Factory ItaliaLo sviluppo dell’energia del vento, come accelerare la transizione ecologica

La crescita straordinaria dei prezzi dell'energia elettrica sottolinea la necessità di investire a ritmo sempre più elevato sulle fonti rinnovabili. L'energia eolica è tra i principali motori della transizione ecologica. Tuttavia, è necessario adottare misure adeguate per favorirne la piena valorizzazione.

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I prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso stanno sbriciolando ogni record in molti Paesi europei. Sul mercato italiano già nel mese di novembre si era superata la soglia dei 400 €/MWh, livello mai toccato dal 2004, da quando la borsa elettrica è attiva. Ma la corsa non si è arresta, il PUN – il prezzo di riferimento dell’elettricità all’ingrosso – ha superato i 500 €/MWh, con un picco (nel momento in cui si scrive) di 533 €/MWh al 22 dicembre. Mentre il governo, con la legge di Bilancio, immagina di introdurre misure di contenimento del rincaro delle bollette per famiglie e imprese, che rischiano di rappresentare un palliativo di fronte a questo trend esponenziale, il sistema energetico, davanti ai prezzi straordinari del gas naturale, rimette in moto le centrali a carbone. Questo succede, da mesi ormai, in diversi Stati Ue e anche in Italia. Dall’analisi di Enea relativa al terzo trimestre (quando la tendenza di rialzo dei prezzi delle materie prime energetiche era evidente, ma non aveva ancora toccato i livelli eccezionali del periodo ottobre-dicembre), si osserva un aumento tendenziale della domanda di energia del 7%, a cui ha corrisposto un incremento della richiesta di petrolio (+8%) e di carbone (+25%). Per i primi nove mesi del 2021, la domanda di carbone è cresciuta del 10%, il gas naturale del 7%, le rinnovabili dell’1,5%.

Il rincaro delle bollette, trainato dall’aumento del prezzo del gas naturale, sottolinea ancora di più l’esigenza di procedere a ritmo spedito sul percorso della transizione ecologica, installando nuova capacità di generazione di energia pulita. Le fonti rinnovabili hanno sperimentato una crescita significativa in Italia a cavallo degli anni ’10 del 2000, in corrispondenza di rilevanti politiche di incentivo. Successivamente, il tasso a cui pale eoliche e panelli fotovoltaici vengono installati ha rallentato in maniera evidente, ponendo il nostro Paese indietro rispetto agli altri principali stati europei.

Particolarmente significativo è il caso dell’energia eolica, su cui si concentra il Policy Brief dell’Istituto per la Competitività (I-Com) dal titolo “Dove soffia il vento della sostenibilità. Transizione ecologica e tutela del paesaggio in Italia”. Nel 2020 l’Italia è stato il dodicesimo Paese europeo per nuova potenza eolica installata, a notevole distanza da Paesi Bassi, Germania, Spagna e Francia. A preoccupare particolarmente è il rallentamento progressivo del trend di crescita dei nuovi impianti eolici, manifestamente inadeguato a conseguire gli obiettivi al 2025 e al 2030 fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Questi target, infatti, che dovranno essere pure rivisti al rialzo alla luce dei nuovi impegni europei di riduzione delle emissioni al 2030, verrebbero raggiunti con almeno un decennio di ritardo. Una ulteriore prova del ristagno dello sviluppo delle fonti rinnovabili italiane viene dagli esiti, chiaramente deludenti, delle aste previste dal DM FER1, che hanno sofferto un’assegnazione di potenza spesso irrisoria rispetto al contingente disponibile e prezzi medi in crescita.

Ciononostante, alla contrazione degli impianti autorizzati si contrappone un crescente dinamismo degli operatori di mercato. Basti guardare al volume delle richieste avanzate a Terna per la connessione alla rete elettrica di impianti eolici, teoricamente in grado di soddisfare i target PNIEC. Perché si possa invertire il trend in atto e accelerare sul percorso della transizione ecologica, risulta necessario rendere certo, coerente e stabile il quadro normativo e regolatorio, andando avanti spediti in un’azione di snellimento delle procedure autorizzative. Allo stesso tempo, è fondamentale rendere operative le semplificazioni amministrative introdotte con gli ultimi due decreti Semplificazioni, garantendo tempistiche sicure e in linea con le direttive europee (due anni per i nuovi impianti contro i sei osservati in Italia). L’individuazione di un punto di equilibrio più avanzato tra le ragioni della decarbonizzazione e quelle del paesaggio, il superamento delle penalizzazioni per gli interventi di repowering e una declinazione più puntale degli obiettivi nazionali su scala regionale, sulla base di un’attenta pianificazione territoriale, costituiscono altri ingredienti utili per agevolare la diffusione dell’energia del vento.