PromemoriaForse non abbiamo progettato prima?

I numeri del crollo economico sono il frutto di una mancanza di visione anche prima del virus. Diciamocelo per il futuro del paese.

Un severissima sentenza sapienziale denuncia: l’uomo nella prosperità non comprende/è come gli animali che periscono” come a constatare l’ottusità di chi se la gode nella sopravvalutazione di sé, nel suo brodo  provvisorio sopratutto quando al consumo non corrisponde un progetto serio per il dopo, per il domani.

Sembra di ascoltare ma al  negativo l’antifona dell’ «Adda passà ‘a nuttata» con l’inevitabile rischio di rimanere inchiodati al buio, nel tapis roulant ciclico di una crisi senza fine. Francesco Guicciardini ammoniva questa mancanza di visuale e denunciava la corsa al tornaconto personale, all’avidità del particulare piuttosto che agire per l’interesse generale ma la pandemia ha definitivamente tolto gli alibi a questo modo intollerabile di procedere. Da qui l’amara considerazione che ci manca un senso comunitario, autenticamente italiano e libero al punto di saper fare la giusta autocritica anziché lanciare strali nel pianto.

Tutto parte da una coraggiosa iniezione di verità per la quale abbiamo il doppio del debito pubblico in risparmio privato ma mezza italia “dichiara” di essere ceto basso e quindi – IRPEF alla mano – versa alla fiscalità la metà di quanto possiede salvo poi sommergere l’altra metà. Tanto pagano gli altri no? Questo me ne frego ci porta alla contraddizione di pretendere diritti ma non assolvere ai propri doveri e così non possiamo andare avanti. Nondimeno, stiamo al respiratore di aiuti finanziari esterni (chiamateli come volete Mes, fund, bond fa lo stesso) ben prima del covid-19. Da molto tempo infatti vivevamo al di sopra delle reali condizioni economiche fingendo ipocritamente una posizione tra i grandi per darci un tono, compiaciuti di tutte le nostre potenzialità e capacità ma troppo pigri per metterli a disposizione. Siamo testardamente come la simpatica canaglia i cui genitori – all’incontro scuola-famiglia – devono sentirsi dire la solita antifona del “bravo ma non si applica”.

Non so se ci si è dimenticati che al netto di demenziali regole continentali (oltretutto sottoscritte anche da noi), abbiamo avuto leggi di stabilità in deficit che hanno dilapidato risorse per puro consenso elettorale (redditi di cittadinanza, quote cento, bonus come piovessero polpette) ma nessun economista di sufficiente competenza ha mai certificato l’efficacia di questo approccio mai strutturale, di medio termine. Nel mentre scuola e sanità in balia dei localismi, i sindacati più confusi che persuasi, spesa per innovazione e ricerca tra i più bassi dell’area Ocse, burocrazia ai limiti dell’esaurimento nervoso. E su queste storture endogene non possiamo prendercela con Germania, Olanda o Austria ma è colpa dell’inerzia dei nostri governi.

I dati del crollo socio-economico sferza solo il colpo di grazia su un corpo già infermo: il Pil a meno 8%, il debito monster accumulato in trentanni (30 non 3…), le rivoluzioni liberali annunciate e mai mantenute, i riformismi a mezzo tv o social sono toppe di un vestito rotto da tempo, logoro come le parole di una luce che rischia di non vedersi più. A cui si aggiunge l’arcigno benservito di un’Europa che fa leva sulle colpe pre coronavirus per farci pagare una situazione presente di cui non siamo oggettivamente responsabili. Ecco perchè è indecente – per i presunti leader politici attuali – dividersi e mettere il prosciutto negli occhi di fronte agli oltre ventimila morti di pandemia. Già da sola l’unità nazionale, il cambio di passo delle opposizioni e l’inclusività della maggioranza sarebbe un successo agli occhi di un paese sotto-chiave e giunto ormai allo stremo psicologico ed economico.

Potrebbe essere il momento della coerenza tra carta e spirito, quando i comportamenti (di buono ) rispondono coerentemente agli atteggiamenti (di bene). A quel punto, una volta steso un plaid pietoso al circo delle fazioni, si scriva un progetto serio, impopolare in alcune fasi ma salutare per rimettere in sella il nostro amato paese che si merita una classe dirigente (politica, sindacati, imprese,informazione etc) degna delle enormi responsabilità della storia.

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