Tra i settori maggiormente colpiti dall’emergenza coronavirus c’è sicuramente quello delle gite scolastiche. I decreti emanati d’urgenza negli ultimi giorni hanno infatti vietato i viaggi d’istruzione (per il momento) fino al 15 marzo. Una mazzata per gli operatori del turismo. E gli studenti, come avranno preso l’annullamento della tanto attesa gita? Skuola.net ha provato a capirlo intervistando 5mila alunni di scuole medie e superiori. Ebbene, così come sulla chiusura degli istituti, circa 6 ragazzi su 10 sembrano essere d’accordo con la scelta del Governo.
Il virus aveva già scoraggiato parecchie scuole
A prescindere dalla vicinanza o meno ai focolai di contagio, il 56% degli studenti approva la sospensione. Lasciar girare liberamente migliaia di ragazzi per l’Italia e l’Europa, specie in questi giorni, per loro avrebbe solo aumentato la diffusione del virus. Il 26%, al contrario, pensa che non sarebbe cambiato granché e per questo contesta la decisione. E poi ci sono quelli (18%) che si mostrano indifferenti alla questione. Ma c’è un motivo: per quest’anno la loro gita era già stata cancellata; in quasi la metà dei casi (48%) proprio per colpa del coronavirus.
Studenti comprensivi, ma la delusione è tanta
Innegabile, però, che sullo sfondo serpeggi un certo malcontento. In particolare tra quegli studenti – il 56% del campione – che avevano in programma il viaggio proprio nelle prossime due-tre settimane. Il 41%, infatti, sarebbe partito volentieri nonostante l’emergenza; il 36% sta ancora metabolizzando la cosa; solo il 23% ha tirato un sospiro di sollievo visto che, per paura, probabilmente non sarebbe partito con la classe.
Gita ‘last minute’? I ragazzi ci sperano ancora
Perché un conto è essere d’accordo con le misure di prevenzione, un altro è accettare di buon grado lo stop ai viaggi. Ma, come si dice, la speranza è l’ultima a morire. Così più della metà dei ragazzi (55%) vorrebbe, sempre se le condizioni lo permettono, che prima della fine dell’anno scolastico la gita si riesca comunque a fare. Il 20%, invece, propende per l’annullamento definitivo, immaginando che il pericolo contagio non passerà così in fretta. Il 25%, infine, è ancora frastornato e non sa cosa augurarsi.