PromemoriaLa più “green” del mondo

Una riforma che tutela l'ambiente accanto alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della Nazione

Non solo bella ma anche molto “green”.

Nella nostra Costituzione viene sancito come principio fondamentale la tutela dell’ambiente, della biodiversità degli ecosistemi (art.9,2), valore da cui si declina il diritto alla libera e privata iniziativa economica a patto che non entri in contrasto con la salute e l’ambiente (art. 41,2 e 3). Le Camere, secondo le norme previste per una revisione costituzionale, hanno approvato a larghissima maggioranza una riforma che non è riduttivo definire storica e traghetta il paese verso quella consapevolezza ecologica che sentiamo urgente e non più rimandabile. Parlare di sviluppo sostenibile – quindi – non è solo una pia intenzione o ascrivibile solo alla volontà “soggettiva” ma diventa un valore repubblicano di rango primario, un principio a “monte” da cui partire per le determinazioni normative ed esecutive a valle, di conseguenza non un passaggio secondario. A chi obietta che finora siamo solo alle enunciazioni di principio si può rispondere col fatto che il testo necessita sempre di un contesto per cui la Costituente – a suo tempo – aveva sì chiaro il concetto di “tesoro” dei beni culturali e paesistici italiani ma certamente non aveva previsto l’involuzione ecologica che avremmo vissuto in questi anni di globalizzazione selvaggia. Non ultimo, la svolta di principio si configura come “vincolo” positivo su cui determinare le scelte economiche e politiche del futuro.

L’orizzonte etico e sociale, perciò, allarga  i concetti di ambiente e biodiversità-ecosistema non  più visti come un’endiadi a rischio sovrapposizione ma valori  complementari e in relazione. In altre parole, una cosa è parlare di habitat degli essere umani (visione antropocentrica funzionale) altra cosa è il pianeta come valore in sé con tutte le sue connessioni e interdipendenze. E’ su questa lettura espansiva e di grande respiro che la riforma si è proiettata cogliendo – a mio nodo di vedere – quel concetto di ecologia integrale proposto anni fa dal magistero sociale di Papa Francesco offerto alle fedi e alla politica globale. Felice per il traguardo raggiunto è stato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, presente in Aula per quella che considera «una giornata epocale», preludio di «un passaggio imprescindibile per un Paese che sta affrontando la propria transizione ecologica». «Per le azioni che facciamo oggi e per le conseguenze che ci saranno, questa conquista è fondamentale – ha proseguito – e ci permette di avere regole ben definite per proteggere il nostro pianeta»

La riforma costituzionale “green” ci consente una considerazione sia politica che etica: se da una parte non è vero che il paese è irriformabile ma basterebbe trovare le convergenze attorno alle mediazioni più alte (come dimostra questo passaggio); dall’altra vivere in armonia con gli ecosistemi tutelando la casa comune (il pianeta) impedisce di considerare l’ambiente come una cornice dell’esistenza le cui geometrie sono a nostro uso e consumo ma un patrimonio che ci è stato donato e che a nostra volta va riconsegnato alle future generazioni con eguale bellezza e diversità, come ben evidenziato nella Laudato Sì: Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura

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