Ipse DixitIl Bombarda.

Sia per i milanesi sia per i turisti, i punti più iconici della nostra bella Milano sono tre: Il Duomo, la Basilica di Sant’Ambrogio ed il Castello Sforzesco. Personalmente aggiungerei anche lo st...

Sia per i milanesi sia per i turisti, i punti più iconici della nostra bella Milano sono tre: Il Duomo, la Basilica di Sant’Ambrogio ed il Castello Sforzesco.

Personalmente aggiungerei anche lo stadio di san Siro, ma dato che vogliono abbatterlo evito di pensarci per non stare male.

Per secoli i Milanesi hanno considerato il Castello emblema di tirannide e dominio straniero.

Esiste una storia antica che riguarda il Castello Sforzesco, una di quelle storie che oggi vengono catalogate come “leggende metropolitane” e che si trasmettono di generazione in generazione, conservando riferimenti storici assolutamente provati mescolati ad un pizzico di fantasia popolare.

Come ci ricorda il bel sito dedicato al maniero meneghino edito dal Comune (https://www.milanocastello.it/it) il nostro Castello non fu sempre considerato dai milanesi come un emblema positivo della città, anzi…

Per secoli i Milanesi hanno considerato il Castello emblema di tirannide e dominio straniero. Più volte, in una lunga storia, i cittadini hanno tentato di attaccare e demolire l’odiato edificio. Solamente con l’Unità d’Italia, trasformandosi in un centro di cultura, il Castello è diventato caro ai Milanesi e simbolo della città.

Un pizzico di storia ante leggenda, che condenso in un unico paragrafo.

La storia di questo monumento ci racconta che nel 1355, alla morte di Giovanni Visconti, il dominio della città venne diviso tra Bernabò e Galeazzo II. Questi, a difesa della parte toccatagli (l’occidentale), fece erigere a ridosso delle mura difensive della città, un castello che dalla vicinanza alla porta Giovia (chiamata così in onore del dio Giove), prese il nome di castello di porta Giovia.

Il primo nucleo fu dunque l’attuale Piazza d’Armi, o Corte Maggiore con finalità difensive per la famiglia regnante. Il successore di Galeazzo II fece invece edificare una piccola cittadella esterna alle mura a scopi residenziali, l’attuale Rocchetta con l’adiacente Corte Ducale. Eppure solo nella prima metà del XV sec. divenne anche sede dei Signori di Milano, oltre che struttura militare.

Con l’avvento degli Sforza, fino alla venuta dei francesi, questo monumento venne abbellito anche grazie all’apporto dei maggiori artisti rinascimentali (Leonardo, Bramante, Filarete). Nel 1499 il tradimento del castellano Bernardino da Corte aprì le porte del Castello alle truppe francesi comandate dall’invidioso maresciallo Gian Giacomo Trivulzio. Da allora questo luogo venne trasformato in caserma e tutte le sue opere, tutte le sue bellezze vennero progressivamente asportate.

Sempre sotto i francesi, a scopo difensivo, venne creata la porta Tenaglia: una porta pensata appositamente per ingannare i nemici e catturarli. Ad oggi esiste via Tenaglia nei pressi del luogo dove una volta avremmo trovato questo ritrovato militare. Con i successivi invasori, gli spagnoli, il Castello mutò completamente aspetto: furono infatti costruite delle mura difensive a forma di stella a dodici punte. Le fortificazioni fecero sparire anche la Pusterla delle Azze che si trovava presumibilmente in via Lanza, chiamata così forse perché nei pressi c’era una contrada abitata dagli acciaioli (azzaioli) i quali svolgevano il proprio lavoro sfruttando le acque del vicino fiume Nirone. (http://milanocuriosa.blogspot.com)

Ai tempi della dominazione francese nel giugno 1521 la Torre del Filarete, trasformata in deposito di munizioni, scoppia causando danni alle murature circostanti.

Caduto sotto il dominio francese nel 1499, il Ducato di Milano nello spazio di trent’anni è conteso tra Francesi, Imperatore germanico e Sforza.

