Il nuovo mercato del lavoro in cui siamo entrati si caratterizza per un notevole cambiamento delle esigenze delle aziende, per questo motivo per ottenere un posto di lavoro è necessario mutare le modalità con le quali ci si propone. La mia esperienza mi insegna che le competenze tecniche non sono più sufficienti da sole se non vengono integrate con le cosiddette soft skill, vale a dire quelle capacità che vi rendono in grado di risultare competitivi sul mercato. Anche il vostro curriculum deve essere reso più moderno e più accattivante.
Come scrivere un CV efficace
In questo contesto di cambiamento del mercato del lavoro la domanda sorge spontanea: come scrivere un Curriculum Vitae che risulti davvero efficace? A mio avviso nei CV sarà sempre più importante mettere in risalto tutto quello che sapete fare ma, soprattutto, sarà indispensabile elencare tutte quelle capacità e soft skill intrinseche nel vostro dna che potrebbero essere rilevanti per la posizione lavorativa a cui vi candidate: di certo questo è molto più utile e di impatto rispetto a un banale elenco delle vostre esperienze del passato. Non dovete temere, inoltre, i “buchi occupazionali”: non preoccupatevi di nasconderli, ma anzi approfittatene per sottolineare che essi sono serviti a migliorare e ad arricchire la vostra formazione e stimolare la vostra crescita. In effetti, la formazione non è solo quella che deriva dai libri e dai corsi in aula, ma anche e soprattutto quella correlata alle esperienze personali, alle attività a cui ci si dedica, ai viaggi, e così via. Un periodo di disoccupazione non è necessariamente improduttivo: anzi, molto spesso è più stimolante di un periodo in cui si lavora contro voglia.
Un altro suggerimento che mi sento di darvi è quello di lasciar trasparire la vostra personalità sul cv, in modo tale che il curriculum stesso ne abbia una. In questo modo renderete più facile il lavoro dei selezionatori, che resteranno ben impressionati da un documento “parlante” e illuminante. La linea di demarcazione tra la vita privata e quella lavorativa è destinata a risultare sempre meno netta, e anche questo aspetto deve trasparire nel curriculum: non dovete limitarvi a parlare unicamente della vostra carriera professionale, ma avete la possibilità di spaziare a 360 gradi tra i vostri interessi, le vostre attitudini e le vostre curiosità. Gli HR devono essere messi nelle condizioni di intravedere, in un candidato, un potenziale che vada al di là delle sue vicende di lavoro.
Nella mia esperienza ho avuto modo di scoprire che sono comunque le macchine le prime a leggere i curriculum: anche per questo motivo vi raccomando di non dimenticare le parole chiave. Se non sapete come individuarle, fatevi furbi: ricavatele dall’inserzione a cui state rispondendo.
Il mondo del lavoro e le nuove generazioni
Nelle aziende, nel frattempo, sta per arrivare la generazione Z, che ha una caratteristica molto particolare: può vantare un curriculum naturale di tutto rispetto, ma non ne è del tutto consapevole. Anche voi che avete qualche anno in più dovreste conoscere le peculiarità distintive di questa nuova generazione, per sapere come misurarvi e raffrontarvi con questi ragazzi.
Quando parlo di generazione Z mi riferisco a tutti coloro che sono nati dopo il 1996, vale a dire i ventenni che sono appena usciti dalle scuole superiori o che si sono appena laureati. Essi stanno ancora completando la propria formazione o comunque sono in procinto di debuttare nel mondo del lavoro, e per questo vengono studiati con una certa attenzione dalle imprese che vogliono crescere e affrontare i competitor. L’arrivo in azienda degli esponenti della generazione Z potrebbe avere un effetto quasi travolgente rispetto alle dinamiche interne dal punto di vista della distribuzione del lavoro e dell’organizzazione degli incarichi. Gli imprenditori sono sempre alla ricerca di menti fresche e di nuove leve.
Che cosa aspettarsi dalla generazione Z
I giovani di oggi preferiscono lavorare in maniera individuale: se hanno la possibilità di scegliere, infatti, vogliono occuparsi delle proprie mansioni in completa autonomia, in modo da poter essere valutati unicamente per le loro doti personali e per le loro qualità specifiche. A tal proposito, mi sono accorto che la generazione Z è alla perenne ricerca di continue conferme e ha bisogno di feedback costanti. Le nuove leve, in sostanza, desiderano sapere se hanno chance concrete di progredire e di ottenere un avanzamento di carriera. Ciò non vuol dire che siano arriviste, anzi: offrono la massima disponibilità nell’imparare dai propri errori e comunque apprezzano il fatto che vi sia qualcuno che, nel corso del loro processo di apprendimento, li segua.
