Vincono i Verdi in Europa: si riparte anche in Italia

E così, queste elezioni europee sono arrivate e passate e già fervono i negoziati per capire come saranno gli equilibri di forza nel prossimo Parlamento e chi avrà gli incarichi più importanti. ...

E così, queste elezioni europee sono arrivate e passate e già fervono i negoziati per capire come saranno gli equilibri di forza nel prossimo Parlamento e chi avrà gli incarichi più importanti.

Al quartier generale del Partito Verde Europeo abbiamo iniziato a occuparcene molto tempo fa (quasi due anni ), disegnando la nostra quarta campagna elettorale comune e lavorando a rendere la nostra famiglia europea sempre più coesa e capace di emergere non solo come un insieme di partiti nazionali ma, appunto, come un’onda verde che dà forza e senso “europeo” al loro lavoro.

Abbiamo seguito e accompagnato la crescita dei partiti che oggi festeggiano: l’evoluzione dei tedeschi, che hanno costruito un cambio di leadership azzeccato, Annalena Baerbock e Robert Habeck, affrontato elezioni nazionali e regionali difficili e centrato la ridefinizione della linea politica, fortemente spinta dal gruppo parlamentare europeo; la crescita impetuosa dei Verdi olandesi, grazie a una totale riorganizzazione dopo cocenti sconfitte che li avevano portati a meno del 2% e alla leadership di un personaggio originale come Jesse Klaver, diventato una vera star come “portatore” di speranze da opporre direttamente al ghigno di Wilders.

O il lungo percorso dei Verdi irlandesi, che, senza mai scoraggiarsi dopo la sconfitta che li aveva buttati fuori dalla scena politica dopo un’esperienza di governo difficilissima negli anni della grande crisi, sono lentamente risaliti a forza di un lavoro umile e tenace, culminato con il risultato a due cifre di domenica, che fa loro eleggere due eurodeputati dopo 15 anni di assenza. E poi i Verdi francesi, che, dopo furiose divisioni interne, sconfitte elettorali a livello regionale e nazionale, la negativa esperienza di governo con Hollande, la perdita di importanti figure di riferimento come Pascal Canfin (l’ex Ministro recuperato da Macron), sono riusciti nell’impresa di diventare il terzo partito del paese, interpretando la grande voglia di ecologia dei francesi e soprattutto dei giovani; proprio loro avevano organizzato già da settembre una lista competitiva e aperta, senza lasciarsi tentare da improbabili alleanze a sinistra, ambigue sull’Europa e poco convinte della priorità ecologista.

Ci sono anche i Verdi britannici, passati da euroscettici a super-europeisti già ai tempi della Brexit, penalizzati da un sistema elettorale che li ha sempre fortemente limitati a livello nazionale, ma emersi qualche mese fa come forza di governo a livello locale con una presenza capillare e molto organizzata, che oggi portano (seppure non si sa per quanto) ben 7 eurodeputati a Bruxelles. E in Belgio abbiamo visto la crescita (anche questa dopo una serie di sconfitte) lenta ma inesorabile di Ecolo, i Verdi francofoni, emersi con un lavoro fatto di lotta alla corruzione e al malgoverno e basato su proposte di una profonda riforma fiscale, del sistema energetico ed economico in un paese per lungo tempo eco-indifferente; e i fiamminghi di Groen, che si confrontano nelle Fiandre con la realtà di un voto a partiti nazionalisti e di destra dura di oltre il 40% degli elettori e con una campagna di denigrazione mirata che ha in parte ridotto il loro bottino elettorale negli ultimi giorni.

Sì, sono contenta. L’Onda Verde esiste davvero ed è europea, al di là del fatto che non sia ancora arrivata ovunque con la stessa forza. La forte coscienza di fare parte di una famiglia europea ha accompagnato anche i passi dei partiti più deboli, nell’Est e sicuramente in Italia.

Come molti sanno il Partito Verde Europeo e il Gruppo parlamentare hanno molto investito e collaborato per mettere in piedi una proposta capace di rilanciare la rappresentanza ecologista in Italia. Il risultato delle elezioni europee non è naturalmente soddisfacente per noi, che siamo assolutamente convinti dell’indispensabile valore della presenza di eurodeputati ecologisti italiani nel gruppo dei Verdi, oggi più forte ma ancora sbilanciato nella rappresentanza.

La sostanziale esclusione di Europa Verde dai programmi televisivi, tutti concentrati in dispute tra capi e capetti, ha penalizzato non solo noi ma anche il tema della lotta ai cambiamenti climatici che ha portato in piazza centinaia di migliaia di giovani italiani: ha perciò reso difficile capire come “votare per il clima” per molti e molte che, sono sicura, avrebbero voluto farlo.

E, certo, anche il grande ritardo nella messa in pista della lista di Europa Verde ha avuto impatti sul risultato, ritardo dovuto anche alla difficoltà per molti possibili e potenziali alleati di capire che la priorità ecologista non è una questione identitaria, ma un programma di azione preciso che deve sì andare oltre il recinto degli ambientalisti, ma che non può da questi prescindere.

Nonostante le difficoltà, però, penso sinceramente che ci siano oggi delle basi vere per riorganizzare e rilanciare un soggetto politico ecologista, europeista, aperto e anche gentile. Molto femminile e femminista, che si tenga il più possibile lontano da rancori e inimicizie che pur si sono viste in questa campagna e che sono incomprensibili ai più.

Ho incontrato in giro per l’Italia, da Nord a Sud, persone estremamente motivate, giovani ma non solo. Persone da orizzonti diversi che hanno deciso di mettersi in gioco, rubando tempo al lavoro e alla vita, che si affacciano alla politica con un entusiasmo che non possiamo deludere. Ecologisti di lungo corso che hanno deciso di tornare, dopo amare delusioni; gruppi locali dei Verdi rinnovati e meglio organizzati di quello che credevo; candidate e candidati di Verdi, Possibile, indipendenti allegramente mischiati e nuove forze del tutto incuranti delle antiche e recenti diatribe.

Nel 2014 la lista GreenItalia/Verdi prese circa 250.000 voti: oggi siamo a 621.492. Un tesoro di fiducia, che senza l’iniquo sbarramento sarebbe sicuramente andato oltre. Ora è necessario dare a questi elettori ed elettrici e ai tanti attivisti che ci hanno accompagnato una prospettiva di partecipazione che acceleri la mobilitazione da subito; che sappia mettere in campo una organizzazione aperta e accogliente, occasioni di azione politica su temi concreti e di formazione, a partire dai Verdi italiani e sudtirolesi; che avvii un dialogo più intenso e sistematico con i movimenti e le associazioni ambientaliste, ma che soprattutto sappia diventare un interlocutore più credibile e aperta ai ragazzi e ragazze che continueranno a stare nelle piazze e a pretendere che la politica ribalti le sue priorità.

I Verdi Europei saranno come sempre al loro fianco, anche in questa che sarà speriamo l’inizio di una bella e nuova storia per l’ambientalismo italiano.

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