Credo sia la prima volta che leggo un romanzo di una scrittrice cinese che vive in Cina, mi spiego: le scrittrici cinesi che siamo abituati a leggere, una su tutte Yiyun Li vivono altrove e pur parlando del loro paese di origine nelle loro opere, hanno sempre una visione filtrata e un punto di vista da espatriate, quindi Fuga di morte di Sheng Keyi posso considerarlo una mia prima volta!
Il libro
Sulla piazza principale di Beiping, capitale dello Stato di Dayang, un giorno compare un enorme escremento a forma di pagoda: un atto dissacrante, che fa esplodere le gravi tensioni sociali latenti da tempo, innescando un movimento di protesta guidato da poeti e intellettuali. Yuan Mengliu, giovane e rispettato poeta, vive però una crisi profonda. Da un lato si dimostra incapace di sopportare la violenza della rivolta e della sua repressione da parte del governo, dall’altro non riesce ad abbracciare gli ideali rivoluzionari della sua compagna Qi Zi, la quale si afferma invece come leader della protesta. Quando la ragazza scomparirà in circostanze misteriose, Yuan Mengliu, ormai abbandonata la poesia e diventato un chirurgo, si metterà alla sua ricerca. Dopo anni di viaggi, si ritroverà in un luogo sperduto chiamato Valle dei Cigni: un mondo utopico apparentemente perfetto che si rivelerà invece sottoposto a imposizioni ferree dall’alto, dove ogni aspetto della vita è regolamentato ai fini del benessere dello Stato, con tragiche conseguenze.
Rifiutato in Cina per il suo contenuto controverso e pubblicato per la prima volta in inglese, Fuga di morte rappresenta il coraggioso tentativo da parte della sua autrice di confrontarsi con l’eredità della protesta di Tienanmen e della sua aspra repressione. Sheng Keyi costruisce due immagini contrapposte di deriva totalitaria e, misurandosi con il tabù che aleggia sugli eventi del 1989, si afferma come una delle voci più interessanti della narrativa cinese contemporanea.
La mia lettura
Come credo la maggior parte dei cittadini cinesi, anche Sheng Keyi si porta dentro i penosi fatti di sangue di Piazza Tienanmen, lei era molto giovane, appena sedicenne e abitava in un villaggio lontano eppure le immagini viste in TV non potevano non restarle dentro, non segnarla, così questo romanzo è una vera e propria allegoria, un modo originale e raffinato di confrontarsi con il passato.
La lettura di Fuga di morte non è semplicissima, la storia è piena di sorprese, gli intrecci sono tanti trattandosi di un romanzo distopico è necessario concentrasi per non perdere il filo degli eventi.
Centrale nella storia è la comparsa, nella città inventata di Beiping, di un enorme cumulo di escrementi, una sorte di torre proprio in mezzo alla piazza cittadina.
L’evento provoca ovviamente costernazione, gli studenti chiedono chiarimenti al Governo che si giustifica dicendo che è solo cacca di gorilla e si affretta a rimuoverla. Il protagonista, Mengliu, prende parte a queste proteste solo perché la ragazza di cui è innamorato, Qi Zi, è una delle maggiori animatrici della protesta e lui vuole starle accanto.
Ho trovato molto bella l’idea di affidare ai poeti il compito di confrontarsi con il Governo per chiedere spiegazioni sull’accaduto, sappiamo che in Cina il linguaggio poetico è la forma di espressione più alta e soprattutto non è qualcosa di riservato a pochi, secondo i cinesi tutti possono praticare l’arte della poesia perché essa è legata ad uno stato mentale.
C’è un passo nel libro, in cui il protagonista trova, su un muro dove tutti attaccavano biglietti di protesta, due poesie scritte da suoi cari amici, poesie così appassionate che Mengliu viene colto quasi da malore leggendole.
Tutto il “viaggio” personale di Mengliu, si svolge circa vent’anni dopo questo incidente della torre, in questi vent’anni lui ha abbandonato la poesia e si è laureato in medicina, non si è mai ripreso dalla perdita di Qi Zi che crede nascosta da qualche parte per cui una volta all’anno intraprende un viaggio per cercarla.
Ad un certo punto le vicende si spostano da Beiping a un luogo sperduto, la Valle dei Cigni che ci introduce in una atmosfera new age, sembra di stare in una sorta di paradiso perduto, un Eldorado con ricchezze, donne meravigliose, bambini che parlano di filosofia e soprattutto niente politica … c’è una organizzazione tecnocratica.
Quando qualcuno nella Valle gli chiede di tornare a scrivere poesie Mengliu si rifiuta perché la poesia non è un passatempo, è qualcosa di serio, uno strumento di dissenso che non può essere snaturato e questo Mengliu lo sostiene fermamente, non concepisce un componimento poetico scritto per celebrare bucolicamente un luogo! In effetti, in Cina (questo è un mio inciso) quando si doveva accedere alle cariche burocratiche, tra le prove c’era anche la composizione di una poesia, da qui si comprende perché lo sgomento del protagonista davanti all’idea di scrivere per puro diletto.
Nella valle dei cigni però di celebra il piacere, mi sono chiesta dunque se l’autrice non volesse in qualche modo guardare ad una Cina meno “seria”, più leggera ed aperta, Mengliu è un dongiovanni, è fissato con il sesso che è costante fissa nella sua vita, è forse una provocazione da parte di Sheng Keyi? Immagino di si perché il tema del romanzo è certamente a sfondo politico.
Mi è piaciuta molto anche l’idea di descrivere la lingua degli abitanti di Beiping come noiosa, priva di fantasia, brutta perfino, ho letto una intervista all’autrice in cui ha detto che un romanzo deve poter avere il potere di offendere e lei ha voluto, anche in alcune esagerazioni, andare contro i mille tabù che ancora soffocano la popolazione cinese.
Bello rappresentare i due volti della Cina: da una parte il colosso economico e dall’altra una Cina più libera, disinvolta, colorata e solare. I fatti di Hong Kong di questi giorni non ci fanno ben sperare però … e pur essendo il romanzo precedente io ci vedo bene nella valle dei Cigni la Cina di oggi che vuole eccellere ma potrà farlo solo a patto di farsi “guidare” e rispettando il volere coercitivo dello Stato.
Penso che questo romanzo necessiti di più letture, di approfondimenti, comprendere anche fatti da noi così lontani oggi diventa indispensabile, brava Sheng Keyi, una bella scoperta, è ironica, raffinata, sconvolgente ma soprattutto riesce a insinuare la curiosità, ci apre le porte a un mondo sconosciuto e affascinante anche nei suoi aspetti negativi.
Fuga di morte di Sheng Keyi – Fazi editore (Traduzione di Eugenia Tizzano) Pg 430 € 18,50