Uno spettacolo affascinante e coinvolgente, che rispecchia la vita nella sua indeterminatezza. “Costellazioni”, andato in scena in prima nazionale a Milano al Teatro Franco Parenti dal 19 gennaio al 10 febbraio (con l’aggiunta di ben 4 repliche dato il successo) è la rappresentazione di Nick Payne, per la regia di Raphael Tobia Vogel, che disegna un ritratto preciso quanto sfaccettato di una generazione altrettanto complessa e incerta, quella dei quaranta-cinquantenni di oggi. Elena Lietti e Pietro Micci sono soli in scena dall’inizio alla fine dello spettacolo, in una scenografia, di Nicolas Bovey (allievo di Margherita Palli che ha collaborato con Valerio Binasco, Mario Martone, Ricci&Forte e alltri), che non li aiuta certo a trovare appigli e soluzioni al loro dramma interiore: su un pavimento quadrato posto al centro della sala sono esclusivamente le luci (di Paolo Casati) a definire, a volte, gli spazi e dare un margine interpretativo alle scene. Altrimenti, in questa produzione del Parenti con TPE-Teatro Piemonte Europa, la dissolutezza dell’ambiente corrisponde e marcia di pari passo con la perdizione degli animi dei protagonisti. Ma non perché siano personalità portate al male, anzi: semmai per la loro incapacità ad orientarsi in una vita che offre troppo e troppo poco. Roland è un tipo alla mano, che si guadagna da vivere facendo l’apicoltore. Marianne è una donna intelligente e spiritosa che lavora all’Università nel campo della cosmologia quantistica: nel testo del giovane drammaturgo britannico gioca un ruolo da protagonista l’ironia, che si accompagna al caso e al libero arbitrio che giocano coi nostri sentimenti. C’è una teoria della fisica quantistica che sostiene che esista un numero infinito di universi: tutto quello che può accadere, accade da qualche altra parte e per ogni scelta che si prende, ci sono mille altri mondi in cui si è scelto in un modo differente. Così “Costellazioni” ripete le situazioni di coppia in vari modi in cui si sarebbero potute verificare, in una lenta e multiforme e evoluzione che prende in considerazione tante diverse possibiltà. Per uno spettacolo difficile da interpretare, e in cui l’attore ha una responsabilità quasi unica nella resa del testo: frammento per frammento, possibilità dopo possibilità, nell’indeterminatezza e la fragilità di cui sono portatori, i due protagonisti in scena riescono a tracciare persino una flebile trama, qualcosa che resta comunque, aldilà delle scelte fatte, o non. La Lietti e il Micci, già diretti da Vogel in “Marjorie Prime”, sono attualmente protagonisti di film e serie tv di grande successo come “Anna” per la prima e “Romulus” per il secondo. La prima è stata recentemente la protagonista di “Tre piani”, nuova opera di Nanni Moretti acclamata all’ultimo Festival di Cannes. E dopo Moretti, il cinema le ha aperto le porte con la partecipazione agli ultimi film di Paolo Virzì, Paolo Genovese, Felix van Groeningen e Giuseppe Bonito.
17 Febbraio 2022