“Come crede Kaulio-san; le cose cambiano di continuo e rotolano via in ogni direzione, le nostre vite solcano rotte che non sono disegnate sulle mappe. Io non sono che una vela nel vento soffiato dai kami”
Ci sono storie nascoste, dimenticate. Storie strane. Originali. Talvolta incredibili. Storie che restano lì, come tesori sepolti sotto la sabbia, aspettando che qualcuno si accorga di loro, che le tiri su, le rispolveri e le restituisca al mondo. È successo un po’ questo con “Il guardiano della collina dei ciliegi”, l’ultimo lavoro di Franco Faggiani (Fazi Editore 2019), giornalista e scrittore conosciuto per “La manutenzione dei sensi”, romanzo d’esordio con il quale ha vinto svariati premi.
In questo nuovo romanzo Faggiani racconta l’incredibile storia – romanzata – di Shizo Kananuri, il giovane maratoneta giapponese che, inviato dall’Imperatore alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, non riuscì a completare la gara: durante la corsa, spossato dalla stanchezza, si affacciò nel giardino di una casa per chiedere un bicchiere d’acqua poco prima dell’arrivo e si addormentò sulla veranda, risvegliandosi a gara finita. Da qui ha inizio una vicenda di vita ricca di colpi scena: Kanakuri, ammutolito per la perdita dell’onore, deciderà di sparire per poi rientrare in modo rocambolesco in Giappone, dove vivrà quasi isolato dal mondo in un piccolissimo paese della remota isola di Hokkaido, nel nord del Giappone.
La storia e la vita di Kanakuri avranno poi un finale non scontato: oltre mezzo secolo dopo l’atleta, ormai anziano, riuscirà a completare la maratona in modo ufficiale, segnando l’incredibile tempo di 54 anni 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuiti e 20 secondi. Tra questi due estremi, l’inizio e la fine della gara, vi è il racconto della vita di un uomo, la beffa del destino, la saggezza delle parole di un amico, un grande amore e la natura che consola. Ed è forse proprio la natura la vera grande protagonista di questo libro scritto da un italiano ma molto giapponese nello spirito. Faggiani, infatti, salva il suo personalissimo Kanakuri-san facendolo diventare il poetico guardiano di una bellissima collina di Yamazakura, gli alberi di ciliegio delle montagne. Ciliegi che guarderanno e guideranno sempre Kanakuri nei lunghi anni di solitudine durante i quali dovrà confrontarsi con l’amore e la morte dell’amatissima moglie e di una figlia.
Le vicende di Kanakuri sembrano però quasi sparire, diluirsi, diventare espediente per raccontare ciò che forse più preme raccontare allo scrittore, ovvero il rapporto dell’uomo con la montagna. La potenza salvifica della natura che dona rifugio e conforto, l’antica saggezza orientale che ha al suo centro la fiducia, incrollabile nei kami, nell’equilibrio delle cose. Anche quando queste sembrano non andare per il verso giusto.
24 Giugno 2019