La scrittrice canadese Deborah Willis ritorna con una nuova raccolta che allarga la nostra percezione delle molteplici possibilità dell’amore. I personaggi di questi tredici racconti magistrali e coinvolgenti si muovono sul bordo del rischio, nel rincorrersi di sogno e realtà, dove ogni cosa è abitata dalle innumerevoli forme dell’esistenza. La danzata di uno spacciatore si prepara per la prima missione con equipaggio umano su Marte. Una ragazza si innamora di un uomo che vuole trasformarla in un uccello. Una moglie si imbatte in un buco aperto nel pavimento della casa che condivide con il proprio marito, un buco che solo lei può vedere. Venati di nostalgia e umorismo, ancorati a relazioni fuori dagli schemi – un uomo e il suo animale domestico, un alcolista e il suo sponsor, un migrante muto e un giornalista.
La raccolta esce oggi in libreria per Del Vecchio editore, Deborah sarà presente a Più libri più liberi sabato 7 alle 14.30 in Sala Antares. La presenta la scrittrice Ilaria Gaspari, intanto io ho avuto la possibilità di farle alcune domande (l’intervista era in inglese per cui spero di averla tradotta in un italiano accettabile! Chiedo venia!).
Intervista
Elisabetta: Le tue storie sono per me allo stesso tempo disturbanti e strazianti, oscillano tra la malinconia e la speranza (forse!). Qual è il tessuto connettivo tra le storie di Il buio e altre storie d’amore?
Debora: Sono contenta che tu abbia trovato qualche speranza nelle mie storie! Penso in effetti di vacillare tra l’essere disturbata e “speranzosa” ogni giorno. Il tessuto connettivo (adoro questa immagine perché mi fa pensare al libro come a un corpo vivo) è l’amore, ovviamente, come dice il titolo. Ma so anche che “amore” è una parola forse abusata e che significa cose diverse per ogni persona; mi piaceva l’idea di come poteva “espandersi” questo tema. Per prima cosa, penso che la nostra cultura enfatizzi troppo l’amore romantico, quindi volevo scrivere “storie d’amore” su altri tipi di amore, come l’amore tra un essere umano e il suo corvo domestico, o l’amore tra un ragazzo e il suo futuro padre estraniato o l’amore tra amici.
Elisabetta: Scrivi con l’ intelligenza emotiva e l’acutezza di una persona che passa molto tempo ad osservare gli altri. Cosa o chi ti ha influenzato quando hai scritto questa raccolta?
Debora: Grazie per averlo detto. Mi sono sentita invisibile per gran parte della mia vita, forse a causa della mia introversione, quindi riesco a passare molto tempo ad osservare gli altri. Mi sembra un privilegio fondersi con lo sfondo. Ho scritto il libro per 8 anni, quindi è difficile individuare le mie influenze, dato che ho letto molto in quel periodo. Come sempre sono stata ispirata dalle storie di George Saunders e Alice Munro. Sono stata anche influenzata da altre scrittrici canadesi come Naomi K. Lewis, Emily Saso, Dawn Dumont e Catherine Cooper.
Elisabetta: Cosa pensi manchi nelle narrazioni che raccontano la sessualità femminile?
Debora: Ho 37 anni e quando parlo con le mie amiche, che siano sposate o meno, abbiano figli o meno, trovo che molte di noi si sentano più sicure e sensuali. Penso che questo sia un fenomeno comune; a meno che non ci si trovi in presenza di problemi di salute o eventi di vita stressanti o oppressivi come la povertà e il razzismo, le donne dopo i 35 anni potrebbero trovarsi in quello che viene chiamato un “picco sessuale”. Questa fase non mi sembra venga presa sul serio nella letteratura o nella sfera pubblica: si presume che le donne tra i 30 ei 40 anni siano solo alla disperata ricerca di bambini. Penso che possa essere spaventoso per il patriarcato, immaginare questi esseri indipendenti che si aggirano, facendo soldi (i propri), “sintonizzandosi” con i propri corpi. Questa è forse una fase di #metoo: le donne esprimono ciò che vogliono, non solo ciò che non vogliono. E mi sembra un buon argomento per la letteratura seria. In generale, il nostro “canone inglese” presenta troppe donne che vengono punite per i loro “peccati”. Ho letto di recente che in alcune culture, prima di essere “toccate” dal colonialismo, c’era la credenza che il desiderio e la sessualità delle donne fossero così potenti da poter essere sfruttati come forze curative, le donne e la loro sensualità erano considerate quasi sante. Penso che abbiamo bisogno di una letteratura che abbracci il complicato potere della sessualità femminile.
