In comode rate di Beatrice Zerbini
Il volume è così diviso:
Perdere
Scontare
A fondo perduto
Tutto sommato
Essendo poesie d’amore bisogna che scopriamo cos’è l’amore per la poetessa:
Sai cos’è l’amore?
Non è solo la parola abusata delle brutte poesie.
Non ha l’accento sdrucciolo e la maiuscola del nome dei
nonni.
È vicino al seno delle madri a mezzanotte e dieci
e tu non arrivi;
è simile;
è sfacciato come un cancro
e ti scava nel petto, ti scandaglia le cellule,
ma guarisce;
è la punta del chiodo e la ferita;
è una stanchezza da riposare domani, forse.
L’amore: sai cos’è?
È forza, è avere paura e non averla;
è ieri da trascinare,
ma è soprattutto domani e dopodomani;
è un domani;
l’amore è l’impossibile che ti chiedo,
è la necessità che tutto sia possibile,
senza scampo o varianti,
come lo fosse,
perché lo è.
Sai cos’è l’amore?
L’amore presenzia,
come un respiro,
respira noi.
E no,
no che non lo sai.
Nei versi di Beatrice Zerbini c’è l’amore che si affaccia sul reale più che sull’ideale, parole che “coprono” i bisogni essenziali:
Cose per cui capisco che mi ami:
hai lavato un piatto,
una padella,
un cucchiaio
di una cena che tu
non hai mangiato con me;
non sopporti il calcare
del bicchiere solo mio;
hai sentito il dolore
sulla mia schiena,
sopporti il dolore
sulla tua schiena;
mi conosci, ma resti;
mi riconosci,
infatti
per te sono io
Amore è rabbia lenita forse dalla scrittura, è paura, è contabilità del buono e del brutto, è pentimento.
Amarsi è stata una pessima idea;
non saperlo quasi una finta,
uno scherzo, una stupidità;
non avremmo dovuto sederci in un bar,
nel tavolino sul marciapiede e ascoltare
io il bosco e tu gli ospiti di tua madre,
sussurrarci cose,
con la donna nella sedia accanto,
a offrire rimasugli a un cane sporco
suo;
non avremmo dovuto guardare
nei rimasugli sporchi nostri …
Il discorso poetico è personale e la suggestione fonico-ritmica dei versi si fa tramite del dono quotidiano dell’incontro, della presenza e dell’assenza.
E quando mi lasci,
quando scendi dalle scale
e io sbircio,
in silenzio,
oltre il cancellino,
se dalla tromba
ti sporgi
e guardi su;
quando vedo
le tue spalle,
sei parole come:
digrignamento,
stridore,
Ignazio,
collidere,
incidere,
frignare,
torna.
Mi si sfoglia il cuore
dalla B alla Zeta.
I sentimenti metabolizzati diventano materia nell’elenco di parole: collidere, incidere, frignare, torna … e in questo elenco la sapienza di quella che è la verità, insostenibile a volte.
Amore dichiarato, combattuto, gridato da chi ha un conto aperto con la sua assolutezza.
Poesie che si leggono svelte, con partecipazione, una voce che è ironia e intelligenza con qualche sfumatura di malinconia.
Eppure
hai tre cose buone,
tu;
una non è il sorriso
che non sorride a me,
l’altra non è
come guardi in basso
il passo
che allontani;
e non è la pelle,
senza labbra
(mie),
non altre cose belle,
che in fondo
non hai
non avevi
e che mai
avrai.
Hai tre cose buone,
tuttavia,
da amare, sicuramente,
se non ora,
da domani;
le prime due non me le ricordo,
ma la terza, senz’altro,
sono io.
In comode rate. Poesie d’amore di Beatrice Zerbini – Interno Poesia Pp 144 € 13,00 (12,00 sul sito dell’editore)