Notes da (ri)vedereEconomia, incubatori e Startup Studio in Italia

Mamazen è la prima realtà ad implementare il modello dello Startup Studio in Italia. Il mondo delle startup rientra nell’economia italiana in costante crescita. Startup ha un significato ben preciso: impresa emergente. Potremmo definirla una nuova impresa che vuole adottare diverse forme di un’organizzazione temporanea; oppure una società di capitali alla ricerca di soluzioni organizzative e strategiche, che siano ripetibili e possano crescere indefinitamente. Molte startup non riescono ad affermarsi e spesso sono costrette a chiudere, perché qualche problema insorto improvvisamente crea ostacoli non risolvibili nel breve periodo. È comunque una modalità da incoraggiare perché stimola la creatività imprenditoriale, propone nuove idee, a volte innovative, diventa un volano economico che trascina altre realtà imprenditoriali. Gli Studio, affermati a livello internazionale ma ancora abbastanza sconosciuti in Italia, sono l’evoluzione degli acceleratori e degli incubatori: intercettano i bisogni reali delle persone attraverso dettagliate analisi di mercato, per generare startup di successo che raggiungano almeno un round di investimento, che arrivino all’Exit e che siano poi realmente utilizzate dalle persone. Farhad Alessandro Mohammadi, supportato da un team qualificato che lavora sullo sviluppo dell’idea da zero a una struttura e supporta l’imprenditore in tutto il percorso, a partire dalla fase di ideazione, offre il suo studio accurato a imprenditori, costruttori, innovatori, investitori e aziende. Con Farhad Alessandro Mohammadi, founder e Ceo di Mamazen, vogliamo conoscere il mondo delle startup, al fine di analizzare pregi e difetti delle realtà economiche del XXI secolo.

Qual è la differenza tra incubatore d’impresa e startup studio?

«Uno studio lavora e sviluppa solo su startup generate internamente che vengono costruite partendo da un’analisi approfondita dei bisogni reali del mercato. Questo permette allo studio di abbassare drasticamente la percentuale di fallimento perché l’approfondita analisi iniziale genera aziende con alti tassi di successo. Lo Startup Studio non è un investitore early-stage ma è il fondatore delle startup che sta sviluppando. Il progetto finale è rendere le startup indipendenti e liquidare gli investimenti attraverso una exit. Un incubatore ha una funzione diversa e si occupa di far germogliare (o incubare, come fanno appunto con i neonati) startup in fase embrionale aiutandole a strutturare il proprio business per poter essere lanciate nel mercato. L’incubatore infatti “incuba” startup esterne aiutandole a sviluppare la propria idea. L’approccio degli incubatori è nettamente diverso rispetto a quello degli Startup Studio. Molti incubatori sono di matrice pubblica e quindi non chiedono dell’equity in cambio dei propri servizi di incubazione e gran parte degli investimenti sono a fondo perduto. I servizi principali forniti dagli incubatori sono dedicati al mentoring e servono per colmare il più possibile il gap di conoscenze e fornire alla startup una struttura per la propria futura crescita oltre che fornire al team iniziale supporto logistico come uffici e strumenti di lavoro».

Pregi e difetti del startup studio caratterizzano questo nuovo modo di promuovere idee ed economia. Questo modello di impresa come si differenzia da quello del XX secolo?

«Cominciamo dai pregi. Un’idea chiara che intercetti i reali bisogni del mercato. Solitamente uno Studio segue un rigoroso processo di generazione e validazione delle idee che permette di lanciare solo startup che rispondano a reali bisogni di mercato. La scalabilità della startup è più veloce perché si parla di un numero selezionato di progetti ad alto impatto strategico che permette la creazione da zero di un portafoglio di startup di qualità e a basso rischio. Il tasso di successo delle Startup prodotte da uno Studio normalmente supera di 6 volte quello di una iniziativa early stage. La valutazione media delle startup generate da uno Studio è stimata a 74 milioni di dollari contro i 50 milioni di quelle tradizionali, mentre il tasso interno di rendimento medio – IRR – medio per una startup generata all’interno di uno Studio è del 53%, contro il 21,3% del processo tradizionale di sviluppo e soprattutto la velocità da zero ad Exit è di 4,3 anni contro gli 8 anni delle Startup tradizionali. Avere alle spalle investimenti che garantiscano alla startup le risorse per crescere. Lo Studio, quindi, limita il rischio di fallimento e permette di sviluppare solo le idee che hanno passato con successo la fase di validazione sul mercato. La Holding di Mamazen investe soltanto nelle 10 migliori, abbassando ulteriormente il rischio degli investitori. Analizziamo i difetti. Il modello per la sua peculiare caratteristica di basarsi su un team di esperti non può scalare all’infinito. Per fare un paragone con un fondo di VC possiamo dire che un fondo di VC se è in grado di individuare iniziative di qualità allora nel secondo fondo di VC allargando la capiena della raccolta è possibile investire su un maggior numero di iniziative. Uno Startup Studio per lavorare in modo efficace può sviluppare un massimo di 5 idee anno di qualità. Inoltre per sviluppare un nuovo verticale ha bisogno di un team di esperti in quel determinato verticale. È quindi più difficile far scalare il modello oltre una determinata dimensione. Uno Startup Studio si differenzia dalle imprese del XX secolo perché si propone di industrializzare il processo con il quale vengono lanciate imprese innovative. Assomiglia in qualche modo alla rivoluzione industriale ma, in questo caso, applicata al mondo delle startup. L’obiettivo di questo nuovo modello che sta crescendo esponenzialmente è industrializzare il processo di innovazione».

Come integrare il digitale nella nuova cultura d’impresa?

«Il digitale, volente o nolente, farà parte della nostra vita. Il mondo, soprattutto post pandemia, si trova di fronte a due tipi di transizione, quella ecologica e quella digitale (che in qualche modo fa parte della prima). Io credo che le imprese debbano abbracciare questo nuovo modo perché non si può resistere al cambiamento, bisogna cavalcare l’onda prima di esserne travolti. Credo che sia fondamentale educare le imprese ad accogliere il digitale e credo che in questo gli incentivi pubblici possano giocare un ruolo importante per permettere alle imprese di non restare indietro».

Francesco Fravolini

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