Il 7 di febbraio si inaugurava a Bergamo, presso l’Accademia Carrara, l’esposizione straordinaria di un dipinto molto famoso in tutto il mondo: “i Musici” di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
L’opera, di proprietà del Metropolitan Museum of Art di New York, avrebbe dovuto rimanere nelle sale dell’Accademia sino al 17 maggio, per poi riprendere la via degli Stati Uniti e tornare al Met.
La pandemia Covid19 ha stravolto tutti i programmi, garantendo per soli venti giorni la visione al pubblico del prezioso dipinto.
Bergamo e New York, due delle città maggiormente segnate dai lutti ed unite nel dolore, hanno rinsaldato il proprio legame grazie al gesto di solidarietà culturale del museo di New York.
I Musici non torneranno per il momento oltre oceano e rimarranno nella città orobica sino alla fine di agosto, posizionati all’interno del percorso museale nella sala dedicata alla pittura del Seicento.
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio – (Milano, 1571 – Porto Ercole 1610) — I musici, 1597 — 92×118,5 cm — New York, The Metropolitan Museum of Art
Il dipinto fu eseguito per il cardinale Francesco Maria Del Monte, che accolse il giovane Caravaggio in casa sua a Roma nella primavera del 1597. L’illustre prelato era un raffinato cultore di musica e la tela del Merisi nasce nell’ambito degli intrattenimenti musicali ospitati dal suo illustre mecenate nella residenza di Palazzo Madama. Nel dipinto sono raffigurati tre giovani vestiti all’antica che si accingono all’esecuzione di un brano musicale, recentemente identificato in un madrigale a sei voci del napoletano Pompeo Stabile, un musicista legato alla cerchia del cardinale Del Monte.
I versi, opera di Jacopo Sannazzaro, celebrano il fatale destino di Icaro: «Ben può di sua ruina esser contento; / s’al ciel volando a guisa di colomba, / per troppo ardir fu / esanimato e spento: / ed or del nome suo tutto rimbomba / un mar sì spazïoso, un elemento: / chi ebbe al mondo mai sì larga tomba?»
Caravaggio adotta uno schema iconografico diffuso tra Venezia e Lombardia e che conosceva grazie al suo maestro, Simone Peterzano, autore di quadri di soggetto musicale. Come in questi modelli, il dio d’Amore, Cupido, riconoscibile dalle ali, si aggiunge ai musicisti, tra i quali si deve riconoscere lo stesso Caravaggio, ritrattosi nel giovane in secondo piano che suona il cornetto.
Paolo Plebani
Anche per la cultura non è un periodo facile. Mentre pensiamo a come riprogettare il nostro futuro, i musei fanno la loro parte, per la funzione sociale che è loro propria, mettendosi a disposizione della comunità. La Carrara si prepara a farlo, in continuità con le proprie origini e la propria storia. Esporre l’opera di un grande artista italiano, come Caravaggio, popolare in tutto il mondo per la sua capacità di coinvolgere e di conquistare, ieri come oggi, vuole dire richiamare l’attenzione sull’importanza del ruolo della cultura attraverso la quale riconoscere la propria identità, superare le difficoltà e riaprirsi al mondo. Nel dipinto tre giovani sono impegnati in un intrattenimento musicale – tra loro il pittore che si autoritrae – secondo una pratica diffusa e qui rappresentata in una scena di decisa modernità con quella figura che ci dà le spalle e di cui intuire le sembianze attraverso il profilo appena accennato. Immagine sofisticata, ma anche ricca di elementi che attingono alla realtà, annuncio di uno dei più originali campi d’indagine dell’artista. L’opera, custodita oggi nel più importante museo gli Stati Uniti, testimonia la solida alleanza tra la Carrara e il Metropolitan Museum e la solidarietà che unisce in questo momento Bergamo a New York, città gravemente provate dall’emergenza sanitaria. I musici concludevano il percorso della mostra Tiziano e Caravaggio in Peterzano, allievo di Tiziano e maestro di Caravaggio, oscurata dopo appena tre settimane di apertura. La Carrara riparte dalle sue collezioni e da quest’atto di generosità del museo americano, che ha assecondato il desiderio di esporre questo dipinto giovanile di Caravaggio nel cuore della pinacoteca. Un ringraziamento particolare per il direttore Max Hollein e per Keith Christiansen, Chairman of the Department of European Paintings The Metropolitan Museum of Art New York.
M. Cristina Rodeschini – direttore Accademia Carrara Bergamo
È stato un piacere per noi del Metropolitan Museum aver potuto prestare I musici di Caravaggio all’Accademia Carrara. Abbiamo un rapporto di lunga data con questa importante istituzione bergamasca che accoglie una delle più pregiate collezioni d’Italia. Le relazioni tra il Metropolitan Museum e Accademia Carrara sono state nel tempo sia istituzionali sia personali, spaziando dalla progettazione di mostre alla ricerca. Grazie all’esperienza curatoriale di Accademia Carrara e al supporto di Banca Popolare di Bergamo, nel 2000 abbiamo potuto presentare al pubblico americano The still life of Evaristo Baschenis: the music of silence, e nel 2012 abbiamo ospitato una mostra che ha dato risalto a un a parte dei capolavori della collezione. Quello che il Metropolitan Museum e Accademia Carrara hanno in comune è l’impegno a promuovere l’apprezzamento per l’ambito, ancora poco studiato, dei dipinti del nord Italia – culla dell’arte rivoluzionaria di Caravaggio. Per questa ragione abbiamo tenuto tanto a prestare I musici in occasione della mostra dedicata al maestro di Caravaggio, Simone Peterzano – esposizione vittima della pandemia. E non vediamo l’ora di continuare a collaborare insieme.
Keith Christiansen – capo del dipartimento di dipinti europei al Metropolitan Museum di New York
Fonte ed informazioni: https://www.lacarrara.it