Elisabetta: Sei riuscita a raccontare l’adolescenza femminile, la scoperta del sesso con dettagli minuziosi. Che tipo di esperienze formative hai avuto tu?
Debora: Nessuna delle storie del mio libro si basa sulle mie esperienze, ma ho avuto esperienze simili. Sono andata in un campo estivo ebraico molto simile a quello descritto in “The Dark”. Avevo anche amicizie molto strette che erano piuttosto ossessive, come le amicizie tra Lielle e Hannah o Andrea e Jessica. Sono ancora grata per quelle amicizie che sono diventate così “so bright” (ho voluto ripetere l’espressione so bright perché la trovo bellissima).
Elisabetta: Il tuo lavoro, il tuo libro, fa pensare che hai un rapporto molto stretto con la natura, perchè è così importante?
Deborah: Sono molto felice che tu la pensi così! Vorrei essere più connessa alla natura nella mia vita. Ma sento anche che siamo tutti così profondamente connessi ad essa semplicemente perché viviamo in questi corpi magici, ordinari. Ogni tanto mi colpisce pensare che il mio corpo sia più denso di microrganismi che di atomi. Nessuno di noi potrebbe sopravvivere senza il mondo naturale intorno e dentro. La nostra salute emotiva, mentale e fisica è legata al 100% al nostro ambiente, quindi non penso che sia sbagliato affermare che siamo natura, anche se – e includo me stessa – lo dimentichiamo per la maggior parte del tempo.
Elisabetta: Ci sono molte seconde e terse generazioni di scrittori di origine italiana che non scrivono di immigrazione in Canada o si soffermano su questioni di identità culturale. Quando e a che punto si smette di essere considerato uno scrittore immigrato secondo te?
Deborah: È una domanda interessante a cui è difficile rispondere, in parte perché sono una rara canadese i cui nonni sono nati in Canada. Ma sto scrivendo questo dalla Lettonia, dove il mio bisnonno è nato e cresciuto; per quanto ne sappiamo, i membri della nostra famiglia che rimasero in Lettonia non sopravvissero ai nazisti. Quindi posso rivendicare qualche legame con questo luogo, oltre cento anni dopo che il mio bisnonno se n’è andato? Ma per rispondere alla tua domanda, penso che molti scrittori si sentano attratti da argomenti e materie diverse e non è una cosa che può essere controllata. Siamo solo fortunati o sfortunati, nel senso che alcuni argomenti sono di moda e altri no e le mode cambiano sempre.
Elisabetta: A che età hai cominciato a scrivere e quali autori/autrici ti hanno ispirata?
Deborah: Ho scritto poesie da bambina, e poi da adolescente ho scritto sceneggiature e romanzi che erano imitazioni di film e libri che amavo. Sono stata fortunata perchè ci sono state molte scrittrici in Canada che hanno avuto successo e quindi mi hanno dimostrato che essere una scrittrice era possibile. Un elenco parziale includerebbe Lorna Crozier, Miriam Toews, Aritha Van Herk, Alice Munro e Margaret Atwood.
Elisabetta: Infine, puoi condividere con noi i tuoi progetti attuali?
Debora: Ho passato gli ultimi tre anni a lavorare a un romanzo di narrativa storica, ma recentemente ho sentito che il progetto si era bloccato: avevo bisogno di una pausa e forse di respirare. Così ho iniziato a lavorare su un romanzo molto più contemporaneo, uno sguardo sul momento storico attuale: affrontare il collasso ambientale e l’indebolimento della democrazia e l’adorazione delle celebrità. Sono in ansia e inorridita dal mondo in cui ci troviamo come esseri umani, quindi forse è per questo che ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa che si rivolga al presente e lo affronti con umorismo. Vorrei dire che sto scrivendo la storia satirica ed erotica della crisi climatica. Spero che sarà divertente!
Il buio e altre storie d’amore – Deborah Willis – Del Vecchio ed. (P. Del Zoppo (Traduttore), C. Fusini (Traduttore) ) Pg 304 € 18,00