La leader attivista a Trieste che vuole impartire insegnamenti di epidemiologia al prof. Giuseppe Remuzzi in collegamento televisivo (lui elegantemente in silenzio). Ma c’è pure l’autotrasportatore in protesta a Roma che grida no all’obbligo di green pass ma sì all’obbligo vaccinale (che sempre imposizione è). Oppure ancora la ventenne studentessa di filosofia a Bologna che non si è mai vista a lezione fino a pochi giorni fa ma adesso sabota le lezioni dei suoi compagni che, al contrario di lei, frequentano l’Ateneo. E si potrebbe continuare a lungo in questa rassegna del tanto rumore per nulla, di una minoranza che non si rassegna dopo aver perso sul piano del merito e del metodo.
Sono esempi fulgidi dei nuovi rivoluzionari del pass, quelli che parlano in nome di una fantomatica maggioranza ma senza numeri : l’83% degli italiani è vaccinato e se si toglie un 5 per cento di impossibilitati a farlo (per cause cliniche s’intende) allora – domanda – questi Robespierre de noantri parlano a che titolo? In questi mesi di lotta alla pandemia nessuno è esente da errori ma da qui a bloccare un paese intero ce ne vuole.
Ammettiamolo: questa protesta è mediocre, piuttosto deboluccia sul piano del merito, più utile a chi la fa per poter dire mamma mi si vede in tv.
Poca roba, insomma.
Viene un certo sgomento sentir parlare di dittatura sanitaria (se solo sapessero il significato del termine) o di poteri forti, di violazione digitale delle libertà (qualunque cosa questa puttanata significhi) da parte di un universo sicuramente incazzato per diverse cose ma non autorizzato a metterle insieme per coagularle nella violenza o nel blocco delle attività produttive. Se proprio vogliamo parlare di popolo (quindi dei numeri veri) allora i rivoluzionari dovrebbero chiedersi del perchè le loro lamentele non abbiano punti di caduta reali e non incidano nel concreto. Volevano un venerdì nero ma l’evidenza e il rigore di questi mesi (sul piano della lotta alla pandemia ritengo che i governi Conte 2 e Draghi abbiamo un atteggiamento prudente e intransigente) è più forte di ogni complottismo.
Credo che bisogna guardare da un’altra parte ovvero verso la maggioranza del paese: ripartiamo dall’Italia che lavora, che rispetta le leggi e ottempera ai propri doveri senza per questo sentirsi diminuita nei suoi diritti.
Il Green pass, per un paradosso che solo gli scemi non vogliono capire, è proprio un dispositivo di libertà poichè (contrariamente all’obbligo tout court) lascia al cittadino persino un’opzione di scelta in più ovvero farsi anziché il vaccino un tampone negativo per svolgere le attività lavorative e sociali, con costi però a suo carico. Ciò perchè la prevenzione vaccinale è già gratuita e a carico già dei contribuenti. Se così non fosse, sarebbe iniquo per gli altri: cosa diciamo al restante 83 per cento che ha esercitato quel senso solidarietà e di protezione collettiva? Quando avremo il coraggio di tutelare e dare spazio a chi ha saputo sentirsi parte di una comunità, disposto anche a pagare un prezzo sociale per questa comunanza di vita e di destini?
Le maggioranze vanno avanti e le minoranze legittimamente dissentono. Tuttavia mi permetto di sottolineare che bisogna saperlo anche argomentare il dissenso poiché è proprio vero che non si può avere l’arroganza di cambiare il mondo se prima non è capaci di cambiare il proprio (il mondo che risiede dentro la coscienza..). E, del resto, Esopo ammoniva “più piccola è la mente più grande è la presunzione.”