Il libro
“Sergio Carati è un professore universitario, un intellettuale, abile nel circuire studentesse, esperto nell’iniettarsi eroina mantenendo contegno e una parvenza di dignità. Mirna Cinotti Carli è una nobiltossica. A farli incontrare non è un romantico scherzo del destino ma il Padrone, boss della ’ndrangheta, braccio armato dell’onorevole Elvio Conconi e dell’ex ministro Antonio Nussardo: in cambio dell’estinzione dei loro debiti e di un grosso quantitativo di droga, i due vengono assoldati come infiltrati nel gruppo di attivisti che si oppongono allo sfregio ambientale dei lavori dell’Alta velocità in Piemonte. La Tav deve essere fatta. È un business troppo grande per politici e malavita organizzata, un affare irrinunciabile. Così il prof e Mirna sono pedine piazzate nel posto giusto al momento giusto: dovranno spingere con un fine lavoro psicologico Giuliano, Elide e Renato – tre giovani profondamente arrabbiati che hanno perso il lavoro e la fiducia nel dialogo e nella protesta pacifica – a mettere e far esplodere una bomba a Torino negli uffici dell’impresa vincitrice dell’appalto per la Tav. Perché la strategia del terrore ha sempre funzionato e anche stavolta darà un’accelerata alle opere, con l’arresto di quei poveri illusi che continuano a protestare rallentando il cantiere. Sembra tutto calcolato alla perfezione tra killer, polizia connivente, esecuzioni. E invece …”
La mia lettura
Sfogliando Zero Tav, la prima cosa che trovate è l’elenco dei personaggi principali e se siete osservatori attenti, nella onomastica riuscite già a figurarvi alcune cose. Per esempio, il nome di Sebastiano Trilombi, detto Il Padrone, assume facilmente per il lettore una funzione valutativa, ci aiuta subito a comprendere il messaggio di carattere morale che può essere legato al personaggio, analogamente Mirna Cinotti Carli rimanda ad un altro contesto di provenienza e suggerisce un particolare tipo di persona.
Zero Tav, (ma io non sono esperta del genere per cui prendetemi con le pinze!) mi è sembrato un esempio dello stile più contemporaneo del noir italiano.
La scelta narrativa dell’autore è quella di presentare una vicenda attraverso i punti di vista dei vari personaggi consentendo al lettore di conoscere le loro motivazioni, le varie prospettive di intersecano continuamente entrando in relazione e fornendo indizi per una ricostruzione dei fatti.
I criminali di Zero tav non fanno parte di un mondo idealizzato ma sono perfettamente credibili, inseriti in contesti sociali normali, alcuni di loro usano la prepotenza per scelta (Il Padrone per esempio) e l’autore ce li presenta, anche fisicamente, come “esseri primitivi” la cui animalità è sottolineata esplicitamente.
Accanto al criminale “classico” ci sono però gli altri criminali, quelli camuffati dietro maschere di onestà, esponenti dello Stato, così lo scenario che emerge è desolante, non si può tracciare una linea netta tra carnefici e vittime, onesti e disonesti, molti personaggi sono l’uno e l’altro, anche i più onesti cadono in spirali criminose e la narrazione è condotta soprattutto dal punto di vista dei delinquenti.
C’è il tema dello “straniero” situato ai margini della società, arrivato in Italia per delinquere, c’è il tema del crimine contro l’ambiente, “l’abuso” contro la natura fa parte delle scelte politiche e delle logiche economiche, come direbbe Giovanni Cesareo:“ il noir allude sempre alla tragedia. Ma alla tragedia della modernità: l’allusione non è mai metastorica” e Mario De Pasquale ci costringe ad immergerci in un racconto che potrebbe trovare posto in una edizione serale dei nostri telegiornali.
Tristemente credibile è anche l’idea che noi italiani restiamo fortemente legati ai luoghi di provenienza che vengono per primi e non sono secondi neppure allo Stato e alla nazione, così “l’avversità” tra i vari territori italiani è chiara, Il Padrone è calabrese e il suo ruolo nella storia è perfetto per la “telerealtà” a cui oramai siamo abituati.
Questo approccio iperrealistico molto pulp trascina pagina dopo pagina in un vortice di violenza e io mi sono accorta che neppure leggendo le pagine più crude ho provato la classica repulsione del reato ed è terribile perché vuol dire che siamo oramai abituati a certe cose, pensiamo alle serie tv come Gomorra, Suburra o Romanzo criminale, è un realismo liquido che si attaglia perfettamente ai nostri tempi, in alcuni momenti De Pasquale ci propone scene infelicemente parodistiche nella loro tragicità.
Scritto molto bene, non ci vengono proposti banali cliché, è uno di quei libri che si legge a buon ritmo e lo si immagina facilmente su uno schermo Tv.
Zero Tav – Mario De Pasquale – Edizioni Spartaco pg 304 € 14,00