E(li's)booksLettere a Milena di Franz Kafka. Recensione

La nuova edizione di Lettere a Milena di Franz Kafka è stata pubblicata da poco dalla casa editrice Giuntina, i curatori sono Guido Massino e Claudia Sonino, la traduzione è di Isabella Bellingacci...

La nuova edizione di Lettere a Milena di Franz Kafka è stata pubblicata da poco dalla casa editrice Giuntina, i curatori sono Guido Massino e Claudia Sonino, la traduzione è di Isabella Bellingacci.

Il volume è così strutturato:

Una introduzione di Claudia Sonino che ci aiuta a comprendere la valenza delle lettere nella vita dell’autore ma anche nel suo percorso artistico.

Le lettere

Contributi fotografici con le immagini di alcune lettere … che calligrafia piccolaaaa! E quante cancellature! (Ho messo una delle lettere come foto al posto della copertina del libro) Un grafologo direbbe subito che è sintomo di timidezza, meticolosità, riservatezza.

Le lettere di Milena a Max Brod

La cronologia

Guido Massino chiude il volume tirando le fila di questo singolare e appassionato racconto.

La mia lettura

Leggere le Lettere a Milena di Kafka è un viaggio affascinante perché quel che ci si appresta a “visitare” sono due mondi: quello psicologico e sentimentale dello scrittore che si mostra in tutta la sua fragilità e insicurezza e il mondo dei suoi temi letterari.

Io ho letto La metamorfosi, Il castello e gran parte dei suoi racconti brevi come Nella colonia penale o Il medico di campagna da giovanissima e per giovanissima intendo 12/13 anni. Li ho riletti di continuo perché ovviamente non ero in grado di capirli e me ne rendevo conto, tuttavia, quel che ho intuito da subito è stata l’incredibile capacità di Franz Kafka di farsi riflesso nitido dell’animo umano.

L’ onestà dei suoi scritti rivelano il talento dell’autore che arriva a raccontare in modo sottile quella solitudine che probabilmente gli albergava nell’anima.

Perché mai scrivere a Milena, una donna sposata? Perché ostinarsi in certi sentimenti che gli erano preclusi a priori?

Quando crediamo con forza a qualcosa che ancora non esiste, la creiamo. L’inesistente è tutto quello che non abbiamo desiderato abbastanza

Ecco perché.

Kafka ha sempre difeso la capacità di sognare e il potere dell’immaginazione, non aveva forse detto:

“La disgrazia di Don Chisciotte non è la sua fantasia, è Sancho Panza”?

Il realismo puro di Sancho Panza è limitante e volgare dunque viva Don Chisciotte e le imprese impossibili.

Tra i tanti motivi che avvicinarono l’autore a Milena uno ebbe, secondo me, un peso importante: la malattia di entrambi.

Malato lui, malata lei, eccoli dunque rinchiusi in un cerchio virtuale dal quale è più facile tenere fuori il resto del mondo che chiede, pretende, impone regole a cui soprattutto lui non riesce ad adeguarsi.

Milena, dal canto suo, era stata ripudiata dalla famiglia per aver sposato un letterato ebreo, Ernst Pollak. La sua apertura a esperienze culturali giudicate spregiudicate, la resero, giovanissima, una donna interessante e fuori dalle regole.

Franz e Milena consumeranno in questo struggente e tormentato scambio di lettere il loro possibile legame affettivo.

“E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara; amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso. Del resto tu stessa lo dici: ‘Non avete la forza di amare’, non sarebbe questa una distinzione sufficiente fra ‘bestia’ e ‘uomo’?” Kafka a Milena, Praga 14.IX.20

Il coltello.

Vi ricorda nulla?

