Il libro di oggi è L’azione di Sara Mannheimer
Il libro
Una donna vaga per le stanze della sua casa, affascinata prigioniera di un’immensa biblioteca che contiene una collezione completa della letteratura di tutti i tempi. Le stanze ricolme di lussureggianti scaffali si susseguono infinite, i dorsi dei libri rivolti contro di lei: un luogo spaventoso e invitante. Magia e realismo si intrecciano nella scrittura poetica e leggera di Sara Mannheimer, che riesce a rappresentare la fragilità spesso ben celata della vita quotidiana cancellando il confine sottile tra realtà e immaginazione in una prosa che dispiega il potenziale di infiniti universi narrativi. Sarà infine il dolore segreto della protagonista a essere la chiave di interpretazione del suo ostinato e furioso leggere: le linee nette tra vita e finzione diverranno sempre più sfocate, per aprirsi infine alle possibilità più indisciplinate e sorprendenti del connubio tra vita e letteratura.
La mia lettura
“La casa
Finalmente! Devo dirlo a gran voce –
È autunno e non son più senza meta, né senza casa, ho una
Casa nelle cui stanze il vagar trova pace, si fa lingua che fluisce
come fiume alla foce.
Lo dico a gran voce, perché mi si fissi per bene nella coscienza,
che ho chiuso alfine in uno scrigno tutti-gli-altri-futuri
-possibili che combaciano con la rappresentazione di nuovi altrove e grandiosi traguardi.”
Non ho potuto fare a meno di citarvi l’inizio di questo romanzo, L’azione di Sara Mannheimer. L’ho trovato così poetico, così evocativo che credo sia la chiave d’accesso alle altre 215 pagine, non si può non continuare.
Di cosa parla esattamente L’azione? Io l’ho collegato subito a Calvino e alle sue Lezioni americane. Sara Mannheimer racconta il valore della letteratura, dei libri, della parola, della scrittura insomma, entro la storia.
La letteratura qui è un mezzo per vivere delle “esperienze simulate”, la protagonista si perde in un “trip” psichedelico istigata (proprio così dice) dai libri da cui teme di essere letteralmente divorata.
“Avvicinarmi a un libro, voltarlo e mescolarmi con la sua polpa. Di che cosa ho paura? Forse dell’idea che da un lato il libro possa divorarmi, anziché essere io a divorare lui, o dall’altro che non mi lasci entrare.”
La Littérature, pour quoi faire? Sembra gridare questa voce narrante che quasi spaventa perché arriva trafelata, è la voce spezzata di un delirio.
Il grado zero della scrittura, Roland Barthes, Camus, Queneau …
“Alla fine di novembre, Al di là del bene e del male; Inseguire gli attimi Verso Damasco. Gita al faro I miei amici: La via è una mano, Un paesaggio per Il dolore, La tregua, La certezza perduta. Nel giallo L’erba canta Dei tremori, Della bontà, L’accecamento, Confessioni, Le metamorfosi, Delitto e castigo – La vita è altrove – Nel deserto: I flutti delle rive, Nella bestia: Eclissi di sangue. Cent’anni di solitudine Così va bene, Trasportando grasso Emanuel Swedenborg Salmone al wok?”
L’esperienza letteraria ha un tale grado di coinvolgimento, è così materiale che diventa personificazione, si fatica a distinguere tra dramatis personae e persone reali, i testi dei libri sono “embodied”, incarnati da questa donna che si sente interpellata da ciò che legge.
“Forse mi avvicinerò a un altro libro di Roland Barthes, o magari uno di Julia Kristeva, o perché non un meraviglioso classico, una fonte, come La divina commedia? Seduta con la mia tazza di caffè, assaporo l’idea, assaporo la certezza che presto l’attesa sarà soddisfatta e s’aprirà come un presente impacchettato.
Cerco di tenere tutto aperto ancora per qualche istante, sfoglio in libertà la mattinata, è estate. E d’un tratto mi ritrovo immersa nel Canto XXVII del Purgatorio”
L’esperienza letteraria è immedesimazione, le opere prendono vita grazie a questa lettrice che le “convalida”, le fa vivere.
“Se rivoluzionario vuol dire tagliare i fili col passato, liberarsi di ciò che sigilla gli ordini precostituiti, sbarazzarsi dei sistemi gerarchici, costringere chi sta sul piedistallo a scendere fra il popolo e fra i piedi della gente, forse allora vuol dire anche che non è più lo scrittore a creare il significato del testo bensì il lettore? Che non è più l’origine bensì il destinatario a conquistarsi gli onori, cioè non la fonte bensì l’incontro? Lo scrittore non è più qualcuno che sostiene di conoscere qualcosa che nessun altro conosce, lo scrittore non racconta alcuna verità bensì, semmai, soltanto la verità sulla bugia. Sono pensieri miei?”
E’ da maneggiare con cura l’Azione di Sara Mannheimer, non può essere per tutti perché pretende di far entrare il lettore in contatto diretto con il potere originale delle parole, leggere l’Azione è come imparare a parlare, di nuovo, daccapo, è come ricostruire la storia della lettura e visto che Sara Mannheimer cita Dante e La Commedia allora io cito Paolo e Francesca proprio per riferirmi al potere della lettura che si fa materia.
“Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.”
La lettura cessa, rompe l’argine e per i due non c’è scampo, precipitano nel reale, nell’inferno.
L’Azione toglie il fiato, racconto originalissimo, prosa eccellente, raffinata e qui immagino abbia fatto un lavoro egregio la traduttrice.
Dieci cum laude.
L’ azione di Sara Mannheimer
Deborah Rabitti (Traduzione)
Safarà Editore, 2021
Pp 216 Brossura € 18,00