I progetti di vita di chi è nato nella seconda metà degli anni ’90 palesano il desiderio di far parte della stessa azienda per lungo tempo: ecco perché i selezionatori che decidono di puntare su di loro devono avere la consapevolezza che essi sono disposti a investire molto nel proprio lavoro e che si impegneranno con la massima passione. In termini pratici, questo vuol dire che ai giovani devono essere prospettati degli obiettivi di carriera ben definiti che si traducano in occasioni invitanti non solo sul lungo termine, ma anche nel breve e nel medio periodo. Il suggerimento che mi sento di fornire agli imprenditori che vogliono approfittare della freschezza delle risorse più giovani è quello di non sottovalutarle e di imparare a conoscerle in profondità: in questo modo si può giocare in anticipo ed essere più pronti ai cambiamenti con cui si avrà inevitabilmente a che fare. I giovanissimi hanno bisogno di essere valorizzati, e quando ciò avviene sono pronti a donare soddisfazioni enormi.
La generazione Z è cresciuta in mezzo alla tecnologia, ma questo non implica che essa disprezzi i mezzi di comunicazione tradizionali. Anzi, questi ultimi vengono privilegiati nella maggior parte delle circostanze. Che cosa voglio dire? Semplice: invece che spedire un messaggio di posta elettronica o inviare un sms sul telefono, è sempre meglio invitare i ragazzi a prendere parte alle riunioni, così da permettere loro di interagire in modo diretto e sulla base di conversazioni faccia a faccia. Anche se sono entrati da poco nel mondo del lavoro, i ventenni si aspettano di essere presi sul serio sia dai propri colleghi che dai propri superiori. Io raccomando a chi vuol lavorare con la generazione Z di regalare ai ragazzi la fiducia e la sincerità che meritano: solo così si può essere certi di venire ripagati. Ma come potete dimostrare la fiducia che riponete in loro? Per esempio consentendo loro di intervenire agli incontri più importanti, quelli che vedono la partecipazione dei dirigenti e nei quali vengono prese le decisioni più significative.
Mi sembra scontato che un ragazzo che capisce che nell’azienda in cui lavora ci sarà bisogno di aspettare anni prima di avere una chance o di beneficiare di un avanzamento di carriera sia portato a guardarsi attorno e ad andare via non appena se ne presenta la possibilità: tenetelo presente se volete mantenere il rapporto con i dipendenti più giovani. Per altro, la generazione Z sembra essere molto più intraprendente rispetto a quella che l’ha preceduta e, in generale, rispetto ai ragazzi del passato, forse anche grazie a Internet. Quale che sia il motivo, vale la pena di approfittare di uno spirito imprenditoriale così forte, non solo per sfruttarlo ma soprattutto per incentivarlo, così da far emergere le qualità migliori di cui usufruire a livello aziendale. Chi fa parte della generazione Z deve essere stimolato a gestire progetti che sono direttamente correlati con il successo dell’impresa.
La mia generazione è meno attaccata ai soldi rispetto a chi mi ha preceduto, e tale peculiarità è ancora più evidente nella generazione Z, abituata alla precarietà e non troppo affezionata al denaro. Più che gli stipendi alti, che ancora rappresentano un richiamo interessante per i Millennials, ad attirare i nati dal ’96 in poi sono i progetti e le occasioni di avanzamento. Il loro desiderio di apprendere sempre di più è quasi intellettuale, più che materiale, e comporta una evidente tendenza a migliorarsi di continuo.
La generazione Z preferisce comunicare con le immagini, e in questo si differenzia dalla generazione Y (quella composta da chi è nato tra il 1980 e il 1995), che è ancora legata ai testi. I ventenni di oggi sono concentrati sull’avvenire, mentre i trentenni e i quarantenni si focalizzano sul presente. Tuttavia, la generazione Z ha i piedi ben piantati a terra e mette in mostra un realismo che, in molti casi, la generazione Y dimostra di non avere, visto che è più ottimista. In questo scenario, è chiaro che la familiarità con la tecnologia rappresenta un punto a favore per i successori dei Millennials, che sono abituati a usare in media addirittura cinque device diversi al giorno, tra smartphone, tablet, auricolari e computer.