Questo è uno degli aforismi, peraltro anonimi, a cui faccio maggiormente riferimento quando devo spiegare l’importanza della coerenza.
Perché decidere le regole per gli altri e poi non rispettarle, non solo è pericoloso per la propria salute mentale, ma è pura disonestà. Di questi esempi ne abbiamo visti diversi: fra i capi di stato, fra i politicanti, fra gli “esperti” e tanti se ne vedono anche fra i cosiddetti leader d’impresa.
Ora quale tipo di corto circuito passi nella testa di chi dichiara di essere contro il fumo mentre si accende una sigaretta, è uno dei misteri ancora inspiegati sulla mente umana. Ma numerose scuole teologiche e finanche soteriologiche, ci dicono che se vogliamo dare un senso alla nostra vita non possiamo sottrarci dal viverla in modo presente. E per presenza si intende la capacità di autoconsapevolezza: auto-osservarci mentre diciamo e agiamo, mentre siamo rivolti agli altri essere consapevoli di cio’ che ci accade internamente.
Non è difficile; occorre un po’ di energia, concentrazione, desiderio di integrità. Ecco, insomma, diciamo, non è difficile per le persone di qualità. Per chi pensa che tutto gli sia dovuto, che il suo ruolo gli dia diritto di precedenza e di privilegio continuo, per chi è convinto della sua extra-ordinarietà e superiorità, allora inutile sforzarsi a comprendere cio’ che lo circonda e a cercare di agire al meglio, magari in maniera ecologica.
Purtroppo questa popolazione erroneamente overconfident e spavalda al di là del lecito, è particolarmente impattante nella classe dirigente, politica e manageriale. Forse è un fatto generazionale, forse la scuola non li ha formati ai valori civili, forse la nostra generazione che li ha cresciuti e viziati poteva fare di meglio. Forse è arrivato il momento di abbandonare la troppa pazienza finora mostrata e ripartire da capo, insegnando piu’ efficacemente anche alle istituzioni e ai grandi manager, che se si chiamano “mutande” ogni tanto vanno cambiate.