L’ACQUA ALTA E I DENTI DEL LUPO
Josif Džugašvili a Venezia
di Emanuele Termini – Exòrma edizioni
Parlare di Venezia in questi giorni fa un effetto strano, leggere questo libro di Emanuele Termini trovo sia un bell’omaggio alla città, l’autore concede in prestito il suo punto di vista privilegiato su fatti, posti, colori e sensazioni che regala con una narrazione armonica, un diario di bordo della sua “navigazione” personale tra campi, calli ,e ponti, “porteghi e sotoporteghi”.
Il libro
Josif Džugašvili nascosto nella sala macchine di un cargo che trasporta grano, parte da Odessa per arrivare al porto di Ancona. Da lì, con l’aiuto degli anarchici del posto, raggiunge Venezia presentandosi alla soglia del Monastero di San Lazzaro degli Armeni, nella laguna veneta, dove sarà ospite dei padri mechitaristi. È una leggenda? Negli anni Cinquanta il giornalista italiano Gustavo Traglia cercò di scoprire le motivazioni che portarono Josif in Europa, ma la pubblicazione delle sue ricerche fu ostacolata da chi preferiva mantenere un’assoluta segretezza su quel viaggio, anche a distanza di molti anni. Perché?L’autore indaga sulla vicenda, insegue le poche tracce e i tanti pseudonimi che Josif dissemina lungo il suo cammino, raccoglie indizi e rintraccia le fonti. Assieme a lui torniamo ad ammirare la Venezia delle calli, dei sotoporteghi, dei ponti, dei tramonti in laguna. Tra i turisti che sbarcano dai “mostri bianchi” e i veneziani che si tengono stretta la loro città, riusciremo forse a scoprire se nel 1907 il bolscevico è davvero stato lì.
La mia lettura
“Venezia è in trappola. Il suo fascino è la sua condanna. Venezia è un’anomalia: tra tutti i modi di costruire una città è quello meno prevedibile, un esempio di creatività e tradizione; è un prototipo irriproducibile di armonia, un caso di difformità, un errore e allo stesso tempo un modello di precisione e di calcolo che è riuscito a evitare quasi tutti gli errori che la progettualità mette in conto.”
Il libro è diviso in 22 capitoli, alcuni portano il nome dei personaggi di cui Termini parla, altri dei posti o degli eventi che vengono raccontati e sono accompagnati da diverse fotografie.
La storia che vuole raccontare Emanuele Termini è soprattutto quella di Josif Džugašvili, lo rincorre per tutta Venezia e non solo, vuole dimostrare a tutti i costi che questo georgiano è arrivato nella città lagunare e la sua ricerca porta il lettore non solo in angoli nascosti e speciali della città ma anche a conoscere personaggi che alla città appartengono.
Uno di questi personaggi è Claudio Dell’Orso:
“Claudio è una mappa vivente, una sorta di archivio degli archivi; se da qualche parte a Venezia c’è qualcosa di interessante, di curioso o di estremamente inutile, lui sa dove si trova o conosce la persona giusta con cui parlare per ottenere informazioni.”
Un posto d’onore è riservato anche alla mitica libreria Acqua Alta in Campo Santa Maria Formosa, non so se conoscete questo Campo, è molto grande, il più grande di Venezia.
Entrare all’Acqua Alta è stato per l’autore qualcosa di inusuale:
“All’ingresso pensai subito a uno scherzo, il posto era folle e meraviglioso allo stesso tempo […]C’era una sorta di magia dentro quello spazio disordinato e privo di indicazioni, ognuno seguiva i propri interessi mosso dal suo rapporto personale con i libri. […] Una scala fatta di enciclopedie offriva un’insolita vista su Rio de la Tetta, mentre una piccola porticina dava su Calle Pinelli. A metà libreria, vicino a una gondola, c’era un altro passaggio che permetteva di raggiungere la saggistica, la letteratura italiana, i fumetti e un angolo dedicato ai libri d’arte e agli spartiti musicali. In fondo alla stanza un’altra via di fuga, verso l’acqua. Due sedie erano sistemate proprio sulla porta aperta che dava sul canale, quasi un invito a sedersi a leggere o a guardare le gondole che passano a pochi centimetri dai libri. Avvicinandomi notai che si era sollevato un leggero moto ondoso e l’acqua lambiva i testi di politica sistemati più in basso. […]. La persona a cui chiesi informazioni mi invitò a guardare con attenzione uno strano quadro che teneva in bella vista, una sorta di cartoncino piegato in uno strano modo, dove Venezia diventava tridimensionale. “
Non ho resistito, non potevo evitare di citare questo passo e di dirvi che Claudio Dell’Orso indossa un vestito fatto su misura, un Panama e scarpe lucide … mi sembra il personaggio di un film americano!
