di Ornella Rota | FocusMéditerranée
ROMA – Perché io che sto bene dovrei farmi iniettare una sostanza che può causare il vaiolo? Si chiedevano in tanti, nel 1700, quando Lady Mary Wortley Montagu, scrittrice e moglie dell’ambasciatore britannico a Costantinopoli, al rientro a Londra propose ai medici suoi connazionali il rimedio utilizzato dalle donne mediorientali per limitare drasticamente le devastazioni del vaiolo. Prelevavano del pus dalle pustole, incidevano la pelle e lo mettevano dentro quella scalfitture: Lady Montagu lo chiamava “ingrafting“, cioè innesto, (come sulle piante). Tecniche simili esistevano anche in India e in Cina, dove si trituravano e sniffavano croste di vaiolo. Ovunque, ne risultava una forma attenuata di malattia, nessuna cicatrice e sopravvenuta immunità. Una tecnica usata in Medio Oriente da donne, soprattutto per le donne: se deturpate dal vaiolo, nessuno le avrebbe più sposate.
La diffidenza dell’ambiente accademico fu ben prevedibile, ma la scrittrice aveva fatto sottoporre a ingrafting il figlio Edward e riuscì a persuadere un buon numero di amici, compreso il medico di famiglia, dottor Maitland, che avrebbe poi trattato i figli del futuro re Giorgio II. Intanto “l’innesto” era praticato anche a Boston, a Mosca alla corte di Caterina di Russia, nella Prussia del futuro re Federico II, nell’Austria di Maria Teresa, gradualmente diffondendosi in tutto l’Occidente.
Le reazioni?
La prima fu di tipo religioso: il vaiolo era strumento della provvidenza di Dio per punirci dei nostri peccati, gli uomini non dovevano perciò interferire, ricorda il professore Gilberto Corbellini, ordinario di bioetica e storia della medicina a La Sapienza, momentaneamente distaccato al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) dove dirige il dipartimento di Scienze Umane, sociali e Patrimonio Culturale.
E la seconda?
Sempre quella domanda, che è anche di oggi: perché-io-che-sto-bene-dovrei-farmi-iniettare-una-sostanza-che-può-causare-una-malattia-mortale
Già. Perché?
Per continuare a stare bene. Si vaccinano le persone sane, affinché continuino a esserlo.
Che gioia un’intervista con questo storico – immediata capacità di comunicazione, ironia, preparazione, esperienza umana. E neppure un luogo comune.
“Noi siamo una specie biologica avversa ai rischi, tanto più li evitiamo quanto più ci obbligano a correrli. A fine ‘700, il vaiolo delle vacche dimostrandosi molto efficace sulle persone (secondo l’intuizione di Jenner) diversi Stati resero obbligatoria la vaccinazione: e fu allora che iniziarono i movimenti antivaccinisti. Alcuni affermavano che lo Stato non doveva interferire in scelte personali tipo vaccinare se stessi o i figli, altri sostenevano che inoculando materiale animale si rischiava la bestializzazione della specie. E poi era l’idea in sé a suscitare disgusto”.
Ho l’impressione che oggi abbiamo sostituito bestializzazione con robottizzazione.
“Scetticismo e repulsione dilagarono soprattutto a fine ‘800, vedendo dalla stessa parte alcune élite liberali e il popolo; in Inghilterra ci furono manifestazioni di piazza con arresti e incidenti. Mentre si facevano vaccini ben più rischiosi, come quello antirabbico di Pasteur o quello contro la tubercolosi, gli Stati si resero conto che non potevano permettere a chiunque di offrire farmaci – fossero vaccini o altro – non sicuri. Così nacquero in Occidente i primi laboratori pubblici preposti al controllo della sicurezza delle medicine, gli antenati delle attuali EMA, AIFA, FDA ecc. Fino agli anni ’50 del XX secolo, quando i bambini continuavano a essere a rischio di morte per difterite, tetano, morbillo, poliomielite, i vaccini erano apprezzati, anzi c’era pressione sulla ricerca. Contrari solamente alcuni movimenti a sfondo religioso, e gli omeopati (che esistono da inizio ‘800)”.
I movimenti antivaccinisti erano un fenomeno limitato anche perché non c’era Internet. Quando si sono irrobustiti?
“Quando le malattie infettive sparirono o comunque non rappresentarono più un problema. Perché-dovrei-vaccinare-mio-figlio-facendogli-rischiare-effetti-collaterali: appunto. Come se degli effetti collaterali non ci fossero pure se prendi un’aspirina. La pandemia da Covid conferma che quei movimenti sono una forma di sottocultura in un’epoca, la nostra, che esige comprensione delle dimensioni scientifico/tecnologiche e fiducia nelle istituzioni. In definitiva: di EMA, AIFA, FDA, anche se a volte sbagliano, io mi fido, perché mi fido del metodo e so che sono presidi istituzionali dotati di una mole di conoscenze e di procedure adeguate per gestire le pandemie.
Insomma non è che su questa materia puoi fare un referendum, ecco”.
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