Nonostante da decenni le amministrazioni si impegnino a distruggerla, Roma resiste e vanta ancora qualche primato europeo: è la città con più aree verdi di tutta l’Ue. Oltre all’inestimabile patrimonio storico-artistico-archeologico, Roma è la capitale con più alberi monumentali. Si va dall’ippocastano di Via delle Tre Pile, al platano delle Terme di Caracalla, al pino di Villa Torlonia, al cedro dell’Himalaya di Villa sciarra, e così via per una ventina di sculture viventi che hanno in comune età (secoli di vita) e dimensioni (monumentali, appunto). Ma forse ancora per poco.
Questi alberi antichi infatti potrebbero essere un problema. Troppo grandi. O meglio: troppo alti. Superano abbondantemente i 5 metri e secondo gli esperti andrebbero abbattuti o tagliati per permettere lo sviluppo del famigerato wireless 5G, sponsorizzato dal vicepremier Di Maio in persona.
Non si tratta di illazioni e complottismi. Lo dicono i documenti ufficiali. Nel rapporto sulla Pianificazione 5G redatto dal dipartimento digitale del governo inglese, si afferma che gli alberi alti sono un intralcio al segnale elettromagnetico del 5G. A pagina 39, 40 e 41 del testo ci sono degli esempi con immagini. Nella prima foto si vede uno stadio adiacente a un viale alberato. Scrivono i ricercatori inglesi: “Ci sono due caratteristiche considerate come bloccanti del segnale: 1) i supporti all’esterno dello stadio fatto di una complessa struttura in acciaio; 2) la strada alberata”. Con un filo d’ironia possiamo sostenere che la soluzione per lo sviluppo del 5G potrebbe essere anche una manna per l’amministrazione capitolina: finalmente ci si potrebbe sbarazzare degli alti fusti che ostacolano il segnale wireless (e giù quei pini secolari che con le loro radici rompono le palle ai centauri romani).
Nella foto in alto a pagina 40, invece è mostrata una zona pedonale molto frequentata con un lampione candidato per l’uso 5G, foto probabilmente scattata in autunno-inverno, per via delle piante prive di fogliame. Il governo inglese dice che la seccatura sta proprio in quegli “alberi a foglie cadute che possono offrire un problema limitato nei mesi invernali ma, in estate con le foglie sui rami potrebbe avere un effetto significativo”. Magari fosse inverno sempre per le nuove tecnologie. E dai di accetta anche qui.
Infine, nell’ultima foto a pagina 41 è raffigurata una via palesemente inglese che ricorda l’Abbey Road dei Beatles. Scrivono gli esperti tecnologici di sua maestà: “In questa strada residenziale c’è un grande numero di alberi che blocca chiaramente qualsiasi linea”. Non sia mai. Per essere ultraconnessi h24 ovunque, bisognerà trasformare l’Abbey Road alberata nell’N53A, la strada che taglia il deserto del Sahara. Con buona pace dei Beatles, simbolo di un’epoca antica.
Il governo inglese traccia anche uno schema riassuntivo (pagina 10) in cui dice che gli alberi superiori ai 5 metri “avranno un impatto significativo (negativo, ndr) di propagazione dei segnali 5G” e quelli più alti di 3 metri dovrebbero “influenzare la propagazione” della linea. In sostanza, anche gli alberi superiori ai 3 metri di altezza (praticamente tutti) potrebbero intralciare il segnale 5G.
E torniamo a Roma. La città eterma non è in grado di gestire l’attività quotidiana dei servizi – dai rifiuti, alla mobilità pubblica -, ma tra qualche anno sarà la capitale più hi-tech d’Europa. E se per raggiungere il nuovo primato da “smart city” ne perdiamo un altro (capitale più verde), chissenefrega tanto ormai, parafrasando Moccia viviamo Tre metri sotto il cielo affetti da sindrome da smartphone: perennemente a testa bassa e un po’ ingobbiti a smanettare l’intero giorno con cellulare e tablet. Tutto quello che esiste sopra di noi, alberi monumentali compresi, non ci riguarda più.
P.S. In un recente articolo pubblicato da Repubblica – dall’inequivocabile titolo: “Verde a Roma, abbattuti 450 alberi malati ma i nuovi saranno alti solo tre metri” – si dice che a Roma è in corso una la vasta operazione di sostituzioni alberi ed è destinata a cambiare il volto della Capitale: “Prima di tutto perché al posto degli alberi ad alto fusto ci saranno esemplari alti tre metri, messi a dimora con un’impalcatura protettiva alta almeno due metri e mezzo, sicuramente meno imponenti e visibili dei giganti di 20 o 30 metri abbattuti a partire da luglio scorso”. Chiaro, no?