E(li's)booksMicrofictions di Régis Jauffret. Recensione

Régis Jauffret è stato in Italia a Più libri più liberi lo scorso 8 dicembre per presentare Microfictions, una raccolta di ben 500 racconti brevi uscita in Francia nel 2007 e arrivata nelle nostre...

Régis Jauffret è stato in Italia a Più libri più liberi lo scorso 8 dicembre per presentare Microfictions, una raccolta di ben 500 racconti brevi uscita in Francia nel 2007 e arrivata nelle nostre librerie grazie a Edizioni Clichy.

Il libro

Cinquecento racconti, ognuno di sole due essenziali, travolgenti, spietate pagine, per raccontare gli esseri umani nelle loro più inconfessabili deviazioni e perversioni, nelle loro meravigliose bellezze, nei loro imprevedibili abissi, in tutte le loro inarrestabili derive, in tutto il loro inevitabile perdersi, mentire, fallire, risorgere, odiare, vendicarsi, uccidere, fuggire, ricordare e dimenticare, amare, volare, morire. Un libro che è come un veleno che piano piano ti entra dentro e inizia la sua lenta ma inesorabile opera di distruzione. Oppure come un antidoto che annienta subdolamente le comode certezze e le finte sicurezze che tutti ci siamo costruiti. Cinquecento vite raccontate nelle loro ferite. Alcune devastanti, definitive, totali e senza ritorno. Altre piccole, sul momento non troppo evidenti e all’apparenza risolvibili, ma che invece sappiamo daranno la direzione agli anni che arrivano dopo. Jauffret ci fa sentire – non capire: sentire, come una frustata – che ogni vita ne ha una di ferite, e che nessuno si può salvare da questa possibilità di deriva, che a volte è senza ritorno. Per questo Microfictions è un libro che parla di tutti noi. Considerato da critici e lettori una delle opere più importanti e influenti degli ultimi anni, tradotto in dodici lingue, pubblicato in Francia da Gallimard nel 2018, Microfictions è un’«opera-monstre», uno di quei libri che diventano imprescindibili, dei quali «si deve» parlare e che soprattutto «si deve» leggere, un’impresa letteraria e editoriale quasi folle che testimonia – se ancora ce ne fosse bisogno – come Régis Jauffret, forse ancor più dei grandissimi Emmanuel Carrère e Michel Houellebecq, sia ormai diventato «l’autore», che dalla Francia racconta al mondo i lati meno apparenti, meno accettabili, meno morali, quindi più veri dell’essere umano.

La mia lettura

E’ stata un felice scoperta Régis Jauffret, io amo i racconti soprattutto quelli brevi o brevissimi come quelli che riesce a scrivere Amy Hempel quindi ho apprezzato molto i racconti di Jauffret lunghi poco più di una pagina, massimo due.

Stile asciutto, ambientazioni semplici, le storie si svolgono sempre nel quotidiano a casa di qualcuno, per strada e cominciano senza grandi preamboli per cui il lettore si trova catapultato nella storia senza sapere cosa sta per succedere, senza indizi e nella stragrande maggioranza dei casi l’epilogo non promette nulla di allegro, sono scudisciate vere e proprie che lasciano senza parole per la naturalezza con cui Jauffret racconta la follia, la disperazione, la morte.

Sono 1024 pagine affollate di personaggi di cui si perde subito il conto, impressionante è il tono:

La madre aveva asciugato gli occhi del figlio promettendogli uomini, donne, animali fantastici, fiori prodigiosi […]. Aveva rallentato il pianto, sembrava che le credesse. Lo aveva lasciato solo giusto il tempo di fare una doccia perché lui l’aveva innaffiata delle sue lacrime dalla testa ai piedi. Lui aveva scelto l’attimo in cui lei usciva fresca e profumata dal bagno per prenderla per le gambe, portarla in terrazza e saltare la balaustra come fosse una siepe. Lei si era gettata nel vuoto dietro di lui come se avesse scambiato l’aria con l’acqua e si fosse immaginata di poterlo salvare nell’annegamento”.

Terribile, inaspettato e così sono tutti gli altri! E se i fatti narrati sono come dicevo spesso catastrofici, le voci narranti me le sono immaginate con un certo aplomb … l’estetica, avrete capito, è quella “short cuts”:

Sono corso a chiedere alla reception una camera sopra le nuvole per buttarmi fuori bordo come un secchio di vergogna”.

Man mano che si va avanti con la lettura si prova quasi un senso di vertigine, si moltiplicano le voci, i plot, ci immergiamo nelle vite di questi sconosciuti, nelle vicende crude e crudeli, nelle ossessioni, nelle fobie e il fulcro della narrazione è rappresentare una società ordinaria, normale, terrificante nel suo realismo.

Microfictions – Régis Jauffret – Edizioni Clichy (traduzione di Tommaso Gurrieri) Pp 1024 € 25,00 brossura

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