Oggi propongo un libro di qualche anno fa (2013) di una’autrice americana, A.M. Homes
Che Dio ci perdoni di A.M. Homes (May We Be Forgiven il titolo originale)
Il libro
Harold Silver, mite professore di storia innamorato di Richard Nixon, ha speso una vita intera a guardare il fratello più giovane George, più alto, più di successo, farsi una bella moglie, due bambini e una casa importante, ma una serie di eventi inaspettati che culminano in un episodio di efferata violenza famigliare stravolge la vita di entrambi i fratelli. A.M. Homes continua a sezionare storie di ordinaria follia della “placida” America borghese. Un’America sempre più fatta di stralunati internauti, inabili ai rapporti umani. Ma la consueta crudezza pulp delle situazioni è raccontata qui con uno sguardo insieme ironico e compassionevole, uno sguardo inedito per la scrittrice americana, che mette al centro la speranza del perdono.
La mia lettura
Per gli appassionati di letteratura americana come me ci sono autori ed autrici che si è obbligati a leggere perché rappresentano in pieno la letteratura del loro paese e dei loro tempi.
Premettendo che se la Homes avesse ridotto le pagine di questo romanzo a mio avviso sarebbe stata molto più accattivante (ad un certo punto a metà del romanzo non vedevo l’ora che si arrivasse ad una svolta) sono convinta che con questo romanzo sia riuscita a raccontare in modo esemplare, alla Woody Allen direi, le nevrosi familiari passando da momenti drammatici a momenti comici e spesso surreali. I protagonisti di Che Dio ci perdoni sono quelli che piacciono molto all’autrice, i tipici borghesi americani che descrive nelle loro contraddizioni e nelle loro vite quotidiane senza concedere sconti.
Una storia amara che vuole evidenziare come nella società contemporanea si sia perso di vista ogni sentimento, passione, desiderio, coesione familiare, neppure il sesso è più degno di nota ma finisce relegato a una sorta di “caccia all’avventura online.
Harold Silver e la sua ossessione nei confronti di Nixon fanno pensare ad una sorta di nostalgia del passato Harold è un debole, un personaggio che ha grandi difficoltà ad affermarsi davvero, è un uomo i cui cambiamenti diventano per il lettore la parte più interessante della storia ma anche la più faticosa perché ad essa sono dedicate moltissime pagine.
L’alienazione della società moderna, la perdita del contatto umano, un’avventura dopo l’altra all’insegna degli abusi, dei ricoveri coatti in ospedali discutibili e numerose trame secondarie che a volte prendono il sopravvento, il lettore finisce in un turbine continuo di eventi, per esempio ad un tratto si ritrova in una storia dove Nixon è autore di racconti oscuri.
Ma qual è la meta infine di A.M.Homes? L’autrice arriva alla conclusione che il mondo così com’è, senza veri legami, rappresenta un pericolo per tutti soprattutto se si finisce per sottovalutare la memoria storica.
I dialoghi sono eccellenti, io spesso ho riso anche se a farmi ridere è stato soprattutto il “senso dell’assurdo” più che “il senso dell’umorismo”.
Non so se questo è un romanzo destinato a rappresentare in futuro la letteratura americana, certo è che appartiene a quel filone di cui fanno parte anche autori come Irving e la scrittura di questa autrice non può non definirsi eccellente, a prescindere dai temi trattati.
Che Dio ci perdoni – A. M. Homes – Editore: Feltrinelli
Traduzione di: Maria Baiocchi e Anna Tagliavini
Anno edizione: 2013
Pagine: 496 p. € 16,15