“Come vorrei pensare a noi due come a due persone che si sono fatte un’iniezione di verità per dirla, finalmente, la verità. Sarei felice di poter dire a me stesso: ‘Con lei ho stillato verità’. Sì, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello, e anch’io lo sarò per te, prometto. Un coltello affilato ma misericordioso -parola tua. Non ricordavo nemmeno che fosse lecita. Un suono così delicato e ovattato. Una parola senza pelle (se la si ripete più volte a voce alta ci si può sentire come terra riarsa, e non è facile il momento in cui l’acqua s’infiltra fra le crepe). Sei stanca, mi obbligo a dirti buonanotte.”
Yahir a Miriam, 7 aprile (Che tu sia per me il coltello di David Grossman)

Milena è vera e Miriam no tuttavia entrambe le donne si muovono nei mondi di due uomini reclusi nelle loro paure.

Cosa ha trasformato Samsa in uno scarafaggio? Il terrore di vivere compiutamente anche l’amore forse? Lo stesso terrore che impedisce a Kafka di portare a compimento una relazione.

Bello assistere al loro duettare, bastano poche lettere per passare dal “Lei Signora Milena” al più confidenziale “tu” in un crescendo di sentimenti e desiderio, un desiderio che si è evoluto, nel caso di Kafka, proprio perché fondato sulla distanza. Diverso è per Milena, giovane e irruenta.

Sabato.

In questo momento sono distratto e triste, ho perso il tuo

telegramma, cioè non può essere perso, ma già il fatto che lo debba

cercarlo è grave a sufficienza . Del resto la colpa è solo tua; se non fosse stato così

bello, non l’avrei avuto sempre tra le mani.

Solo quello che dici del medico mi consola. Dunque la perdita di sangue

non significava niente. Lo supponevo anch’io, da vecchio mediconzolo . Cosa dice del problema polmonare? Di sicuro non ha prescritto di patir la fame e di portare valigie. Ed è d’accordo che devi continuare a essere buona con me? O di me non si è parlato affatto? Sì, ma come posso essere soddisfatto se il medico non ha trovato alcuna traccia di me? O sarebbe mio il difetto che ha trovato nel tuo polmone?

E davvero non è grave? E non ha altro da dire, se non spedirti in campagna

per 4 settimane? Questo è davvero molto poco.

No, contro il viaggio non ho molto più di quanto abbia contro la vita a Vienna. Parti , ti prego, parti. Da qualche parte scrivesti della speranza che riponi nel viaggio; questo è già un motivo sufficiente perché lo desideri anch’io.

Il viaggio a Vienna, ancora una volta. Il peggio è se ne parli

seriamente, allora la terra comincia davvero a tremare e io

attendo con ansia di vedere se mi scaglia lontano. Non lo fa. Dell’ostacolo esterno ho già scritto –

di quelli interiori non voglio parlare perché, nonostante siano più forti,

non credo mi tratterrebbero, e non perché io sia forte, ma perché

sono troppo debole per lasciarmi trattenere da loro-

potrei rendere possibile il viaggio solo con una menzogna e della

menzogna ho paura, non come uomo d’onore, ma come uno scolaro.

E inoltre ho la sensazione, o per lo meno intuisco la possibilità

che un giorno, a causa mia o tua, dovrò assolutamente, inevitabilmente, venire a Vienna,

ma la seconda volta non potrei mentire neanche da

scolaro sventato. Questa possibilità di mentire è dunque la mia

riserva, di essa vivo come della tua promessa di accorrere immediatamente . Per

questo ora non verrò; invece della certezza di questi 2 giorni – ti

prego, non descriverli, Milena, così mi torturi …

Ma cosa aspettarsi da quest’uomo se non una vita vissuta come qualcosa che solo può essere descritta da gente come lui, come Flaubert le cui lettere rappresentavano per Kafka una delle tante ossessioni.

La rinuncia alla vita è la scelta, Milena la luce e lui le tenebre.

Bello immergersi in questo tormento poetico con quelle “sfumature” talvolta infantili, quelle che l’amore e basta riesce a generare.

Non si può dire di aver letto Kafka se non si leggono le Lettere a Milena.

Lettere a Milena – Franz Kafka – Giuntina editore 440 pg € 20,00

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