Il premier Draghi non è sembrato (e sicuramente non lo è) influenzato dalla fuffa di questi giorni, i ministri Giovannini, Bianchi, Speranza e Gelmini hanno spulciato dati per i loro settori di pertinenza, le prospettive di governo sono tracciate sulle questioni cruciali per cui l’esecutivo è nato. Il momento, del resto, è delicato ma l’esecutivo tiene la barra dritta sugli obiettivi attesi e marcia con uno stile funzionale. Gli unici agitati in solitudine e senza un motivo valido sono quelli della Lega, che ricorda – metaforicamente – quella bomboniera (solitamente brutta) che gli sposi offrono agli invitati a fine cena. Amici e parenti non possono dire di no ne tantomeno lasciarla casualmente sul tavolo; tuttavia sanno già nel profondo del loro cuore (e in cuor suo lo sa purtroppo anche la bomboniera) in quale angolo nascosto essa verrà occultata per non vedere mai più la luce.
Ecco la Lega sta lì, in una labirintite politica che intenerisce. La vedi tormentata senza che nessuno glielo abbia chiesto tra il lottare (contro chi non si sa) e il governare (a sua insaputa).
Onestà intellettuale registra che nemmeno qualche settimana addietro, nel momento delicato della riforma della giustizia proposta da Marta Cartabia, i cinquestelle erano usciti dall’angolo (nella forma più che nella sostanza) provando nel gioco delle parti a portare a casa un po’ di gioco e di risultato. Un atteggiamento – quello dei M5S a guida Conte – che si è rivelato positivo e in qualche modo vincente, probabilmente giustificato dal fatto che il loro è un “processo” vero di riforma interna, un percorso inevitabile di transizione dal populismo-vaffanculismo delle origini a qualcosa più strutturato politicamente e programmaticamente, vocato anche all’azione di governo. Roba non facile, opportunistica in questa fase se vogliamo, ma che guarda oramai al 2023 ed è coerente con gli assetti attuali.
Viceversa la Lega è caduta in un sonno della ragione, auto-esiliatasi verso una sorta di Aventino bianco, poco protagonista e per nulla proattiva sul piano del governo nonostante sia un partito di esponenti di peso, presidenti di regione capaci, una formazione che possiede – e non da oggi – una sua anima governista, un suo know-how di competenze e di pedigree politico, istituzionale e gestionale notevole. Ma quella Lega li lavora sul territorio pancia a terra e vive con deciso imbarazzo Le figuracce interstellari di un Borghi o le inesattezze di Molinari nei vari talk televisivi.
Saranno settimane che un ministro felpato come Giorgetti sia sparito dai radar (per non parlare di presidenti regionali come Zaia e Fedriga ) mentre la cronaca ha dovuto registrare la vicenda alquanto deprecabile di Durigon (dimesso) o al massimo la presenza di leghisti disinvolti a lisciare il pelo ai no-green-pass-and-vax la cui ridicolaggine è sotto gli occhi di tutti.
Non proprio il massimo per una forza di governo contro il suo stesso governo no?
Mentre il Carroccio fa la sua parte di rumore (ed è un peccato) gli altri della maggioranza lavorano, scelgono e decidono che poi in fondo è compito di chi governa. con decisioni non sempre facili ma assolutamente giustificati dai tempi serrati: l’inizio della scuola, la ripresa delle attività produttive, l’aggancio della ripresa del PIL che non sia solo un forte rimbalzo dopo il crollo dell’anno scorso etc. Forse che cinquestelle, PD e Forza Italia siano sovrapponibili? Certo che no. Tuttavia bisogna consolidare l’immunizzazione del paese per poi fare ulteriori scelte di transizione sociale ed economica. Sta tutta li la suggestione e l’ardua sfida dei prossimi mesi, decisamente imparagonabile rispetto alla baruffa mediocre della Lega di oggi. Tant’è che nel giro di pochi minuti il governo (Salvini lo sa?) asfalta un accumulo di sciocchezze alle quali forse era stato dato un peso maggiore di quello che effettivamente meritavano rilanciando determinazioni che vedranno – a filotto – sia la terza dose di vaccino (partendo dai fragili e via via per tutti), poi l’obbligo vaccinale non appena Ema-Aifa (dopo la decisione della FDA americana) approveranno i sieri come farmaci tout-court e non come dispositivi emergenziali e sperimentali.
Terzo, non ultimo, il green pass verrà esteso ad altri comparti di lavoro partendo con ogni probabilità dalla pubblica amministrazione per poi passare alle aziende soprattutto nei contesti di lavoro collettivo e nei luoghi al chiuso.
Basta questo per capire che attualmente la Lega è eufemisticamente in difficoltà, così incisiva da essere irrilevante.
Grazie per la bomboniera e felicitazioni.