Quello degli allevamenti di lumache è un business che nel corso degli ultimi anni sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Ne ho parlato a riguardo con Nuvò Cosmetic, una delle realtà di questo settore che ringrazio per le informazioni fornite. Cominciato nelle regioni del Meridione, con una prevalenza della Sicilia, della Sardegna e della Puglia, il business si è piano piano espanso nel resto d’Italia: le condizioni climatiche del nostro territorio, infatti, vengono ben sopportate dalle lumache, o – per essere più precisi – dalle specie che vengono allevate anche in regioni come la Lombardia o il Piemonte dove le temperature possono essere molto basse.
Le ragioni di un trend in ascesa
In questo periodo storico in Italia si vive una fase di riscoperta del valore dei prodotti locali: per questo motivo gli allevatori italiani riescono a soddisfare la domanda anche se propongono prezzi più alti rispetto a quelli delle lumache che vengono importate dall’estero. I guadagni che tale attività imprenditoriale è in grado di garantire sono piuttosto importanti: basti pensare che il prezzo della bava, adeguatamente filtrata, è compreso tra i 47 e i 57 euro al litro. Si toccano i 12 euro al chilo, invece, per l’acquisto di chiocciole spurgate e fresche.
Un mercato sempre più forte
I numeri del nostro Paese in questo settore non possono ancora essere paragonati a quelli della Francia; ciò non toglie, però, che sia decisamente notevole l’aumento del consumo di lumache sul territorio italiano. I prezzi alti sono correlati agli standard di qualità richiesti: le lumache, infatti, vengono alimentate con verdura biologica. È ovvio, poi, che all’innalzamento dei prezzi abbia contribuito anche la crescita della richiesta. Ovviamente nel caso in cui si abbia in mente di cimentarsi in questa attività imprenditoriale è necessario anche tenere conto delle spese iniziali da sostenere: solo per comprare 50mila esemplari di lumache fattrici, per esempio, occorrono più o meno 10mila euro.
I costi iniziali
Come per qualsiasi altra attività imprenditoriale, insomma, ci sono dei costi iniziali a cui far fronte, incluso quello del costo del terreno. Da questo punto di vista non è possibile definire una cifra precisa, visto che molto dipende dalla zona geografica di riferimento. L’alimentazione delle lumache si basa su piante commestibili, per acquistare le quali occorrono attorno ai 1.000 euro, e un altro migliaio di euro è necessario per i disinfettanti. Una spesa di 15mila euro è necessaria, invece, per la recinzione che occorre per proteggere le lumache. E non vanno dimenticati tutti i costi di natura burocratica, dall’apertura della partita Iva alla tariffa del commercialista.
Perché allevare le lumache
L’elicicoltura – così si chiama l’allevamento di lumache – è un genere di attività imprenditoriale che può favorire guadagni consistenti, tanto nel caso in cui si scelga di estrarre la bava quanto nel caso in cui si opti per rivendere le lumache. Il mercato mette a disposizione margini e spazi ampi in cui è possibile inserirsi, tenendo presente che sono tanti gli acquirenti potenziali: i negozi e le case cosmetiche, per esempio, ma anche i supermercati e i grossisti. Chi ha un allevamento può decidere di contattare i consorzi di produttori o direttamente i ristoranti. La vendita diretta ai consumatori è una soluzione alternativa da non trascurare: in questo caso per farsi conoscere c’è bisogno anche di una forte presenza sul web, con un sito aziendale e profili su Facebook e Instagram. Senza dimenticare la partecipazione a eventi come i mercati locali, le sagre di paese e le fiere contadine.
La scelta della specie
Sono diverse le tipologie di chiocciole che possono essere allevate. Nel Lazio, e più in generale nelle regioni del centro, sono tipiche l’Eobania Vermiculata e la Rigatella, che tuttavia si riproducono con difficoltà e hanno dimensioni ridotte. Le specie di Helix Pomatia vanno per la maggiore in Francia: la loro carne è giudicata di enorme pregio dal punto di vista gastronomico, e le misure possono arrivare fino a 5 centimetri. Tornando in Italia, ha dimensioni più ridotte la Theba pisana, che è nota anche con il nome di lumaca di campagna: si trova soprattutto in Sicilia. Arriviamo, infine, alla specie più diffusa negli allevamenti, vale a dire il Cornus Aspersum. La rapidità con la quale si riproduce è solo uno dei tanti punti di forza di questa specie, che è in grado di adeguarsi a qualunque genere di clima e vanta una resa gastronomica eccellente. La Lombardia, la Toscana, la Puglia e la Sicilia sono le regioni in cui il Cornus Aspersum viene allevato in misura più consistente.
La bava di lumaca
La bava di lumaca è una sostanza dai molteplici benefici che viene utilizzata nel settore cosmetico per la realizzazione di sieri e creme. Una crema alla bava di lumaca, infatti, vanta una funzione rigenerante grazie ai principi attivi contenuti in questo ingredienti, e in particolare all’allantoina, che fa sì che l’organismo riesca a conservare il giusto livello di idratazione e che la pelle si rigeneri dopo le lesioni che subisce. All’interno della bava di lumaca è presente il collagene, vale a dire l’elemento fibroso più importante della pelle. Esso viene prodotto naturalmente anche dall’uomo, ma in quantità via via inferiori a mano a mano che si invecchia. Ecco, dunque, che un cosmetico a base di bava di lumaca può essere la soluzione giusta per reintegrarlo. In sinergia con l’elastina, il collagene contribuisce a ristrutturare il materasso cutaneo e migliora l’elasticità della pelle.
Come iniziare ad allevare lumache
La vendita della bava di lumaca, quindi, può essere uno dei motivi per i quali conviene iniziare ad allevare le lumache. Ma quali sono gli adempimenti di carattere burocratico a cui si deve far fronte? Dell’apertura della partita Iva si è già detto ma occorre menzionare anche la necessità di iscriversi all’Inps e all’Inail, oltre che al Registro delle Imprese della Camera di Commercio. È utile ricordare, inoltre, che le chiocciole fattrici devono essere introdotte in primavera, e che per poter ottenere i primi guadagni ci sarà bisogno di un bel po’ di tempo: occorre aspettare un paio di anni, infatti, per procedere al primo raccolto.