Nell’Elogio dell’ozio uno dei miei filosofi preferiti, Bertrand Russell, scrive:
“Il lavoro è un dovere e un uomo non deve ricevere un salario in proporzione di ciò che produce, ma in proporzione della sua virtù che si esplica nello zelo.”
Una bella definizione, che mette una pezza al problema filosofico se sia etico dare il proprio tempo e libertà (due beni esauribili e di valore anche metafisico) in cambio di denaro, questione sollevata, fra gli altri, anche da Bakunin.
Una delle onde mediatiche sui social di ieri è stata questa: Mario Draghi fa il premier a costo zero. Stando a quanto pubblicato nei dati sull’Amministrazione trasparente del Governo italiano, l’ex capo della BCE ha deciso di non farsi pagare lo stipendio da Presidente del Consiglio, che ammonta a circa 80.000€ l’anno netti (e che a mio modo di vedere sono troppo pochi considerate le responsabilità, ma soprassiedo).
Premetto che sono un super-convinto sostenitore di #Draghi sin dai tempi del suo lavoro alla Banca Centrale Europea. Di più: lo reputo il maggiore statista italiano vivente e uno dei primi dieci anche del Novecento, dietro solo a Piero Calamandrei, De Gasperi, Pertini, Ciampi, Leo Valiani, Emilio Lussu, ma prima di Ferruccio Parri, Norberto Bobbio, Ugo La Malfa.
Tuttavia, che Draghi non prenda lo stipendio da premier lo trovo un discutibilissimo cedimento al populismo che combattiamo tutti i giorni.
Il suo lavoro è prezioso, presidente, si faccia pagare il giusto.