PromemoriaSalone dell’Auto va a Milano: Appendino in crisi, movimento in 5 pezzi

In tanti - compreso me - non avrebbero mai pensato a questa crisi "sistemica" della giunta torinese guidata da Chiara Appendino la quale pensa alle dimissioni. Quando fu eletta a sindaco, contraria...

In tanti – compreso me – non avrebbero mai pensato a questa crisi “sistemica” della giunta torinese guidata da Chiara Appendino la quale pensa alle dimissioni. Quando fu eletta a sindaco, contrariamente a quanto avvenne per Virginia Raggi eletta per demeriti altrui, Torino aveva in lei fatto una scommessa significativa che potremmo sintetizzare nella giusto equilibrio tra continuità e discontinuità.

Torino aveva trovato – negli anni a guida del centrosinistra (Chiamparino e Fassino) – un posto tra le capitali del Nord, sede di grandi eventi che l’hanno rivitalizzata innovandola sul piano urbano ed economico. Fino a qualche anno fa non pochi amici hanno addirittura scelto il capoluogo piemontese rispetto a Milano perchè la città aveva trovato un respiro urbano, industriale e culturale effervescente e visionario rimanendo a misura di cittadino.

Chiara Appendino aveva promesso sì continuità sostanziale del progetto ma annunciando la discontinuità modale attraverso l’analisi attenta dei costi/benefici nei dossier, l’oculatezza nella programmazione , la trasparenza degli atti e non ultimo la compartecipazione dei cittadini alle scelte strategiche per il tessuto urbano. Ma col passare del tempo la “rimodulazione” degli eventi si è trasformata in una cancellazione degli stessi. Passando per lo scampato pericolo sul salone del Libro, la giunta Appendino non ha giocato la partita con Milano e Cortina per le Olimpiadi invernali, è fintamente contraria alla TAV (i bandi sono partiti lo stesso) e sull’Automobile non è andata bene, anzi.

In queste ore arriva l’ennesima (semi-definitiva) tegola all’esperienza amministrativa del sindaco torinese con la perdita del Salone dell’auto traslocato a Milano e si configura – per Torino – come un’umiliazione dagli esiti devastanti. Contrario alla manifestazione – pensa un pò – è il vice della sindaca, Guido Montanari un “signor no” su tutto compreso la manifestazione dedicata alle quattro ruote che da sola porta in città vertrina e oltre mezzo milione di partecipanti ogni anno. Tuttavia, per il vicesindaco l’evento realizzato al Parco Valentino è poco sostenibile dal punto di vista ambientale e urbanistico e bisognerebbe rivedere i tempi di “montaggio e smontaggio” dei padiglioni. Insomma, sono voltati gli stracci e i vari scaricabarile con lo scippo del Salone che accende i motori e se na va a Milano. Ora, non si tratta di difendere la retorica dell’automobile, simbolica per la città ma che sfugge ai grillini; ma per converso risulta inaccettabile un modo di governare la città che perde fiato man mano lasciandosi scappare investimenti e progetti importanti. Il fronte del NO oltretutto arriva dal movimento 5 stelle ovvero forza di maggioranza in giunta sui dossier di questi anni (TAV, Olimpiadi invernali del 2026). E con lo scippo del Salone dell’Auto, per Torino è uno schiaffone immeritato.

L’ironia della storia fa sì che neanche ieri sera il programma teche-teche-te ha realizzato un omaggio a Gianni Agnelli che è stato non solo un’icona del capitalismo italiano ma un sinonimo di Torino, un simbolo soprapponibile alla città a cui ha dato e da cui ha ricevuto tantissimo. Ebbene, Torino non è più ritenuta punto di riferimento per il comparto nemmeno come sede del salone dedicato al settore. Ci sono dei NO che pesano come il granito e questa decisione della giunta Appendino rende “furiosa” lei e credo tutta la città. Per intanto il nuovo governatore di centrodestra Alberto Cirio ci va giù duro

Non intendiamo restare a guardare la “decrescita infelice” di Torino».

Nelle prossime ore è pronto lo showdown tutto interno ai cinquestelle: arriva a Torino Luigi Di Maio ma il movimento in città minaccia di disertare gli eventi in una prova di forza mai vista prima, nemmeno durante i concitati giorni dello scontro sulle Olimpiadi; e per Chiara Appendino rischia di essere un punto di non ritorno. Oppure – nel recepire umori in città – non si arrivi ad appellarsi ai cittadini (la famosa democrazia diretta) chiedendo loro se Torino voglia riprendersi un posto nel Nord produttivo e stimolante culturalmente oppure ammirare dalla sua splendida Mole qual che accade altrove…

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