E’ divisa in tre parti la raccolta di poesie di Franco La Cecla, La terra negli occhi: Il Nord sincopato, Felicità nei muri, Non è facile restare fermi.
La raccolta
La terra negli occhi, opera prima di poesia dell’antropologo Franco La Cecla, è un libro compatto e vivace, illuminante e inquieto. Una raccolta in cui spazialità e tempo, luoghi e domande trovano la sintesi perfetta, la forma più adatta, nella parola poetica. La terra d’origine siciliana, poi Parigi, Hanoi, New York, l’India, Buenos Aires e Città del Capo sono alcune delle tappe di un viaggio che scandisce la dialettica costante tra stasi e avanscoperta, nella consapevolezza che da ogni viaggio non si può fare altro che tornare e da ogni ritorno ripartire.
La mia lettura
In questa bella raccolta di Franco La Cecla, mi sono trovata a percorrere le tappe dei suoi viaggi che sembrano essere più che ricerca di conoscenza una fuga dall’inquietudine e se ci sono i viaggi, le partenze, ci sono anche i nostoi, i ritorni, allora Parigi, Hanoi, San Francisco, New York, Buenos Aires, Città del Capo, Barcellona riportano a Palermo, Scicli, Venezia.
Vien da chiedersi se per l’autore valga ciò che sosteneva Baudelaire a proposito del mondo: “une oasis d’horreur dans un dèsert d’ennui!” cosa hanno rappresentato per lui i viaggi e questo esprimersi in versi?
“Ero immerso in una timidezza pessimista, incapace di parlare al mio prossimo, arrabbiato col mondo e con me stesso […]“Avevo dimenticato, non era la prima volta che la poesia mi riduceva all’osso, mi fotografava dov’ero, mi allargava la vista, mi faceva capire che c’erano uscite e compagni di uscita. La poesia salva la vita?”
Cosa ha stigmatizzato la poesia? Una crisi interiore forse come lascia intendere nella nota alla fine del volume? Poesia e viaggio, poesia come strumento “consolatorio”, correlativo oggettivo del vivere una vita che oscilla tra il farsi trascinare dalla corrente accorgendosi delle cose solo grazie al didascalismo delle “targhe”
Saremmo ignari di tutto questo
se non vi fossero targhe alle strade
e numeri certi, alle porte,
ogni cercarsi sarebbe smarrimento
e tentativo di sapersi ancora.
Sapremo riconoscere miracoli
e tenere soglie di ardesia
solleveremo la sposa
perché il passaggio non le porti male.
Ma anche il fermarsi consapevolmente e all’improvviso nei posti che evocano sentimenti, radici, amore.
Scicli
Improvviso
svolta
un camion
di carrubbe
pieno
e
tira
via
Chi è Franco La Cecla? Nelle le sue poesie ho trovato il dérèglement delle sue certezze, lui reporter d’eccezione scava fino in fondo alle cose, io, noi, spettatori, entriamo in questo “hortus conclusus” per cercarvi le nostre incertezze che lui ha messo in bella copia.
Farcela ha un po’ a che fare
con la farsa
ma anche con la farce
con il farcito,
con il dovere di riempire
qualcosa.
Farcela per noi significa
nulla alla lunga
mentre nel breve spesso
significa molto.
Farcela è l’illusione
che siamo noi
a spingere l’esistenza
mentre è lei
che ci conduce.
Chiudo con due poesie dedicate a due città che conosco bene
Venezia
Giro muto dell’acqua.
Il silenzio s’è fatto
una gola d’attesa.
New York
Going down the tubes
finire laggiù
trascurato
come un vecchio sidewalk
di malintesi
nel tunnel delle lampadine
traballanti dei vagoni
l’indecente biancore dei graffiti
finire laggiù
come una vita insensata
la vittoria dell’ovvietà
e del dolore piatto.
Franco La Cecla – La terra negli occhi – Interno Libri – Pagine: 84 €10,00