Proverbio del 25 novembre Non si impara a nuotare in un orto
Numero del giorno: 5.931 Interventi necessari su viadotti secondo le Province
Prima che iniziate a stracciarvi le vesti osservando i nostri nuovi dati sulla natalità,
incolpando il governo ladro, gli asili nido a pagamento e il destino cinico e baro – “che magari avessimo i sussidi dei francesi” – dovete sapere una cosa molto importante:
Di sicuro continuando così ci arriveremo. Nel senso che la popolazione passibile di maternità si sta lentamente estinguendo. E non tanto (o non solo) perché “l’economia va male, signora mia”, o perché “i giovani non si vogliono impegnare, caro lei”, ma perché, assai più prosaicamente, in Italia stanno terminando le donne fra i 15 e i 49 anni, ossia quelle che la statistica classifica come donne in età riproduttiva.
Siccome nessuno leggerà l’illuminante report Istat che contiene questa rivelazione, ci pensa il vostro Cronicario a dirvi quello che dovete assolutamente sapere. Ossia che siamo alle prese con le conseguenze di una dinamica erosiva iniziata quarant’anni fa, come le pensioni baby per la previdenza. Le donne italiane sono sempre meno numerose perché “da un lato, le cosiddette babyboomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla); dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995”. Neanche la gloriosa lira ci ha difeso dal progressivo depauperamento della prole italica!!
Poiché paghiamo il fio della sconsideratezza di quarant’anni fa, come, oltre alle pensioni baby gli interessi sul debito pubblico, ora non è che possiamo pensare che questo disastro si curi col pannicello caldo di un incentivo statale, neppure se ad alto moltiplicatore come quelli magici sponsorizzati dal governo. Anche perché “al primo gennaio 2019 le donne residenti in Italia tra 15 e 29 anni sono poco più della metà di quelle tra 30 e 49 anni. Rispetto al 2008 le donne tra i 15 e i 49 anni sono oltre un milione in meno. Un minore numero di donne in età feconda (anche in una teorica ipotesi di fecondità costante) comporta, in assenza di variazioni della fecondità, meno nascite”.
E’ talmente concreta questa semplice verità aritmetica che “questo fattore è responsabile per circa il 67% della differenza di nascite osservata tra il 2008 e il 2018. La restante quota dipende invece dalla diminuzione della fecondità da 1,45 figli per donna a 1,29”.
Stando così le cose, rimane solo un’unica soluzione per salvare l’italica stirpe.
A domani