Politica & popcorn Renzi – Salvini, duello finito. Cosa resterà?

Dopo 13 anni Renzi e Salvini si sono incontrati, e finalmente se le son potute dire di santa ragione. Il dibattito più atteso dell’anno è andato in onda, e nello studio di Vespa la tensione era alt...

Dopo 13 anni Renzi e Salvini si sono incontrati, e finalmente se le son potute dire di santa ragione. Il dibattito più atteso dell’anno è andato in onda, e nello studio di Vespa la tensione era alta.

Ed ora, dopo questo duello, sancito dalla massima delle personalizzazioni – quella per cui il leader non è più Salvini o Renzi ma “Matteo” – ci si chiede chi dei due abbia vinto, e chi perso. Come se fosse facile, in un contesto politico confuso come quello odierno, decidere chi è in vantaggio dopo il triplice fischio; come se ci fosse una metrica, un giudizio tranchant o, per dirne una, un voto con cui confermare o ribaltare il risultato. A dir la verità, in fondo, un voto c’è – ed è Salvini stesso a ricordarlo durante il dibattito: tra qualche giorno si andrà alle urne in Umbria, e il leader leghista punta tutto sulla “sonora batosta” che, sostiene, gli elettori riserveranno al Partito democratico. Renzi, dal canto suo, segna qualche punto importante su trasformismo e assenteismo, che il destinatario rimanda al mittente con sonori sbuffi, lamentele e commenti sottovoce (ma in favor di microfono).

Abbiamo assistito ad un dibattito strano, in cui i temi sono sempre gli stessi, il modo di affrontarli è sempre lo stesso, le repliche sono sempre identiche e uguali a se stesse. E proprio per questo, come oggi scrive Sofia Ventura proprio qui, su Linkiesta, questo dibattito di politico non ha nulla: poco sposta, poco importa, poco cambia e, forse, l’unico che ha una qualche possibilità di capitalizzare il vantaggio acquisito da questo scontro – se e sempre se l’ha effettivamente conquistato – è Salvini in Umbria. Ed è infatti proprio al PD – non presente in studio – che riserva i suoi maggiori attacchi, facendo finta di dimenticasi che il suo avversario non è più, da qualche tempo, esponente dem e cogliendo anzi ogni occasione per citare luoghi, paesi, occasioni ed episodi tipici della regione italiana. Lì, in fondo, Renzi non è presente in alcun modo, e neanche ha interesse a contrattaccare o esporsi; per cui, lascia correre ritornando appena possibile sui risultati del proprio governo e sui temi a lui cari. Ci si aspettava un attacco congiunto al Governo, si attendevano batoste e stangate, eppure il Governo è stato pressoché assente dal dibattito: salvo qualche frecciata sulle merendine, il confronto si basa sulle due personalità in studio, e ciò che è fuori, resta fuori.

Ma è proprio nel significato intrinseco del “duello” che questo trova senso: il faccia a faccia ha permesso ad entrambi di tornare al centro della scena mediatica (e solo di quella) e di affermarsi come unica alternativa credibile reciproca. Ed è questa la situazione win win che avvantaggia entrambi, tanto più che risponde a due esigenze diverse: quella di Salvini, di rianimare la propria base, e quella di Renzi, intento a crescere nei sondaggi in vista della Leopolda. I due posizionamenti, insomma, sono sempre gli stessi, le frasi fatte anche, i tweet prevedibili e scontati. Da una parte, l’uomo comune, che va a Milano Marittima e alle sagre e ne rivendica l’autenticità e la sincerità simbolo della cultura italiana; dall’altra, un ex Presidente del Consiglio capace e preparato, che snocciola numeri e dati con invidiabile sicurezza. Insomma, niente di nuovo sotto al sole, così sapevamo sarebbe andato e così infatti è stato.

Cosa resta, quindi? Cosa ricorderemo di questo dibattito, dopo la memorabile spilla scintillante di Berlusconi e il completo marrone di Occhetto del 1994, dopo i celebre avete capito bene, aboliremo l’ICI, dopo Renzi – De Mita? Cosa resterà di questi anni duemiladieci, in cui 3,8 milioni di telespettatori si fermano davanti alla TV ad ascoltare due leader che, sulla carta, poco incidono sulle attività di Governo – al punto che il varo della Manovra viene fissato dopo la registrazione del dibattito, proprio per evitare commenti durante il confronto? Ad oggi, resta uno share al 25,4%, più alto anche di Italia – Liechtenstein.

Ma cosa rimarrà, dopodomani, di questo dibattito? I tweet, i trending topic, le risposte ai sondaggi instant, i commenti che osannano l’uno o inneggiano l’altro e i giornali che assegnano un pareggio. Restano le fanbase sui social galvanizzate, arriveranno i video e le gif, resteranno i meme ad imperitura memoria, a conferma che orma la politica si riduce ad accontentarsi di essere spettacolo, citando Sofia Ventura, e che per esserlo non c’è neanche più bisogno di una scusa: come dice Vasco Rossi, ce ne sono tante, basta farsene prestare una.

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