Non è cool in questo periodo (almeno in zona sanremo…) ma se di “passo indietro” si può parlare, certamente lo hanno fatto gli ignoranti a favore finalmente dei competenti, quella porzione di umanità ingiustamente confinata in spazi di nicchia dal mainstream mediatico per la gioia dell’uno-vale-uno su ogni cosa. Un brevissimo riposo forzato – causa influenza non cinese e tutta italiana – mi permette di fotografare l’imbarazzo di certa politica di fronte ad un tema come il #coronavirus cinese che – sub specie scientiae – non contempla relativismi, giochi di parole, paraculismi di partito.
La propaganda dozzinale, rozza persino nei termini e nei toni, sente di avere poche munizioni e mancare il terreno sotto i piedi quando l’evidenza degli eventi impone il riconoscimento dei propri limiti e costringe tutti ad affidarsi alla gente seria ed esperta.
Ed è un divertimento vedere le facce biancastre e la salivazione zero durante i duemila talk show politici di tanti politici nascosti dietro le quinte imploranti ai conduttori di non parlare dopo l’intervento di medici e ricercatori anche per evitare sfondoni clamorosi e figuracce colossali. Consiglio a tutti l’esperimento di comparazione dei linguaggi e non si farà fatica a capire – in ordine alla gravità della situazione – se riconoscersi in un post di Roberto Burioni oppure in una dichiarazione di Ignazio La Russa. Ciò detto, la televisione non può perdere un’occasione “storica” nei confronti col web dal punto di vista culturale, pedagogico e sociale nella capacità di selezionare contenuti e interventi interessanti e cestinare tuttologismi, fake news, demenzialità varie,
Fin qui il mezzo ma stiamo ai soggetti, nel senso che una parte della classe dirigente si trova piuttosto spiazzata e mortiificata in quanto si era tenuta a galla dal clima di sfiducia verso il merito, lo studio dei competenti, i ragionamenti degli esperti (non necessariamente parrucconi, professoroni o gufoni), quelli insomma che a seguito di studi faticosi, know-how spendibile e capacità di soluzione dei problemi erano stati ingiustamente tacciati di elitismo, nemici del popolo. E il popolo – allattato a pane, selfie, reality ed influencers – continuava ad ignorare i rischi di questa progressiva torsione verso l’ignoranza funzionale, e per quanto abbia a disposizione grandi quantità d’informazioni e accesso all’istruzione, si rifiuta di credere a tutto ciò che contraddice le convinzioni radicate. Un problema non solo italiano ma globale, con risvolti geopolitici notevoli nei paesi occidentali. Siamo tutti vittime e carnefici di questa sindrome della verità posseduta e lo siamo da decenni anche se la sindrome alla tuttologia è esondata con i nuovi media inevitabilmente: Una sopravalutazione di noi stessi capace di minare – scrive il politologo e sociologo statunitense Tom Nichols – le basi stesse di una democrazia armonica perchè ha offerto campo alla società dell’approssimazione contro la competenza; el o spazio pubblico (da qui una politica progressivamente incompetente) è sempre più dominato da un ampio assortimento di persone poco informate, molte delle quali autodidatte, che non solamente disprezzano l’istruzione regolare e minimizzano il valore dell’esperienza ma ostentano sicurezza su tutti i campi e si ergono a dispensatori di consigli utili.
Ebbene, la vicenda complessa del coronavirus è in qualche modo una sorta di rivincita della competenza, il passo avanti di chi sa e conosce e il passo indietro di chi può per una volta tacere se non è informato sul tema. La drammatica evidenza dell’insuccesso degli ignoranti ha già fatto tanti danni al nostro paese in molti campi e spero che almeno si faccia una moratoria ideale quantomeno in tema di salute pubblica e di tutela sanitaria dei cittadini. L’appello ai politici è che possano rimettere l’accento sulla meritocrazia, menomata dalla politica-spettacolo e da un sistema educativo sempre più commerciale. E salvaguardando il mantenersi curiosi e aggiornati, bisogna riconoscere i propri limiti e circondarsi di persone che ne sanno più di noi, quegli esperti senza i quali certi campi dell’esistenza non avrebbero chiavi di lettura, comprensione e magari soluzione.