesso mi sono organizzato con un certo anticipo, anche perché non è detto che il responso sia sempre positivo e che la domanda venga sempre accolta.
Se già siete in possesso di un visto, non avete bisogno di richiedere l’ESTA: questa autorizzazione, per altro, mi ha consentito di non dovermi sorbire la compilazione del modulo verde I-94 quando sono sbarcato negli Usa. Diverso il discorso per la dichiarazione doganale di colore blu, che invece deve essere compilata sia da chi possiede l’ESTA che da chi non ce l’ha. A proposito: questa autorizzazione non vale solo per un singolo viaggio, ma dura per due anni di seguito, sempre che nel frattempo non scada il passaporto. La sola condizione che è necessario rispettare per poterne fruire è che ogni periodo di permanenza nel Paese non sia di più di 90 giorni.