Che sia il rifacimento del 1955 di Orson Welles o che sia l’originale del 1851 di Herman Melville, il tema di fondo è lo stesso: l’uomo e la sua assoluta cecità quando è davanti alla più secca sete di vendetta. È quello che emerge dal “Moby Dick alla prova”, nuova produzione del Teatro Elfo Puccini con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, che porta la firma alla regia di Elio de Capitani, anche Capitano Achab. Il nuovo spettacolo ha debuttato lo scorso 11 gennaio al Teatro Elfo Puccini dove è in scena ancora fino al 6 febbraio. Una produzione che costata cara sia in termini di realizzazione che di impegno, anche dato il periodo di pandemia (è stata allestita e messa in prova nell’inverno 2020/21, ma non ha potuto essere presentata al pubblico. Il lavoro arriva a compimento quindi ora, per la stagione ‘21/22). Nonostante le epoche in cui l’opera è stata scritta e riscritta, e nonostante i periodi diversi oggi tra la preparazione e messa in scena finale dello spettacolo, il tema di fondo del romanzo o dello spettacolo è più che mai attuale: la balena bianca rappresenta sempre la lotta dell’uomo per superare se stesso, in una battaglia che quotidianamente si ripete e che costa (stando a Welles e Melville) ogni sera e ogni pagina una sconfitta. Certo, il lavoro dell’Elfo Puccini sul testo di Welles è mastodontico: Cristina Viti ha curato la traduzione dell’autore americano, che è a sua volta una restituzione in versi sciolti dal romanzo di Melville. Le musiche, di Marco Arcari, sono suonate dal vivo in scena e tutti gli attori indossano costumi elaborati nella necessità di rendere la povertà di coloro che sceglievano ai tempi di partire in nave per la caccia alle balene (di Ferdinando Bruni). Miseria e disillusione sono palesemente esemplificate anche dalle maschere grigie, di Marco Bonadei, dipinte sul viso di ogni attore quasi a renderli dei fantocci, delle leve, materia prima da sfruttare per andare incontro e contro ad un’impresa impossibile: uccidere Moby Dick per vendicare Achab, a cui anni fa la balena aveva amputato una gamba durante un combattimento per cacciarla. La scena, di Welles e di De Capitani, si apre su un palco di attori in prova (teatro nel teatro) del XIX secolo: stanno lavorando su Shakespeare, il “Re Lear”. Ma no, improvvisamente quasi come un capidoglio al massimo della sua potenza entra in scena il Capocomico (sempre De Capitani): cambio di passo. Non si proverà più il “Re Lear”, ma un riadattamento del “Moby Dick” di Melville. “Il testo di Welles è un esperimento molteplice, sottolinea il regista e primo attore-: blank verse shakespeariano, una sintesi estrema del romanzo, personaggi bellissimi, restituiti in modo magistrale, e parti cantate. Noi abbiamo realizzato questo spettacolo ‘totale’, con in più la gioia di una sfida finale impossibile: l’apparizione del capodoglio. E con un semplice trucco teatrale siamo riusciti a crearla in scena”. Uno spettacolo sulla disperazione umana davanti alla sua fragilità, inevitabile ma a cui non vuole guardare: uno spettacolo elaborato e frutto di un instancabile lavoro, arricchito anche da un’installazione nel foyer dell’Elfo Puccini realizzata con la collaborazione del Muse- Museo delle Scienze di Trento. Dall’8 al 20 febbraio sarà al Teatro Carignano di Torino.
TEATRO ELFO PUCCINI, sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano – Durata: 2 ore 20 – Mart/sab. ore 20.30; dom. ore 16.00 – Prezzi: intero € 33 / rid. giovani e anziani €17,50 / online da € 16,50 – Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – [email protected]
Installazione Umanità contro: accesso gratuito riservato agli spettatori del Teatro Elfo Puccini.