GovernDanceGovernance scomposta

Non c'è umanità in alcune governance cruciali per il Paese. Tollerarlo non genera prosperità.

Al di là dell’ignorante scompostezza con cui in alcuni cda si dan le dimissioni e si avvicendano presidenti, c’è un dilagante malfunzionamento di alcuni fra i piu’ importanti organi di governo delle imprese italiane. E’ sotto gli occhi di tutti la conflittualità in aziende strategiche per il Paese, dai settori industriali e tecnologici, a quelli finanziari ed editoriali. C’è una trasversalità che ha abbassato il livello di performance dei consiglieri e dei loro ambiti di azione in alcune realtà e un disamoramento di molti nelle tematiche di governance e strategiche. Eppure stavamo passando in maniera qualificata dal manierismo cerimoniale dei vecchi cda polverosi (anni 90) al presidio competente e inclusivo di nuove forze (dal 2010 in poi), quando qualcosa si è inceppato e ci siamo ritrovati a fare i conti con liti, divisioni e scarsezza di visione, nuovi clientelismi e antiche competizioni da animali da cortile, nonostante alcune delle aziende abbiano ottimi risultati o il mercato le sostenga nelle loro fasi trasformative. Colpisce che anche chi ha capacità e intelligenza strategica, seduto ai tavoli con qualche nefasto narciso non riesca ad imporre visione e responsabilità sociale. Cosi le miglialia di persone che in queste aziende alla cui testa ci sono capricciosi figuri che a furia di non tenere i piedi per terra han perso il senso della loro statura,si demotivano, si sentono offesi e svalutati e cercan migliori organizzazioni entro cui dare il loro contributo, anche andando all’estero. Non c’è umanità nel trattare in maniera cosi impari chi fa funzionare il motore del Paese, chi silente, innominato, invisibile ai piu, fatica per garantire che il Paese non s’inceppi definitivamente. Assordante il silenzio istituzionale di alcuni organismi, che a mal pensare se stan silenti avranno il loro tornaconto, svilendo cosi ulteriormente il senso dello Stato e del Servizio al popolo che per molti è, grazie a Dio, ancora centrale nell’impegno professionale e come cittadini. Un’Italia sfregiata da chi crede il denaro sia la panacea di tutti i mali e la sua distribuzione scellerata, o volta a comprare chi si lascia comprare, possa davvero segnare strade sostenibili nel tempo. Se non vinceremo la sfida delle riforme, della ricostruzione, della riqualificazione industriale e non ci meriteremo ulteriori investimenti da parte dello straniero, come piace chiamare chi da fuori investe sui nostri asset nonostante tutto, non avremo altre possibilità. Allora sarà difficile non dare la colpa ai capricciosi soloni che si credono giganti. Essi si riflettono onanisticamente negli specchi deformanti retti dai loro portaborse che fan credere loro di essere giganti, mentre restan nani, seppur di straordinarie dimensioni.

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