PromemoriaGaleotto fu il citofono e chi lo pigiò

Per uno strano gioco del destino, proprio nel giorno della memoria Matteo Salvini perde rovinosamente in Emilia-Romagna, protagonista di una disfatta pesante pari alla posta “nazional-populista” me...

Per uno strano gioco del destino, proprio nel giorno della memoria Matteo Salvini perde rovinosamente in Emilia-Romagna, protagonista di una disfatta pesante pari alla posta “nazional-populista” messa sul piatto sin dall’inizio, quando in giro per tutta la regione il leader leghista preconizzava granitico l’avviso di sfratto al governo Conte 2. E invece proprio le acque del Po dalla cui ampolla il segretario mega-galattico-supremo asperge quotidianamente se stesso e i suoi sodali – si sono rivelate un muro invalicabile nella sua marcia verso Roma.

Le retoriche in queste ore si sprecano ed probabilmente è giusto che accada soprattutto per il sovraccarico di significati assunti da queste regionali. Per la fatale legge calcistica del gol mancato/gol subìto Salvini ha giocato tutto all’attacco (diceva nelle piazze:”stravinceremo”) ma poi ha straperso per colpa del contropiede avversario nella cui squadra hanno giocato un po tutti non in egual misura. In primo luogo l’uscente presidente Bonaccini ha investito la ricandidatura sul piano amministrativo e non nazionale esaltando i suoi risultati positivi e rilancnaod temi strettamente locali. Per converso, si è notato un Pd volutamente invisibile, poi il sussulto delle sardine in cerca di una casa, i cinquestelle già in frantumi e – non da ultimo – un fattore C.

E dove C sta per citofono, l’interfeccia tanto inedita quanto paradossale in un mondo di smartphone roventi e livorosi. E se tempo fa una telefonata alllungava la vita, una citofonata ha azzoppato (vedremo alla lunga) i consensi e le simpatie di tanti verso un Salvini giunto all’attimo in cui l’ebbrezza dell’impunità annebbia la vista e la capacità di stabilire il confine tra ciò che è corretto e ciò che non è.

galeotto fu il pulsante/e chi lo pigiò , avrebbe cantato Dante; con quella performance tra bullismo, pseudo perbenismo e spacconeria un tanto al chilo, Salvini si è giocato mezza campagna elettorale. Lui in queste ore dichiara che riferebbe tutto (persino il radiotelefono, il grammofono…) ma ai politici non si crede mai special modo quando l’errore è macroscopico.

Quel bottone lo sospinse/ ma fu solo il punto che lo vinse: E quindi laddove è abbondata la presunzione, è sovrabbondata la sconfitta. Sfogliando l’antologia più recente, se pensiamo allo sciagurato referendum costituzionale per Renzi (da cui non si è ripreso nonostante le cose buone fatte), al balcone dal quale Luigi Di Maio i gridava l’abolizione della povertà, nella socialpolitik che tutto concede e tutto non perdona anche Salvini ha vissuto il suo vero epic fail, il suo primo passo falso.

Ad ogni modo, con la vittoria larga in Calabria salgono a tredici le regioni amministrate dal centrodestra, il che mi porta a distinguere da una parte un centrodestra di governo, volitivo e concreto, forte e alternativo ai progressisti, capace di dire e fare scelte liberali siginficative. Ma dall’altra parte esiste pure un centrodestra effimero, gridato, poco incline alla fatica del lavoro, evanescente. Una destra-centro che in Salvini trova il suo miglior performer, un numero uno al grido di “armiamoci e partite”, andiamo a combattere che io vengo dopo.

Nutro il sospetto che molti elettori se ne siano resi conto …

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