Dal 1830 al 1940 circa le persone disabili, come quelle tatuate o di altre etnie erano considerate una minoranza “strana”: erano mostrate nei teatri e altri luoghi come “etno-esposizioni” o “freak show”. Tendoni definiti in italiano ”baracca dei fenomeni” in cui si potevano vedere persone “born freak”, ovvero fin dalla nascita non conformi, o “made freak”, ossia tatuate, o stravaganti. “E oggi la situazione non è per forza migliorata- dice Flavia Dalila D’Amico, studiosa e curatrice nel campo delle arti performative, autrice del libro “Lost in Translation” (Bulzoni Editore, 19 euro) sulla storia dell’incontro tra le disabilità e lo spettacolo dalla fine del 1800 ad oggi-. Alcune esperienze del XIX secolo sono anche più valide di altre attuali”. Lavorare nei “freak show” era considerata una vera occupazione, remunerata: “questi attori erano una rarità, una minoranza” continua la D’Amico. Meglio che nel nostro tempo “in cui prolificano le pratiche di inclusione, ma solo a livello di intrattenimento o esercizio”. Siamo alla Fabbrica del Vapore al primo giorno di “Presenti accessibili”, iniziativa di Oriente Occidente, del Ministero della Cultura e della Regione Lombardia nel contesto di EBA Europe Beyond Access, il più grande progetto al mondo su arte e disabilità co-finanziato Creative Europe (www.orienteoccidente.it). Fino a venerdì 29 aprile Milano ha ospitato, anche al Teatro Carcano e a Palazzo Lombardia, una tre giorni di grande importanza internazionale. Per il tema, la disabilità, ma soprattutto per come questo viene affrontato: “ci siamo chiesti perché il corpo con diversità nel mondo della danza contemporanea non trova ancora un vero spazio- dice Anna Consolati, project manager di Europe Beyond Access e direttrice generale di Oriente Occidente (associazione culturale che nasce a Rovereto e che, attraverso la danza e il corpo, vuole creare occasioni di dialogo, progettare reti e relazioni)-. E abbiamo così deciso di organizzare questi tre giorni: sono diciamo gli ‘stati generali dell’arte’ per capire dov’è l’Italia nel 2022 su queste tematiche e come la disabilità possa non afferire solo alla sfera del sociale, ma le persone diversamente abili siano agenti di cambiamento anche per il settore performativo e portare innovazione ed eccellenza”. Oriente Occidente non è sola in questa operazione: 51 realtà italiane nel mondo della cultura hanno sottoscritto un protocollo d’intesa e creato la Rete Italiana Beyond Access 2021-2023, nonché un network di alleati con realtà provenienti da tutta la Penisola che si interrogano su temi delle arti performative e accessibilità. Ecco perché la tre giorni di “Presenti Accessibili” è ricca di interventi e approfondimenti. Mercoledì si è anche approfondito il tema della tutela dei professionisti disabili nel cinema e le arti performative: Donatella Franciosi, manager cinematografica, e Giulia Traversi, curatrice e manager di arti performative, hanno discusso i diritti e i doveri degli artisti disabili e delle strutture che li ospitano, come rispettare la qualità artistica del loro lavoro. Ieri i vari incontri si sono concentrati sulla sordità, la Lingua dei Segni (LiS), le sue possibilità di essere utilizzata anche come espressione artistica, e sul rapporto tra persone cieche o ipovedenti e i social. La giornata si è conclusa al Teatro Carcano, che ha ospitato “Triple Bill”, trittico sul lavoro di tre grandi compagnie: “Feeling Good” firmato da Diego Tortelli, una co-produzione Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto e Oriente Occidente. Poi il lavoro della coreografa Roser López Espinosa per la compagnia svedese Skånes Dansteater, in cui due figure femminili delicate e potenti al tempo stesso si incontrano lasciando emergere i confini delle relazioni. Infine la Candoco Dance Company ha portato gli spettatori nel repertorio contemporaneo con una pietra miliare: “Set and Reset” creato dalla grande Trisha Brown nel 1983. Venerdì scorso, 29 aprile, Palazzo Lombardia, Sala Biagi, ha ospitato, dalle 11 alle 13.30, il convegno per fissare il punto sulla disabilità in Italia e le arti performative. Tanti interventi, tra cui Umberto Angelini, direttore artistico di Triennale Milano teatro, Ben Evans, Head of Arts and Disability, del British Council, Walter Zampieri, della Commissione Europea, e, fra gli altri, anche un intervento del Ministero della Cultura.