In un memorabile saggio del 1972 Johan Huizinga diede una provvidenziale sveglia al dibattito intorpidito del suo tempo parlando del gioco come “essenziale” per il ben-essere degli individui, oltreché indispensabile alla persona e al tessuto economico collettivo non soltanto per il senso che contiene ma anche per il significato e il valore espressivo che esprime e – non ultimo – per i legami economico e sociali che instaura. Si aprì successivamente la strada alla capacità ri-creativa del gioco e al suo appartenere in qualche modo a una sfera superiore rispetto a quella strettamente biologica del processo nutrimento-accoppiamento-difesa.
Un formidabile saggio, recentemente pubblicato per i tipi della mind edizioni e scritto da Tiziana Cianflone – economista e ricercatrice in ambito coaching – segue un’analoga traiettoria di pensiero. L’offerta del percorso tracciato dall’autrice è diretta senza contorsioni linguistici e ulteriori round about: in un contesto di “crisi” che induce più al consumo che a congegnare “mercato” inteso nel suo intrinseco dinamismo, ad un sistema saturo che abilita al cambiamento ma non coltiva la consapevolezza verso l’innovazione tendendo ad appesantire e annebbiare l’elaborazione nella soluzione dei problemi è significativo scoprire il gioco dell’innovazione da applicare a noi stessi. Col tornare in gioco si attiva una modalità di ricaricamento (reloaded) che nel libro si traduce in una guida a sintetizzare nuove strategie e strumenti per un ri-adattamento positivo e sostenibile di quel che i cultori della filologia chiamano Siz it leben (dal tedesco ambiente vitale) ovvero il proprio contesto micro-macro economico e sociale.
Diversamente da altre proposte lette nel passato, il libro di Tiziana Cianflone possiede un autorevolezza declinata sul campo – probabilmente perchè la prima giocare è stata certamente l’autrice. Una maturità – della stessa – che traspare non per addizione di esperienze ma per “cucina” di una serie di elementi che sono stati rielaborati e armonizzati con equilibrio e completezza come – per dirne alcuni più importanti – la robustezza degli studi affrontati, i tanti viaggi e i relativi meeting sul tema così come l’ascolto e il dialogo costante nelle varie consulenze offerte alle realtà amministrative e imprenditoriali. Dalla lettura del saggio si rimane benevolmente colpiti dalla confidenzialità del testo con il lettore a cui vengono aperte le porte a concetti apparentemente lontani dalla realtà ma che della realtà quotidiana sono – avrebbero detto i latini – panem et circenses ovvero le aspirazioni più importanti e concrete per la gente comune, il paradigma essenziale di un’economia sana e aperta a tutte le interconnessioni sociali ed ambientali. Da qui la preoccupazione della ricercatrice per coloro che vogliono ricominciare non abbandonando quanto costruito finora o desidera, magari a prezzo di un viaggio dentro se stessi, costruire la propria stabilità professionale e valoriale. Il cuore del libro è ad ogni modo un pressante invito a passare dall’inerzia al percorso anche perchè- scrisse Franz Kafka – i sentieri si costruiscono solo viaggiando.
Non la concorrenza dei prezzi ma il concorso di nuovi beni, nuove tecnologie, nuove fonti di offerta, nuovi tipi di organizzazione.
Lucio Battisti le chiamò le discese ardite e le risalite (dell’esistenza). Per l’autrice sono la cornice, il frame, su cui il protagonista del game, Alex fissa la partenza di un percorso entusiasmante. Alex diventa a questo punto l’ideal-tipo di ogni lettore. Colui che intuisce, soffre e gioisce del suo viaggio dagli esiti inaspettati e sorprendenti. A voi la sorpresa di scoprire come va a finire la vicenda. Il libro è stato scritto per coloro che stanno fuori dai giochi dei processi ma anche per gli attori fondamentali (istituzioni e imprese) che possono e devono investire nell’innovazione, quei soggetti che sì dovrebbero azzardare (in senso buono) tutte le loro fiches per investire in competenza, cultura, linguaggi e strumenti adeguati ai bisogni di oggi.
Un altro fondamentale principio del libro è che decidere non è tout court agire anche perchè – aggiungo io – il più grande bisogno di questo tempo non è tanto il fare quanto il discernere, ovvero il saper ponderare tra opzioni e solo in seguito agire.
La controprova sta in uno smodato mainstream dell’immediato, un mono-verso delle azioni costrittivo, improvvisato e riduttivo che aggiunge spesso complicazione alla complessità delle situazioni con esiti devastanti per se stessi e l’ambiente intorno a noi. Pertanto il saggio invita a non rimanere fermi dentro monolitici “schemi comportamentali” dai quali si manifesta un atteggiamento compulsivo, umorale e alla lunga corrosivo ma bisogna allenarsi alla progressività degli obiettivi, al monitoraggio costante e alla verifica delle azioni per poi guardare verso nuovi traguardi non lasciando da parte nulla di noi stessi.
In ultima analisi ci si rende conto di quanto nella sua essenza l’oikonomia (Aristotele) è prima di ogni cosa governare se stessi e poi le cose: dalle pagine di Tiziana Cianflone ci sono significativi spunti per capire quanto sia importante non disperdere improduttivamente il tempo e le energie, quanto sia rilevante aumentare le proprie possibilità di crescita e benessere sociale e altresì quanto bene possa fare misurarsi profondamente per innovarsi e vincere le sfide del tempo.
Poiché il gioco trascende l’utile, ti apre le porte al mondo nel mondo ma senza farti sentire estraneo, anzi: ci si riscopre cittadini attivi e consapevoli di ciò ancora potremo essere.