Proverbio del 25 settembre La felicità è una ricompensa che arriva a chi non la cerca
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Forse l’avete già sentito, ma è meglio ripeterlo forte e chiaro: non ci sono più le mezze stagioni. E nel caso vi fosse sfuggito, questa è una conseguenza di un evento devastante: il cambiamento climatico.
Prima che tiriate fuori l’ombrello (o la canotta) sappiate che è una cosa seria. Anzi: serissima. Proprio in queste ore l’IPCC, che non è un poliuretano né un solvente, ma l’acronimo di un comitato scientifico dell’Onu, sta rilasciando le sue ultime profezie secondo le quali “nel ventunesimo secolo, a causa del riscaldamento globale, gli oceani vedranno un aumento senza precedenti della temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore, piogge e cicloni più frequenti e devastanti, aumento del livello delle acque, diminuzione degli animali marini”.
La cosa è seria. Anzi serissima. E l’affare s’ingrossa. “La perdita di massa globale dei ghiacciai, la fusione del permafrost e il declino nella copertura nevosa e nell’estensione dei ghiacci artici è destinata a continuare nel periodo 2031-2050, a causa degli aumenti della temperatura di superficie, con conseguenze inevitabili per straripamenti di fiumi e rischi locali”. Sicché eventi climatici estremi come El Nino e la Nina “sono destinati a diventare più frequenti.
E soprattutto “gli oceani si sono riscaldati senza interruzione dal 1970 e hanno assorbito più del 90% del calore in eccesso del sistema climatico. Dal 1993, il tasso del riscaldamento dell’oceano è più che raddoppiato. Le ondate di calore marine sono raddoppiate in frequenza dal 1982 e stanno aumentando in intensità”.
Stando così le cose non ci resta che sentirci in colpa. Sarà sicuramente colpa nostra se il mondo finirà cotto a vapore. E colpa delle nostre auto diesel, dei condizionatori, delle emissioni di CO2, dei cellulari, delle fritture di pesce senza controllo e dulcis in fundo, delle puzzette delle mucche che alleviamo sadicamente per mangiarcele. Siamo (in larga parte) brutta gente e ci meritiamo di sparire. Proprio come i dinosauri dopo l’asteroide, i mammuth dopo la glaciazione o gli Ittiti dopo la bottona di caldo del XII secolo avanti Cristo. Per non parlare dei giardini africani dopo l’altra botta di caldo iniziata nel I secolo DC, che quando finì, nel IV scatenò un brezzolina talmente fresca che calarono gli Unni dalle steppe in cerca di un posto al sole. E che dire del Mar Nero che nel 6.400 AC (dicono) fu invaso dal Mediterraneo che si era talmente gonfiato, dopo la fine della glaciazione, da esondare e riempirlo fino all’orlo del Bosforo?
Che dite? All’epoca non c’erano le auto diesel? Non c’erano neanche gli ambientalisti, se per questo. Ma ieri, come oggi, non c’erano già più le mezze stagioni.
A domani.