PromemoriaLasciateci sentimentali almeno a Natale, please

Smettila di fare il sentimentale, Mattew E' quasi un mantra ,quello di Marlla nei confronti del riservato marito Mattew. I due vivono nella casa dal "tetto verde" e sono i genitori adottivi di Ann...

Smettila di fare il sentimentale, Mattew

E’ quasi un mantra ,quello di Marlla nei confronti del riservato marito Mattew. I due vivono nella casa dal “tetto verde” e sono i genitori adottivi di Anne Shirley l’orfana dai capelli rossi nel cui sangue scorre la passione per le parole. Figlia di due insegnanti di liceo, morti tristemente a causa di una malattia infettiva, ha ricevuto il dono della parola. Per Anna tutto è sentimento da estroflettere e non tenere nascosto. Tutta questa potenza emotiva la farà crescere nella bruttura di una società che la considera una marziana che non sa esprimersi se non per iperboli enfasi e raffinatezze, allusioni o metafore. Una donna come Anna oggi non avrebbe il permesso di stare sui social o almeno avrebbe una vita a-social ma quando a Natale viene trasmessa la sua storia in televisione, rileggendo l’autobiografia romanzata della scrittrice canadese Lucy Maud montgomery comprendo – citando lo spot – che a Natale dobbiamo (e non possiamo) fare quello che non facciamo mai….

La domanda è: manon eravamo nel tempo della volgarità ostentata e del cinismo debordante? Non ci avevano detto che il nostro essere “wow” è direttamente proporzionale allo scadimento del proprio linguaggio che più scorre via senza filtri e più like ai molti? Ci siamo eccome in questo tempo senza ritegno e direi di più. Per dirla con una provocazione evangelica, siamo come gli ospiti urlanti di quell’albergo che non diede un posto per il bimbo venuto da lontano e che nasce – per quei paradossi dell’eternità che si fa storia per l’umanità – fuori dalle piccole mura del paese, nella periferia della periferia di Giuda. Nasce dove non te l’aspetti, Gesù.

La vita e la parola per nascere e mettere radici hanno bisogno di silenzio, di un angolo di quiete che si allontani dal chiasso della banalità a buon mercato.

E nel silenzio le parole si sussurrano come peso lieve, diventano un distillato di tenerezza. Se il Natale può fare un miracolo è proprio quello di abbassare i toni della polemica a tutti i costi, di trovare il tempo per ascoltare senza per forza rispondere e offrire gratuitamente tempo perché cresca la vita degli altri. In questo senso il Natale ci invita a trovare un piccolo spazio di afflato emotivo per quanto esso si concede momenti di retorica ad alto tasso di miele ma – visto il contesto – zucchero non guasta bevanda (dice il proverbio) e comincio a crederci. E se per retorica dei sentimenti intendiamo una resistenza al politicamente truce, al digitalmente odioso e al socialmente sgradevole allora mi permetto di dissentire con Marilla Cuthbert : la pjanti lei e ci faccia essere sentimentali.

Per il chiasso sbraitato e senza museruola della vergogna ci sarà tempo ahimè – per tutto il resto dell’anno. Auguri