Per la città e per il Castello sono anni difficili. Ai tempi della dominazione francese nel giugno 1521 la Torre del Filarete, trasformata in deposito di munizioni, scoppia causando danni alle murature circostanti. In quel frangente muore il castellano. Quando Francesco II Sforza, secondogenito del Moro, torna al potere, il Castello, opportunamente restaurato, ma ormai privo della torre d’ingresso, ospita le nozze tra lo Sforza e Cristina, figlia del sovrano di Danimarca, celebrate il 3 maggio 1534.

il Bombarda…

Nella notte tra il 28 e il 29 giugno del 1521, il deposito di munizioni del Castello Sforzesco esplose provocando la morte di più di trecento soldati francesi e la torre del Filarete venne distrutta. In quei tempi lontani si credeva che il luogo più sicuro ove conservare le polveri fossero proprio le torri, fabbricati normalmente ben areati, abitudine che nel tempo si perse a favore dei locali interrati, le cosiddette santabarbare.

Al soldo degli Sforza combatteva un soldato svizzero, noto con il soprannome di Bombarda, per la sua grande dimestichezza nell’uso delle bocche da fuoco.

Verso la fine del mese di giugno di quell’anno lo svizzero venne acchiappato dai soldati di Francia proprio mentre stava sposando la sua fidanzata Assunta nell’abbazia di Chiaravalle, un complesso monastico posto a sud di Milano.

Il reggente francese della città propose un patto al soldato svizzero.

Da quando soggiornava a Milano non riusciva più a dormire bene a cagione di un Angelo. Il francese risiedeva nei pressi della chiesa di san Gottardo in Corte (che ancora oggi sorge dietro al Palazzo Reale), chiesa che aveva sul campanile una statua raffigurante un Angelo. Il vento soffiando sulla statua provocava cigolii e rumori molesti, ed il governatore (Odetto di Foix 1485-1528) passava le proprie notti insonni. Se con un colpo di bombarda lo svizzero fosse riuscito a buttar giù il rumoroso dannato Angelo, avrebbe ricevuto in cambio la libertà sua e quella della fidanzata, anch’ella messa al gabbio dai transalpini.

Naturalmente era necessario agire con prudenza ed in segreto, per non farsi scoprire dalla Chiesa; era cosa da farsi subito, la sera stessa, approfittando del temporale in corso che avrebbe coperto il rumore dell’arma e fatto pensare all’agire di un fulmine abbattutosi sul campanile.

La proposta scellerata venne subito accettata. Il soldataccio venne issato con la bombarda sulle merlate del Castello e con un solo colpo fece ruzzolare a terra l’Angelo. Un po’ per timore che troppi movimenti potessero fare accorrere folla curiosa sotto le mura, un po’ per ripararsi dalla pioggia torrenziale, i francesi non si curarono più di tanto del Bombarda che rimase sugli spalti insieme alla sua arma. Nel mentre, mancando alla parola data, la soldataglia si ritirò all’asciutto e non trovò di meglio da fare che divertirsi con la promessa sposina Assunta, che venne violentata a turno da mezza guarnigione.

Lo svizzero se ne avvide dalle mura e pazzo di rabbia e di gelosia armò nuovamente il suo cannone, puntandolo proprio sopra la polveriera del castello che ospitava anche il corpo di guardia ed il luogo della brutale violenza carnale.

Prese la mira e spazzò via alla base la torre del Filarete, che crollò seppellendo trecento soldati e la povera Assunta.

Prese la mira e spazzò via alla base la torre del Filarete, che crollò seppellendo trecento soldati e la povera Assunta.

Il Bombarda venne immediatamente passato per le armi mentre il comandante del presidio fu degradato e cacciato con disonore a causa della propria superficialità. Poco male, da quella sera il governatore francese poté dormire come un bambino senza sentire più quel fastidioso Angelo.

Nel 1735 un nuovo Angelo riprese posto in cima al campanile della chiesa colpita dal Bombarda, mentre il Castello Sforzesco rimase privo del suo elemento più ornamentale sino ai primi del Novecento, quando la Torre del Filarete venne ricostruita.

Storia vera tramandata di bocca in bocca? Leggenda metropolitana ante litteram? Favola per far dormire i bambini che stentavano a prendere sonno? Venite a Milano e cercate di scoprirlo da soli… Milano vi aspetta.

Un ringraziamento a milanocittàstato.it che mi ha riportato alla memoria questa antica storia.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club