“«Allora, è stato o no a Venezia quell’anarchico georgiano?» mi chiese con un sorriso complice.
«Se è passato di qua vorrei trovarne le prove!» risposi confondendolo con la foto tridimensionale.”
Via via scoprirete cosa ha a che fare l’anarchico georgiano con Hugo Pratt e cosa aveva a che fare Pratt con Venezia ma c’è anche il Candido di Guareschi e Traglia che scriveva su L’Unità e si era interessato anche lui a Josif.
“Nel periodo in cui il giornalista (Traglia) si era interessato delle vicende di quel giovanotto georgiano, il direttore de «l’Unità» era Pietro Ingrao […]Quando gli scrissi, lo storico esponente del Partito comunista italiano aveva quasi cent’anni. Sapere che potevo comunicare con qualcuno che quella storia l’aveva vissuta mi emozionava”
Pur vivendo vicinissimo a Venezia non sono ancora mai stata a San Lazzaro, nella cosiddetta Piccola Armenia eppure non è così complicato … le barche per San Lazzaro partono da San Zaccaria e leggendo queste pagine di Emanuele Termini mi riprometto assolutamente di andare, in primavera, a vedere questo incredibile posto con i padri mechitaristi, la statua di Mechitar e la chiesa:
“La chiesa, il Battesimo di Tiridate, la palla di Canton, Pace e la Giustizia del Tiepolo, il refettorio, la mummia e la biblioteca […]A San Lazzaro i monaci tengono in vita la cultura del popolo armeno, custodiscono anche il più importante tesoro della loro cultura: una biblioteca con circa 170.000 volumi, 4500 dei quali manoscritti.”
Non so voi ma io non vedo l’ora …
Bello il racconto dell’incontro con padre Hamazasp Kechikian (si era mostrato disponibile ad aiutare l’autore nella ricerca delle “tracce” di Josif) siriano ed enigmatico, un’atmosfera da “Il nome della rosa”.
Un libro che può appassionare chiunque, conoscendo Venezia la si guarda da una prospettiva diversa, quella dell’autore che la percorre da “segugio” regalandoci scorci, persone, fatti che perfino per un veneziano doc possono essere sconosciuti. Se non si conosce Venezia … allora come dice una pubblicità “vi piace vincere facile” leggendo L’ACQUA ALTA E I DENTI DEL LUPO Emanuele Termini vi conquisterà raccontando anche importanti pagine di storia, ci fa viaggiare in Russia, incontrare i bolscevichi, Trockij, Lenin, la Rivoluzione, c’è Sant’Antonio, c’è Vasken Berberian, c’è Galileo e il racconto è un racconto bello, la prosa è impeccabile ed emotiva, appassionata.
“Sotto la torre dell’orologio guardammo la piazza con le ombre dei turisti che si allungavano verso i Tetrarchi e con il sole che riusciva ancora a illuminare bene San Marco e San Todaro. […] La Loggetta del Sansovino senza la consueta fila mi sembrò surreale […]ci fecero subito entrare nell’ascensore che ci avrebbe portato in cima. Ci ritrovammo proprio sotto l’Arcangelo Gabriele, a quasi cento metri di altezza, da dove potevamo ammirare tutta Venezia, tutta, fino in fondo, tutto il pesce dalla testa alla coda. La luna saliva da Sant’Elena mentre il sole cadeva su San Biagio; da una parte arrivava il buio su Castello e dall’altra i colori del tramonto facevano brillare i tetti di Dorsoduro. San Giorgio Maggiore era sotto di noi e il ponte della Libertà era l’unico segno di forma regolare: la sua linea retta interrompeva il groviglio di tetti e calli che continuavano a mescolarsi istante dopo istante. Patrizia puntava l’obiettivo della macchina fotografica verso la Giudecca e io pensavo a Galileo che nel 1906 provava il suo cannocchiale proprio dallo stesso punto. Venezia si fece color pastello, marrone, verde, segni rossi interrotti da qualche puntino bianco e il nero delle prime ombre che si allungavano, fino a trasformarsi lentamente in un Relicta di Nata. “
Credo di non dover aggiungere altro, posso solo invitarvi alla lettura.